Agricoltura e pesca, contributo green e sostenibile all’economia - QdS

Agricoltura e pesca, contributo green e sostenibile all’economia

Agricoltura e pesca, contributo green e sostenibile all’economia

giovedì 12 Ottobre 2023

Si è svolto alla Tonnara Florio di Palermo il convegno “Blue, fish & food fest” organizzato da Unci Sicilia in collaborazione con l'assessorato regionale delle Attività Produttive

PALERMO – Un progetto che mira a riqualificare un settore primario della Sicilia. Questo il tema del convegno Blue, Fish & Food Fest che si è tenuto alla Tonnara Florio di Palermo e che è stato organizzato dalla federazione regionale Unci Sicilia (Unione nazionale cooperative italiane), in collaborazione con l’assessorato regionale alle Attività Produttive.

La manifestazione ha coinvolto le borgate marinare dell’Acquasanta, Arenella e Vergine Maria ed ha avuto come tema portante la valorizzazione delle borgate stesse attraverso un confronto sul territorio con le istituzioni non solo sulla pesca, e in particolare della piccola pesca costiera, ma anche sul tema agroalimentare e sulla nautica, con particolare attenzione alla eco-sostenibilità.

I saluti sono stati affidati ad Andrea Amico, presidente Unci Nazionale, mentre le relazioni sono state affidate a Gennaro Scognamiglio, presidente Unci agroalimentare, a Veronica Buzzo, biologa e nutrizionista, a Piera Marigliano, biologa marina, a Giuseppe Gullo, consulente per la pesca Unci Sicilia, e ad Antonino Chiaramonte, presidente Cooperativa siciliana della Canapa.

Presenti anche le istituzioni locali, tra cui l’assessore regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo, l’ingegnere Giancarlo Teresi, dirigente dell’Assessorato Regionale alle infrastrutture e alla mobilità, l’assessore comunale Maurizio Carta e il consigliere comunale Leopoldo Piampiano.

Riqualificare le zone costiere vicino a Palermo

Obiettivo dell’incontro è stato quello di amplificare l’impegno comune per riqualificare e rendere economicamente appetibile le zone costiere vicino a Palermo, dopo decenni di abbandono e autogestione da parte dei cittadini. Il tutto con lo scopo di valorizzare le imprese impegnate a sostenere le biodiversità regionali, che portano avanti attività ecosostenibili e a basso impatto ambientale.
La costa nord di Palermo è una lunga lingua di terra costiera che, partendo dal porto della città, vede la sua conclusione al confine tra la borgata di Sferracavallo e il paese di Isola delle Femmine.
Lungo questo tratto di costa vi sono sei degli otto punti sbarco situati all’interno del comune di Palermo. La mission dell’Unci è quella di migliorare gli standard dei prodotti delle cooperative associate, consapevole che il patrimonio culturale maturato in anni di esperienze pratiche, non deve andar perso ma utilizzato nei programmi di sviluppo soprattutto delle politiche regionali oltre che nazionali ed europee per la valorizzazione dell’operato e dei prodotti tipici siciliani.

Il Quotidiano di Sicilia ha approfondito i contenuti del convegno intervistando il Presidente Unci, Andrea Amico.

Il Presidente Unci Andrea Amico

“L’Unci vuole promuovere prodotti creati e trasformati sia da agricoltura che da pesca, attraverso una filiera totalmente siciliana – ha risposto Amico – nel rispetto di tutti quegli accorgimenti che puntano a diminuire l’impatto ambientale. Unitamente alla sezione che parla di nautica vogliamo evidenziare tutti quegli aspetti che mirano ad avere una economia green, sostenibile e locale”.

In pratica l’ambizione di Unci è quella di fungere da “faro” per le cooperative, affinché possano essere informati sulle nuove normative europee.
“Non solo – ha aggiunto il Presidente Unci – oltre che a fornire informazioni per adeguarsi alle normative europee, cosa che facciamo già da anni, vogliamo proprio che diventi un sistema strutturale, ben radicato sul territorio. Il nostro progetto è a valere su un avviso che si chiama ‘Sicilia che piace’. L’assessorato alle Attività produttive della Regione siciliana stanzia i soldi necessari alla promozione di queste tecnologie e di questa tipologia di businnes e di economia che punta ad essere green per creare ricchezza, dignità e posti di lavoro. Al momento, il progetto riguarda solo Palermo, ma in futuro probabilmente riusciremo a fare altri incontri su questo tema in altri capoluoghi della Sicilia”.

Quanto conta il settore della pesca in Sicilia rispetto ad altri settori già sviluppati come il turismo o l’agricoltura?

“Se guardiamo alle percentuali – spiega al QdS Amico – conta poco rispetto ad un tempo, è stato purtroppo un settore massacrato da molte normative europee, che non hanno tenuto conto delle differenze tra la pesca oceanica e la nostra piccola pesca artigianale che nulla ha a che fare con quella dei pescherecci industriali”.

Secondo l’ultimo rapporto annuale su Pesca e Acquacoltura, realizzato dall’Osservatorio sulla pesca nel mediterraneo con il sostegno della Regione Sicilia, la fetta maggiore viene dal metodo dello “strascico”, con 15 mila tonnellate di resa e ricavi per 134 milioni di euro. La piccola pesca (5 mila tonnellate, 37 milioni di euro), le reti di circuizione (seimila tonnellate, 22 milioni di euro), i palangari (3.400 tonnellate, 19 milioni di euro), altri sistemi (tremila tonnellate, nove milioni). Inoltre le imprese della pesca sono 2.500, spesso realtà individuali e a conduzione familiare. Quelle della trasformazione sono poco più di cento, quelle della commercializzazione circa 2.500.

Nel corso del convegno è emerso che per favorire lo sviluppo sostenibile è importante conoscere la provenienza del pesce per essere consapevoli della vita di quel pesce dopo la sua cattura. Diventa fondamentate, inoltre, utilizzare anche le parti meno nobili preparando brodetti, fumetti e sughi. E ancora sono importanti anche i metodi della pesca: un metodo di pesca invasivo implica un periodo molto lungo di sosta in mare di quella imbarcazione. Al contrario, la piccola pesca, oltre a supportare il nostro comparto ittico, è spesso sinonimo di prodotti locali sostenibili e più freschi. Infine la stagionalità è importante perché varia a seconda della disponibilità nei mari locali, della filiera del pescato e del ciclo vitale e fase produttiva di ogni specie.

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