Il trentacinquenne "squalo" messinese ha conquistato l'ultima tappa alpina, ma è stato il giovane ciclista colombiano a giungere in maglia gialla a Parigi
Un trentacinquenne, Vincenzo Nibali, ha vinto la tappa davanti a un trentanovenne, Alejandro Valverde, proprio mentre un ventiduenne di nome Egan Bernal ha portato la maglia gialla a Parigi per la definitiva consacrazione.
Il vecchio e il nuovo avanzano al Tour de France 106, nella penultima tappa decapitata dall’organizzazione, ma ugualmente combattuta e avvincente. Trionfa l’Italia, con Nibalino, trionfa la Colombia, che celebra l’eroe Bernal, un predestinato, che cominciò a pedalare a certi livelli sui tornanti dell’Etna, fra paesaggi lunari e sogni che coltivava chilometro dopo chilometro.
Non era distante da dove cominciò a sognare anche Nibali, che la maglia gialla a Parigi l’ha indossata nel 2014. Crolla definitivamente la Francia che pedala e che, dopo il ritiro del prode Thibaut Pinot e l’addio al primato di Julian Alaphilippe, oggi ha visto l’ex maglia gialla sprofondare, presentandosi sul traguardo di Val Thorens con un ritardo di 3’17” da Nibali e di poco meno di 3′ da chi lo ha scalzato senza pietà dal podio, vale a dire Geraint Thomas e Steven Kruijswijk.
Ma non solo: anche il tedesco Emanuel Buchmann lo ha sorpassato, relegandolo al quinto posto. Peccato, perché Alaphilippe – per le prestazioni e lo spettacolo che ha offerto – avrebbe meritato almeno un posto sul podio. Invece, domani a Parigi, dove verrà consegnato alla storia il Tour 106, non avrà traguardi da festeggiare. Si consolerà, però, con la certezza di poter ambire anche a una grande corsa a tappe. Tuttavia, con un Bernal così, per lui sarà difficile riuscire a vincerla. Un bravo ad Alaphilippe, chapeau a Thomas che ha ‘benedetto’ il trionfo del giovane compagno di squadra, non ostacolandolo mai, anche per il bene della squadra. La Ineos chiude alla grande, piazzando sui primi due gradini del podio due dei propri corridori, proprio come fino all’anno scorso aveva fatto il Team Sky: Thomas, il vincitore 2018, e Froome (terzo), però, erano stato divisi dall’olandese Tom Dumoulin, che quest’anno il Tour ha potuto seguirlo solo in tv.
Il destino ha fatto il resto, in questa Grande Boucle così incerta e anarchica, con Pinot che è stato fermato dal fato, nelle sembianze di un grave problema muscolare che lo ha costretto a ritirarsi proprio ieri. Il caso poi ha voluto che Bernal non partecipasse al Giro d’Italia, fermato dalla frattura della clavicola a pochi giorni dal via di Bologna. Il colombiano che puntava alla maglia rosa si è ritrovato con la maglia gialla a Parigi.
Se non fosse finito sull’asfalto – ma il discorso può valere anche per Froome come per Dumoulin – chissà cosa e come avrebbe vinto il piccolo-grande Bernal. Magari il Giro, o forse le energie profuse su e giù per il Belpaese lo avrebbero frenato al di là delle Alpi, come è accaduto verosimilmente per Nibali, che è riuscito a ritagliarsi uno spazio solo oggi.
Tutto poteva essere. Resta però una certezza: Bernal è il vincitore più giovane del dopoguerra sulle strade francesi, ma anche il primo colombiano a esserci riuscito, il futuro può essere solo nelle sue gambe esili e potenti.