Ricordate Pantalone, la maschera veneziana del Cinquecento che si riferiva a un mercante ricco, ma anche avaro, dal naso adunco e la barbetta aguzza? Da essa deriva la frase proverbiale Paga Pantalone, che significa che spesso il Popolo finisce per pagare gli errori di chi lo governa.
Per venire a noi e uscire dall’informazione imperante riguardante il Covid-19, di cui tutti si occupano con il Paese fermato, riportiamo a galla i clamorosi errori riguardanti i Governi dell’ultimo trentennio, che hanno sperperato risorse pubbliche in un ambiente di dissennate spese senza costrutto, conseguenti a inefficienze e sprechi.
La vicenda di Alitalia, per cui diversi Governi hanno speso quasi dieci miliardi, non si è ancora conclusa. Non la vuole nessuna compagnia internazionale perché il suo conto economico è appesantito da un eccesso di personale di terra, non quello che fa volare gli aerei. Il volo è il core business di una compagnia di trasporti aerei, non i servizi terrestri.
Un comportamento dissennato, ripetuto da vertici istituzionali non responsabili, che hanno tradito la fiducia ricevuta.
Questi Governi hanno favorito i diversi concessionari di autostrade, consentendo loro aumenti delle tariffe, periodici, senza pretendere, anzi esigere, una corretta manutenzione dei beni loro affidati, primi fra i quali gallerie e viadotti.
Qualcuno potrebbe osservare che nei relativi contratti sono indicati i controlli che dovevano essere fatti dagli stessi concessionari e i super controlli che dovevano essere fatti dal Ministero delle infrastrutture. Ma tutto si è risolto a tarallucci e vino e cioè ad atti formali di imbrattacarte che hanno certificato, falsamente, la stabilità del Ponte Morandi di Genova e che certificano, altrettanto falsamente, chissà quanti delle migliaia di gallerie e viadotti.
Non ci riferiamo soltanto ai concessionari privati, ma anche ad un pubblico come il Consorzio autostrade siciliane, che brilla per la sua inefficienza, per l’incapacità di mantenere le due autostrade in condizioni di livello europeo, pur avendo una pletora di dipendenti assolutamente abnorme e superiore al numero dei dipendenti per chilometro gestito della media nazionale.
Altra questione che si trascina da decenni è quella dell’ex Ilva, i cui ex proprietari, i Riva, sono stati recentemente, parzialmente assolti. La questione dell’Ilva si trascina perché i Governi non sono stati capaci di trovare le soluzioni strutturali, consentendo che Taranto e la sua popolazione diventassero le vittime sacrificali dell’inefficienza governativa.
L’affitto con patto di riscatto di ArcelorMittal e l’eliminazione dello scudo penale per il periodo di manutenzione straordinaria, al fine di eliminare l’inquinamento, hanno consentito all’acquirente franco-indiano il tentativo di sgattaiolare.
A questo punto il Governo ha capito che doveva trattare e pare che finalmente si sia giunti a un punto di comune accordo fra le due parti. Ma l’accordo, che prevede investimenti per innovazioni tecnologiche tendenti a eliminare anche parzialmente l’inquinamento, nasconde un’insidia. Di che si tratta? Della possibilità per il gruppo di ritirarsi, pagando una penale di 500 milioni.
Se questo evento si verificasse, l’ex Ilva sarebbe nazionalizzata e quindi le perdite che si continuano ad accumulare andrebbero a carico dell’Erario, con la conseguenza che anche questa volta Pantalone pagherebbe.
L’Aga Khan e l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, soci di Air Italia, ex Meridiana, si sono scocciati di avere a che fare con burocrazia e sindacati italiani e tout court hanno messo in liquidazione irrevocabile la compagnia, licenziando di fatto 1.500 dipendenti. Non sappiamo se anche essa passerà alle casse pubbliche, con la conseguenza che anche in questo caso Pantalone pagherà.
Infine, un accenno ad Alisicilia, la nuova compagnia ad azionariato popolare promossa da Luigi Crispino, già fondatore di Airsicilia, scomparsa nel nulla.
Fermo restando che tutte le nuove iniziative vanno sostenute, non si può non rilevare che questa non sembra abbia le gambe per camminare, perché i costi fissi di gestione per una compagnia aerea sono elevati, la concorrenza è fortissima e non si sa come essa potrebbe riempire i propri aerei, qualora dovesse vedere la luce.