Ora sarà valida la trasmissione di un’autocertificazione per poter chiedere gli accreditamenti. Si ritorna ai documenti cartacei per snellire l’iter e liquidare il secondo acconto agli enti
PALERMO – La burocrazia che diventa nemica dell’efficienza, all’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale. L’Avviso 2 ne è esempio perfetto. Attività formative cominciate e finite, e i fondi per il secondo acconto, il 30% del totale, sono ancora fermi alla cassa regionale, in attesa dell’emissione dei decreti.
Per velocizzare il processo, si ritorna al buon vecchio cartaceo. In una circolare, il direttore del servizio 3, gestione interventi formazione, del dipartimento regionale dell’Istruzione e Formazione professionale, ha comunicato come “al fine di consentire lo snellimento dell’azione amministrativa e uniformare la stessa ai principi di economicità e di efficacia”, gli enti debbano trasmettere un’autocertificazione nella quale si dichiari il numero di allevi validi alla data di richiesta del secondo acconto”.
In pratica, gli enti, che per richiedere la seconda tranche del finanziamento hanno già dovuto caricare sul sistema informatico collegato al bando pagina per pagina i registri didattici dei corsi, a dimostrazione dello svolgimento delle attività, devono ulteriormente produrre una documentazione che va a “sostituire” il lavoro degli operatori dell’assessorato, che avrebbero dovuto controllare i singoli documenti e verificarne la correttezza.
Un cambio di rotta momentaneo che dovrebbe permettere di velocizzare i tempi per l’emissione dei decreti e quindi l’invio dei fondi agli enti. Il tanto decantato Avviso 2, che doveva segnare la ripresa della formazione professionale in Sicilia, sta ricadendo alla fine negli stessi meccanismi dei bandi che l’hanno preceduto: stipendi non pagati, spese di gestione in sospeso, sedi da sostenere senza sapere quanto ancora effettivamente sarà possibile andare avanti. Anche perché nulla ancora è dato sapere su quello che succederà a conclusione dell’avviso in corso.
Già tempo fa i sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Ugl avevano scelto di scrivere congiuntamente all’assessore al ramo, Roberto Lagalla: “Duole constatare – si legge – come tutti gli apprezzabili sforzi non abbiano sortito l’effetto sperato. La quasi totalità degli enti ha concluso i corsi e nessuno tra questi ha ricevuto il secondo acconto del finanziamento previsto”. Un anno di lavoro e troppi pochi soldi: “Continuiamo ad anticipare spese e a fronteggiare debiti, – si legge ancora nella missiva – in attesa che le mirabolanti piattaforme informatiche della Regione Siciliana siano in condizione di stare al passo con la realtà e consentano lo sblocco dei pagamenti”.
Nella vita reale, migliaia di lavoratori che hanno operato portando a conclusione le attività affidate dalla Regione, che di contro ad oggi ha pagato solo il 50% di quanto dovuto e, in alcuni casi, nemmeno quello. Una realtà che contrasta con gli editti di buone intenzioni da sviluppare attraverso l’insediamento del tavolo tecnico interassessoriale, di poche settimane fa, con le parti sociali, allo scopo di “individuare i percorsi realmente attivabili per la risoluzione della crisi occupazionale, interessante il bacino dei lavoratori della formazione professionale e degli operatori degli sportelli multifunzionali”.
Il tavolo tecnico, per delibera assessoriale, sarà composto dagli assessori al Lavoro, alla Formazione, al Bilancio e alla Funzione pubblica con i rispettivi direttori generali e un componente della presidenza della Regione, e si occuperà di tradurre indirizzi e scelte relative al futuro dei lavoratori e, come scritto nella stessa delibera, di trovare tutte le possibili soluzioni atte a risolvere la vertenza che investe tutto il compatto della formazione professionale.