Migranti, il pm "libera" la SeaWatch, ma resta il sequestro amministrativo, protesta la Ong - QdS

Migranti, il pm “libera” la SeaWatch, ma resta il sequestro amministrativo, protesta la Ong

Migranti, il pm “libera” la SeaWatch, ma resta il sequestro amministrativo, protesta la Ong

mercoledì 25 Settembre 2019

La procura di Agrigento ha disposto il dissequestro della Sea Watch 3 scattato dopo l’ingresso senza autorizzazione nel porto di Lampedusa da parte della comandante Carola Rackete lo scorso 29 giugno.

Ma la nave non tornerà per il momento in mare: il due settembre scorso è stato notificato il sequestro cautelare amministrativo assieme ad una sanzione da 16.666 euro per Rackete e la Ong.

Lo rende noto la stessa Sea Watch sottolineando che se la misura sarà confermata dal prefetto la nave verrà confiscata in via definitiva.

“Il sequestro cautelare amministrativo è palesemente illegittimo alla luce dello stesso decreto sicurezza bis nella sua prima versione, un oltraggio all’intelligenza” dice l’avvocato di Sea Watch Alessandro Gamberini.

Il decreto, aggiunge la portavoce Giorgia Linardi, “calpesta il dovere di un comandante di portare in salvo i naufraghi e colpisce la dignità di un paese che oggi considera una nave che salva vite come una minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico”.

Il decreto sicurezza bis, nella versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 14 giugno, prevedeva la confisca delle navi in caso di reiterazione della condotta da parte del comandante, ma un emendamento introdotto in corso di conversione ha cancellato la recidiva.

Secondo i legali della Ong il caso della SeaWatch 3 deve essere riferito alla prima versione del decreto e invece, “attraverso un’interpretazione distorta e politicamente rivolta al blocco della nave a ogni costo, si giustifica la reiterazione con l’ingresso (nelle acque italiane, ndr) avvenuto il 26 giugno e la sosta della nave nelle acque territoriali quando, due giorni dopo, nell’impossibilità di effettuare l’approdo in porto, gettava l’ancora in attesa di sviluppi”.

Il sequestro amministrativo, dice Carola Rackete, “è una perdita di tempo ingiustificabile e un abuso volto ad impedire gli sforzi per salvare vite. Se i governi non agiscono, come cittadini europei dobbiamo fare in modo che nessuno muoia in mare”.

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