Alla luce dell'impedimento odierno, il tribunale ha disposto per il 21 novembre la celebrazione dell'udienza
Un legittimo impedimento che non ha dato la possibilità di arrivare in aula a uno dei tre giudici che compongono il collegio. C’è questo all’origine del mancato svolgimento della seduta, prevista per questa mattina al tribunale di Messina, in cui si sarebbe dovuto decidere sulla proposta di patteggiamento di Maurizio Croce e Giuseppe Capizzi, i principali indagati nell’inchiesta sulla corruzione all’interno degli uffici che si occupano di dissesto idrogeologico. Il primo nella veste di ex commissario e il secondo come imprenditore edile sono accusati di essere stati legati da un rapporto illecito che, lucrando sulle risorse pubbliche stanziate per la messa in sicurezza di un torrente, avrebbe garantito a Croce la percezione di utilità e favori a persone a lui vicine, tra cui l’ex direttore di Arpa Francesco Vazzana, beneficiario di lavori di ristrutturazione in un negozio di abbigliamento a Messina, e a Capizzi la promessa di ottenere in futuro altri appalti.
Secondo rinvio
Quello di stamattina si tratta del secondo rinvio nel giro di un mese. A ottobre l’udienza davanti al tribunale non si era tenuta per l’astensione di uno dei giudici. Individuata una nuova composizione del collegio – formata dai giudici Domenico Armaleo, Rita Sergi e Giovanni Albanese – questa mattina si credeva potesse essere la volta buona per valutare se la proposta di pena concordata, a cui la procura e i legali difensori hanno lavorato, ovvero tre anni e mezzo per Croce e due anni per Capizzi, fosse congrua o meno. A chiedere il patteggiamento sono anche Vazzana (due anni) e la funzionaria della struttura commissariale Rossella Venuti (due anni). A luglio la giudice per le indagini preliminari Arianna Raffa aveva rigettato le proposte, ritenendo le pene non adeguate ai fatti contestati. L’unico patteggiamento che era stato accolto era stato quello che interessava Emanuele Capizzi (otto mesi), amministratore del Consorzio Progettisti Costruttori, la società che aveva ricevuto l’incarico di lavorare sul torrente. Alla luce dell’impedimento odierno, il tribunale ha disposto per il 21 novembre la celebrazione dell’udienza.
Le confessioni di Capizzi
L’indagine della guardia di finanza ha trovato conferme nel momento in cui Giuseppe Capizzi, imprenditore e attuale sindaco di Maletto, ha ammesso il rapporto corruttivo con Croce. Capizzi è stato ritenuto amministratore di fatto del Consorzio Progettisti Costruttori, nei giorni scorsi aggiudicatario di un lavoro da oltre quaranta milioni finanziato con fondi del Pnrr e bandito da Amap, la società che si occupa del servizio idrico in provincia di Palermo. Davanti ai magistrati Capizzi ha detto di avere accettato di andare incontro alle presunte richieste ricevute da Croce in merito a una serie di lavori da effettuare in immobili privati. Tra questi il negozio di Vazzana, una casa di proprietà della funzionaria Venuti ma anche alcuni interventi in un resort dell’Agrigentino. Le confessioni dell’imprenditore hanno avuto dei riflessi anche sul piano politico nel piccolo centro alle pendici dell’Etna, dove indossa la fascia di primo cittadino: l’opposizione consiliare, infatti, in primavera ha chiesto le dimissioni di Capizzi e poi, in seguito al rifiuto di quest’ultimo, indetto uno sciopero dai lavori in aula. Una scelta che ha portato all’attivazione della procedura di decadenza per quattro consiglieri, due dei quali poi reintegrati dalla giustizia amministrativa.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI