Il bilancio finale dell’imbarcazione di Legambiente che ogni anno analizza le acque italiane. Il 40% dei rifiuti trovati è plastica “usa e getta”. Sicilia e Calabria le regioni peggiori
ROMA – La qualità delle acque marine e nei laghi sotto scacco per la cattiva o mancante depurazione e per il mancato completamento della rete fognaria. Con l’aggravante della cattiva informazione ai bagnanti laddove non c’è nessun cartello che indichi chiaramente il divieto di balneazione.
Il viaggio di Goletta Verde e della Goletta dei Laghi, annuale monitoraggio della qualità delle acque dolci e marine promosso da Legambiente, consegna una fotografia a tinte fosche del nostro Paese.
Più di un punto su tre tra i 262 punti campionati lungo le coste italiane presenta forti criticità, con valori di inquinanti oltre i limiti di legge. Con una situazione “preoccupante”, evidenzia il report dell’associazione ambientalista, confermata in molte regioni del Sud – Sicilia, Campania e Calabria su tutte – dove persistono le criticità storiche legate all’assenza di impianti di depurazione e di allacciamento alla rete fognaria.
E non va meglio la situazione dei bacini lacustri dove Legambiente, con Goletta dei Laghi, ha riscontrato anche qui criticità nelle stesse proporzioni: un punto su tre rispetto agli 83 monitorati in 19 laghi italiani (Albano, Bolsena, Bracciano, Canterno, Ceresio, Como, Fogliano, Fondi, Garda, Iseo, Maggiore, Matese, Orta, Piediluco, Sabaudia, Santa Croce, Trasimeno, Varano, Vico) in 10 regioni diverse.
Una criticità, quella della mancata depurazione, sulla quale l’Unione europea chiede da tempo impegni concreti al nostro Paese e che ci è costata una prima multa da 25 milioni di euro a cui si sommano circa 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma dei sistemi di depurazione. La condanna è del maggio 2018, e coinvolge 74 agglomerati di grandi dimensioni (per l’82% in Sicilia e in Calabria).
“Le opere necessarie per il completamento della rete fognaria e di depurazione delle acque reflue sono una priorità – sottolinea Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – per dare il via a quella grande opera pubblica di cui non si parla mai in Italia. Non solo per tutelare le acque dall’inquinamento, ma anche per evitare di continuare a sprecare inutilmente soldi pubblici, visto che delle 4 procedure di infrazione aperte dall’Ue a causa della cattiva depurazione del nostro Paese, che coinvolgono 1.122 agglomerati urbani e 32 aree sensibili, due sono già sfociate in condanna e altre potrebbero arrivare presto, creando una cabina di regia unica come già si è iniziato a fare con il commissario di Governo”.
“Smettiamola di sperperare così i soldi dei cittadini, ma investiamo piuttosto queste risorse in opere realmente utili per l’ambiente e l’economia turistica italiana”, conclude.