Allarme criminalità in Sicilia, negozi e botteghe nel mirino - QdS

Allarme criminalità in Sicilia, negozi e botteghe nel mirino

Michele Giuliano

Allarme criminalità in Sicilia, negozi e botteghe nel mirino

martedì 13 Giugno 2023

Ufficio Studi Cgia di Mestre: l’Isola è l’ottava regione italiana con il maggior numero di raid in termini assoluti. Nel 2021 quasi 55 furti ogni 100 mila abitanti

PALERMO – Nel 2021 sono stati 2.110 i furti in botteghe e negozi in Sicilia. Un numero estremamente alto, che pone la regione all’ottavo posto dell’elenco nazionale, con 54,9 furti ogni 100 mila abitanti. Ancora peggio, di tutti questi furti ben il 79,8% rimangono impuniti nel corso dell’anno.

I dati dell’Istat sono stati elaborati dall’Ufficio Studi della Cgia, che disegna un quadro di instabilità e timore da parte dei commercianti ed artigiani, che si trovano a dover affrontare tali atti criminali con una spaventosa regolarità, e che con una certa rassegnazione sanno già che in buona parte dei casi non sarà possibile risalire al colpevole.

Come macroaree territoriali, però, il Mezzogiorno registra i numeri più bassi rispetto al resto della nazione. Se la media nazionale si ferma a 96,1 furti per 100 mila abitanti, è il Nord Ovest che segna i numeri più alti, con 134,5 furti, seguito dal Nord Est con 109,5; quindi, il Centro, a 106,4, e il Mezzogiorno a 51,5. A livello provinciale, è Palermo con 834 furti, la prima dell’elenco regionale siciliano, seguita da Catania, con 785 furti. Molto più in basso, troviamo Trapani, con 288 furti, Siracusa con 247, Messina con 173. Quindi, Ragusa con 156 rapine ogni 100 mila abitanti, Agrigento 76, Caltanissetta con 62, Enna con 23.

A livello nazionale, le situazioni più critiche si verificano al Nord: Milano, Parma, Bologna, Rimini, Imperia, Firenze e Torino sono le province d’Italia dove i negozianti sono i più bersagliati dai malviventi.
E purtroppo, in quasi 3 casi su 4 gli autori di questi furti compiuti ai danni di negozi e botteghe rimangono impuniti, con un costo stimato, a carico delle attività economiche che ne rimangono vittima, di 3 miliardi di euro all’anno. Tanto che si pensa che molti di questi atti criminali non vengano neanche denunciati, vista la galoppante disillusione di chi si trova a subirne gli effetti.

Nel 2021 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili) ci sono state 56.782 denunce per furto nei negozi presenti in Italia, il 10,8% in più di quante ne sono avvenute nel 2020 (l’anno più critico della crisi pandemica). Praticamente gli operatori commerciali e artigianali nel 2021 hanno subito 156 furti al giorno, 6,5 ogni ora e 1 ogni 9 minuti. Le strategie di difesa da parte dei commercianti sono quelle note, segnalate dal boom di installazioni di saracinesche, inferriate e vetri antisfondamento, oltre a sistemi di videosorveglianza che funzionano sia da disincentivo che da eventuale prova successivamente al fatto criminoso.

È in calo, invece, il numero di coloro che ricorrono ad una assicurazione, in quanto il premio di una polizza contro i furti ha ormai dimensioni economiche proibitive, soprattutto per alcune tipologie merceologiche, e quindi diventa spesso inaffrontabile, nell’ottica del rapporto costi/benefici.
Storicamente le categorie più bersagliate dai furti sono gli orafi/gioiellieri, i pellicciai, i tabaccai, i farmacisti e i benzinai. Le prime due per il valore economico dei loro prodotti, le altre per la disponibilità di contanti che hanno in cassa.

Ora grazie ai pagamenti elettronici, alle telecamere di sorveglianza e alle casseforti a tempo il rischio è sceso, tuttavia rimangono ancora un obbiettivo sensibile. Da qualche anno, hanno risalito la classifica del rischio anche i negozi di prodotti tecnologici (computer, cellulari, Tv, etc.), gli autoriparatori/concessionari auto-moto, i commercianti di bici di pregio, i supermercati/alimentari, la moda/abbigliamento sportivo e i negozi di cosmetici e profumi.

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