È proprio il bisogno che muove la crescita, che spinge a cercare le innovazioni, che aiuta a migliorarsi per diventare competitivi.
Essere competitivi non è una forma mentale del mondo del lavoro, serve anche nello sport, nelle attività sociali ed in quelle di servizio umanitario.
Per essere competitivi bisogna essere efficienti, organizzati, consapevoli della limitatezza delle risorse fisiche e immateriali, che quindi vanno utilizzate al meglio, ottenendone il miglior risultato possibile.
Invece, molti si comportano come se tutto gli sia dovuto e si crogiolano in un perverso giuoco, fatto di egoismi e di cecità nei confronti dei terzi.
Vi è stato un portantino di ospedale diventato un imprenditore di medie dimensioni, che ha creato un impero. Onassis era un mozzo e diventò un armatore. Il padre di Trump, attuale candidato del Partito Repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti, era un ciabattino. Vi sono migliaia di esempi, anche nel settore della ricerca e della scienza, di persone partite dal nulla e approdate al Premio Nobel.
Gandhi (1869-1948), nato da famiglia povera, uomo buono e generoso con una volontà d’acciaio, è diventato il punto di riferimento per milioni di persone.
Dunque, avere la pancia vuota è una precondizione per riuscire nella vita ad essere persone degne di questo nome e capaci di onorare questo dono prezioso che spesso sottovalutiamo.
Però, purtroppo, la seconda generazione non sempre ha onorato quello che ha costruito la prima. Spesso la terza generazione comincia a depauperare il patrimonio di conoscenze e fisico delle precedenti, la quarta quasi certamente dissolve quanto fatto prima e conclude il ciclo.
Nella vita tutto funziona a cicli, ogni persona e ogni cosa cominciano e finiscono. È ineluttabile.
Lo Spirito comanda l’Intelligenza, che, a sua volta, gestisce il Cervello, una macchina poderosa e automatica che governa tutte le funzioni del Corpo, anche quelle sulle quali la volontà non ha alcuna influenza, come i diversi sistemi (respiratorio, cardiocircolatorio, digerente, ghiandolare, eccetera).
Si dice che c’è chi ha questi stimoli e chi non ce li ha. Non è vero: tutti hanno potenzialmente lo stimolo per saperne di più, ma spesso essi non sono accompagnati dalla fame, dalle privazioni, dalla consapevolezza che bisogna spendere e spandere sudore, impegnarsi, stancarsi. Se manca tutto ciò, gli stimoli vengono addormentati e sopiti.
Se la pancia è piena, la testa diventa scema. Che vuol dire? Ci speghiamo: alzarsi da tavola sempre con un pizzico di fame; alzarsi dal letto con una punta di sonno; andar via dal posto di lavoro (anche immateriale) con la voglia di ritornarci. Tutto ciò ha come fondamento il voler credere che si è capaci di far bene e di raggiungere risultati, i quali misurano la nostra capacità. Il resto è fatto di vuote parole, di argomentazioni, più o meno valide, di chiacchiere di corridoio pronunziate da cretini, di cui la mamma è sempre gravida.
Dire pane al pane, vino al vino, significa non nascondere la verità e chi come noi lavora da quasi sessant’anni ha il dovere di dirla a chiare lettere pur senza enfasi, anche se essa può infastidire. Ma è noto il detto secondo il quale se la verità ferisce non è colpa di chi la dice ma della verità stessa.
Bisogna credere in tutto questo e vivere secondo queste regole: non si può fare un giorno sì e un giorno no, come il tergicristallo. O si sta di qua o si sta di là. Non vi è altra scelta!