Non soltanto risorse ambientali e naturalistiche, ma anche storia e tradizioni da tramandare
Ecomuseo Labiri
Tutelare e far conoscere la memoria della comunità e il suo rapporto storico e attuale con le risorse ambientali del territorio: questi gli obiettivi dell’Ecomuseo Labiri che, realizzato nel comune di Oliveri, in provincia di Messina, accoglie più di venti installazioni e si snoda su tutto il territorio comunale.
La sua struttura, la posizione geografica e le bellezze ambientali in cui è immerso, sono la cornice perfetta che consente ai viaggiatori di rallentare e godere delle bellezze offerte in equilibrio con i luoghi.
Oliveri è uno dei pochi paesi della costa tirrenica a non essere attraversato da una strada statale o provinciale. Non ci si arriva per caso. Si sceglie di andare. L’antico borgo, dalla cui spiaggia si gode della vista delle Isole Eolie, sorge ai piedi del promontorio di Tindari, su cui è costruito il santuario della Madonna Nera che si può raggiungere percorrendo un vecchio sentiero che si arrampica sulla montagna. Un percorso incantevole, molto frequentato dagli amanti del trekking, in grado di offrire uno scorcio suggestivo che riconcilia con la natura.
Oliveri, unico accesso via terra per entrare all’interno della Riserva Naturale di Marinello, è totalmente pianeggiante e raccolto in pochi chilometri quadrati. I visitatori possono parcheggiare l’auto e visitarlo agevolmente, spostandosi in bici o a piedi. È ideale per sviluppare quel turismo lento, così apprezzato da un crescente numero di turisti. Il borgo ha lunga storia, cultura e tradizioni, scritte da uomini e donne che sono stati contadini e pescatori. Ancora oggi sono visibili i simboli di questi antichi racconti che si tramandano da padre in figlio. Su una rupe, ricca di piante sempreverdi, si conserva in perfetto stato uno splendido castello arabo-normanno, mentre quasi sulla battigia, con le Isole Eolie sullo sfondo, si trova una delle più grandi e antiche Tonnare della Sicilia.
Palischermo o Museo della Tonnara
Le tonnare hanno rappresentato un elemento importante per l’economia di numerosi comuni costieri della Sicilia. La pesca del tonno rosso e la mattanza, introdotte dagli arabi intorno all’anno 1000, hanno avuto la massima espansione nel XIX secolo per concludersi intorno agli anni Sessanta. La tonnara era costituita da una grande rete calata in mare, con diversi ambienti denominati “camere” al cui interno i tonni venivano intrappolati e poi uccisi.
Ancora oggi restano segni tangibili di questo passato che ha dato lavoro a numerose famiglie. Tra le tonnare più famose dell’Isola troviamo proprio quella di Oliveri dove si trovano alcuni Palischermi, le imbarcazioni utilizzate per la collocazione della tonnara e per la mattanza. Uno di questi si trova in buono stato di conservazione. Pur non essendo tra le barche più lunghe in uso ai tonnaroti le sue dimensioni mostrano quanto era faticosa e complessa questo tipo di pesca che coinvolgeva numerosi marinai in varie barche. La parola “palischermo” ha origine greca e indica un’imbarcazione con molti remi.
Museo Anfibio “Nino Sottile”
Il Museo anfibio “Pietre e Parole” Nino Sottile, accoglie otto opere poste al centro della piazza di Oliveri cui se ne aggiungono altre quattro che è possibile visitare nella baia di Marinello, a due metri di profondità. Sono tutte scolpite in pietra e fanno parte della collezione privata che la famiglia di Nino Sottile ha voluto condividere con la comunità.
Le dodici creazioni d’arte, rappresentano lo spirito irrequieto dello scultore e la sua visione della figura umana, a volte legata alla tradizione, altre volte incline alla provocazione.
Le opere scolpite su pietra arenaria rappresentano una visione particolare della figura umana: da un lato un’immagine di donna a tratti mascolina e dall’altra un uomo con sembianze quasi femminili in cui si mescolano forza e debolezza. Nino Sottile non partiva dall’idea ma era la pietra a guidarlo nella realizzazione della scultura.
Il sindaco Francesco Iarrera: “Ogni opera racconta la nostra storia”
“Fare rete non è solo una opportunità. È un bisogno imprescindibile, specie per un piccolo ente come il nostro, che deve stare in equilibrio fra le ambizioni della comunità e la sostenibilità dell’ente stesso. Riuscire a destagionalizzare significa promuovere nuove offerte, scoprire valori e risorse del territorio e condividerle con i viaggiatori. In particolare, l’Ecomuseo Labiri va a intercettare una forma diversa di visitatori, interessati all’arte, alla cultura, alla bellezza, e valorizza la nostra identità e le nostre tradizioni. Ogni opera, ogni installazione, non è solo un oggetto ma un portale che consente di affacciarsi su un passato ricco di aneddoti e di storia”.
Orari e ulteriori informazioni per visitare i siti museali si trovano sul sito del comune www.comune.oliveri.me.it o sulla pagina Facebook istituzionale.