Quando ingrassare deriva da un problema legato all’inconscio - QdS

Quando ingrassare deriva da un problema legato all’inconscio

Quando ingrassare deriva da un problema legato all’inconscio

martedì 17 Settembre 2019

Upda: il 32% degli italiani è ingrassato in estate. In questi casi interviene l’analogista che studia il linguaggio emotivo

ROMA – In base ad un sondaggio realizzato dall’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche, unica istituzione professionalizzante che oggi forma gli «analogisti» in Italia, su un campione di 1.000 uomini e 1.000 donne di età compresa tra i 18 ed i 65 anni, il 32% è ingrassato proprio nei mesi delle vacanze estive.

«D’estate siamo tutti maggiormente esposti a prendere peso, lasciandoci andare ai piaceri della tavola, concedendoci molti sfizi e rinunciando perfino allo sport ed alle attività fisiche che invece pratichiamo abitualmente in altri periodi dell’anno» puntualizza la dottoressa Samuela Stano, presidente dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (UPDA).

È così che ci ritroviamo ad avere in Italia il 40% della popolazione in sovrappeso e il 10% di obesi (proiezione 2019 dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche su dati dell’Istituto Superiore di Sanità).

Paradossalmente, ad ingrassare è anche chi ha dichiarato di non avere mangiato di più e perfino chi, nel campione intervistato dall’UPDA, ha sostenuto di continuare a fare attività fisica, non riuscendo a perdere peso nonostante l’impegno.

Come è possibile? «Spesso è una questione di metabolismo. Spesso basterebbero poche sedute specifiche che consentirebbero non solo di perdere peso ma anche di mantenere i risultati nel tempo e di superare i possibili disturbi connessi» risponde lo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle Discipline Analogiche.

Quando non si riesce proprio a dimagrire – sostengono gli esperti dell’UPDA – è all’inconscio che si deve guardare. L’obiettivo è quello di trovare la causa, che poi è un malessere che spesso ci portiamo dietro da anni a causa di eventi accaduti nella nostra vita, che ci inducono -tra l’altro- ad avere un comportamento alimentare sbagliato.

«Spesso è proprio la sofferenza accumulata che porta a compensare con qualcosa che ci può far piacere come il cibo. In questo caso, l’analogista può intervenire facendo sì che la persona possa consumare quelle sofferenze e farle regredire, così come la rabbia, le paure, i sensi di colpa» spiega la dottoressa Samuela Stano.

L’intervento dell’analogista avviene attraverso quello strumento straordinario che è il linguaggio emotivo non verbale, ossia la capacità di comunicare con la parte emotiva di noi stessi o dei nostri interlocutori. L’analogista è in grado di parlare con il nostro inconscio come se fosse una persona presente, perché l’inconscio risponde attraverso segnali non verbali che permettono di risalire alla causa effettiva del problema.

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