A bordo 356 persone, lo sbarco a Malta a due settimane dal primo salvataggio. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dall'inizio dell'anno 859 uomini, donne e bambini morti annegati nel Mediterraneo
Alla fine anche per la Ocean Viking e i suoi 356 naufraghi una soluzione è stata trovata. Ma ci sono voluti, ancora una volta, 14 giorni di appelli, botta e risposta, contatti tra le cancellerie europee, mentre a bordo della nave delle ong Sos Méditerranée e Medici senza Frontiere, che attendeva tra Lampedusa e Malta, i viveri cominciavano a scarseggiare, l’esasperazione a crescere e le condizioni dei migranti ad aggravarsi.
E’ stato il premier maltese Joseph Muscat a rendere noto su Twitter l’accordo trovato con la Commissione Ue e altri 6 Paesi europei: “Malta trasferirà queste persone su navi militari maltesi in acque internazionali e le porterà a terra. Tutti i migranti saranno distribuiti in altri Paesi europei: Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania”.
Ma, ha precisato Muscat, “nessuno resterà a Malta”.
Un’intesa da cui resta fuori l’Italia.
La Francia, che si era già detta disponibile nei giorni scorsi ad accogliere un certo numero di migranti della Ocean Viking (battente bandiera norvegese e salpata il 5 agosto da Marsiglia per la sua prima missione di soccorso in mare), ha reso noto che ne accoglierà 150 nei prossimi giorni.
“Insieme siamo riusciti a costruire una soluzione europea”, ha commentato su Twitter il ministro dell’Interno Christophe Castaner, ringraziando il collega maltese Michael Farrugia e il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos per il lavoro svolto per raggiungere l’intesa.
“Il risultato positivo è frutto dell’intenso coordinamento della Commissione Ue e di contatti costruttivi con tutti gli Stati membri coinvolti”, ha detto dal canto suo il commissario Ue, auspicando tuttavia che gli impegni presi vengano “onorati in modo veloce”.
Anche Medici senza frontiere – che con Sos Méditerranée gestisce la nave – ha espresso il proprio “sollievo” dopo “un’attesa esasperante” per i 356 a bordo, di cui 103 bambini o minorenni. Ma non basta.
L’ong è tornata a chiedere agli Stati europei di trovare un meccanismo di sbarco permanente per evitare che, a ogni salvataggio di migranti in fuga dalle carceri e dalla guerra libiche, si ripetano “stalli prolungati e meschine negoziazioni caso per caso”.
Come avvenuto per la Ocean Viking ora, la Open Arms prima, la Sea Watch nei mesi scorsi e così via per tante altre navi di organizzazioni umanitarie.
Un caso che potrebbe riaprirsi anche a breve con la Mare Jonio, l’imbarcazione dell’ong Mediterranea salpata ieri sera dal porto di Licata – dopo oltre due mesi di sequestro – per la sua quarta missione dell’anno.
Intanto l’Oim ha aggiornato il triste bilancio di migranti e rifugiati che hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo dall’inizio del 2019: sono 859, pari al 55% dei 1.558 morti dello stesso periodo del 2018.
La maggior parte dei decessi – quasi 600 – si sono verificati sulla rotta del Mediterraneo centrale, che collega l’Africa del Nord a Italia e Malta.