Altroconsumo: la rata non può superare il 33% del reddito del richiedente, a meno che si presentino garanzie. L’importo erogabile massimo sarà pari all’80% del valore dell’immobile che si intende acquistare
PALERMO – Importo della rata, durata e tasso di interesse applicato: sono questi i parametri presi in considerazione e valutati prima di stipulare un mutuo. La guida stilata da Altroconsumo ci aiuterà a fare chiarezza tra le varie combinazioni proposte e permetterà di fare una scelta più attenta e oculata.
Per prima cosa, bisogna scegliere l’ammontare del capitale da chiedere, che non sarà mai superiore all’80% del valore della casa per il cui acquisto si richiede il mutuo e su cui verrà iscritta ipoteca a garanzia della banca. Quindi, ad esempio, se la casa che si intende acquistare ha un valore di perizia di 130 mila euro, il mutuo potrà avere al massimo un capitale di 104 mila euro.
Quanto all’importo della rata, parametro che determinerà la durata del mutuo, bisogna sapere che non sarà mai superiore al 33% del reddito mensile del cliente. Questo serve a tutelarsi dal rischio di non avere le rate ripagate completamente o pagate in ritardo. Questo criterio va anche a vantaggio del cliente, poiché si evita il rischio di un suo sovraindebitamento. Per poter avere rate più alte occorre procurarsi delle garanzie aggiuntive: ad esempio un garante, un fideiussore che garantisca la banca del pagamento, nel caso in cui il mutuatario non paghi la rata.
Per quanto riguarda la durata, è compresa tra cinque e quarant’anni. A durate più lunghe corrispondono interessi più alti per il finanziamento, ma allungare la durata del mutuo significa anche avere delle rate periodiche più basse e dunque più sostenibili.
Sulla scelta del tasso, nel caso del “fisso” è determinato una sola volta al momento della stipula del mutuo. La rata è sempre la stessa, non cambia nel corso del tempo con i tassi di mercato e questo è di certo una formula assicurativa molto importante. Però un mutuo fisso costa sempre di più di uno variabile. In quest’ultimo caso, il tasso d’interesse è determinato per ogni rata periodica. Oggi, il tasso è molto contenuto, quindi risulta più conveniente optare per il tasso variabile.
Molte banche hanno introdotto un pavimento, ovvero un valore sotto cui il tasso del mutuo non può scendere. Una pratica che, secondo Altroconsumo, risulta scorretta se non accompagnata anche da un tetto, ovvero un tasso di interesse massimo che non può essere superato quando i tassi di mercato sono in crescita.
Vi sono poi le formule a “tasso misto”, un mix di fisso e variabile. Ne esistono diversi tipi. Innanzitutto abbiamo il “mutuo variabile a rata costante”: sono mutui variabili che prevedono il pagamento di una rata costante nel tempo, con poi un allungamento del piano di ammortamento nel caso in cui il tasso di interesse è aumentato. Vi sono poi i cosiddetti “mutui con cap”, ovvero variabili il cui tasso non può mai superare un valore massimo chiamato cap. Perché possano essere interessanti il cap deve essere un valore in linea con i tassi fissi del periodo.
Un ulteriore tipologia a tasso misto è rappresentata dal “mutuo con rinegoziazioni predefinite”: il mutuo nasce variabile e lo rimane per un certo periodo di tempo (3-5 anni). Poi, a scadenze predefinite, c’è la possibilità di passare da variabile a fisso.
Una volta scelto il tasso, il capitale e la durata si devono sempre confrontare le condizioni di diversi operatori. Inoltre, è consigliabile chiedere copia delle condizioni contrattuali prima della firma. Infine, occorre precisare che è possibile stipulare un mutuo anche in una banca in cui non si ha il conto corrente.