Gli esperti hanno chiesto di seguire l’esempio di Paesi come Germania e Francia
in collaborazione con ITALPRESS
MADRID – In Italia si registrano ancora troppi ritardi nella diagnosi delle malattie reumatologiche, soprattutto riguardo alle artropatie infiammatorie che sono le più gravi e invalidanti. L’artrite reumatoide viene individuata con ritardo, a volte anche uno o due anni dopo l’esordio dei primi sintomi. Per la spondilite anchilosante il paziente può aspettare anche fino a cinque anni. Si tratta di un gruppo di patologie potenzialmente invalidanti che colpiscono in totale il 3% degli italiani.
Quando non vengono riconosciute in tempo possono determinare danni irreversibili all’apparato locomotore. Inoltre in alcune Regioni l’assistenza reumatologica ambulatoriale e ospedaliera è insufficiente. Le liste di attesa risultano lunghe e i ritardi, sia nella diagnosi che negli interventi terapeutici, rischiano di prolungarsi ulteriormente con conseguenze serie per i malati. È questo l’allarme lanciato dalla Società italiana di reumatologia (Sir) nel congresso Eular (European league against rheumatism) di Madrid.
“Per garantire una migliore assistenza a tutti i pazienti – ha detto Luigi Sinigaglia, presidente nazionale della Sir – chiediamo l’attivazione delle Reti reumatologiche regionali. In Paesi come Germania, Francia o Spagna questi network territoriali, attivi da anni, hanno ottenuto risultati straordinari in termini di facilitazione dell’accesso alle cure e di razionalizzazione delle spese. In Italia esistono strutture sanitarie di assoluta eccellenza, tuttavia manca un’uniformità nella stessa”.
“Anche per questo – ha sottolineato Mauro Galeazzi, past president Sir – siamo al penultimo posto in Europa per utilizzo di nuovi farmaci biologici contro le malattie reumatologiche. Oggi abbiamo a disposizione cure efficaci che possono ottenere la remissione completa della malattia, farmaci estremamente complessi che devono essere prescritti e somministrati solo in strutture sanitarie adeguate e da personale specializzato ed è fondamentale che la strategia terapeutica venga istituita con estrema tempestività”.
Le malattie reumatologiche colpiscono oltre 5 milioni di italiani per un totale di 120 milioni persone in tutta Europa. Rappresentano la prima causa di disabilità del Vecchio continente e i costi totali ammontano a 240 miliardi di euro l’anno.
“Le più esposte – ha spiegato Carlomaurizio Montecucco, presidente di Fira Onlus – risultano le donne in età lavorativa e riproduttiva e questo spiega il grande impatto socio-economico che determinano. Occorre incrementare la ricerca clinica e di base per trovare nuove opzioni di trattamento e nuovi marcatori diagnostici. Al Congresso Eular di Madrid il nostro Paese si è collocato ai primissimi posti per numero di studi e lavori scientifici presentati. Per salvaguardare questo importante patrimonio servono maggiori investimenti e coordinamento tra i vari centri. La sfida è riuscire ad approfondire le nostre conoscenze sui meccanismi patogenetici che sono alla base di quasi tutte queste patologie”.