I risultati di uno studio condotto da Ingv, Planetek Italia e Agenzia spaziale europea. De Santis: “Ma ancora non è possibile effettuare previsioni degli eventi sismici”
PALERMO – Banalizzando si potrebbe scrivere che terra e cielo, litosfera e ionosfera per essere più precisi, sono legati da alcuni fenomeni specifici quando si verificano dei forti terremoti. Pur mantenendosi la regola che vuole l’imprevedibilità dei terremoti e quindi l’impossibilità di calcolarne con esattezza il verificarsi, un recente studio dimostra la presenza di elementi che in qualche misura farebbero da precursori nel caso di sisma di una certa portata.
LO STUDIO
Si chiama “Precursory worldwide signatures of earthquake occurrences on Swarm satellite data” ed è stato realizzato da un gruppo interdisciplinare di ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), della Planetek Italia srl e dell’Agenzia spaziale europea (Esa) appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports del gruppo editoriale Nature.
Di fatto rivela la “presenza – si legge in una nota dell’Ingv – di una determinazione statisticamente significativa di concentrazioni di anomalie elettromagnetiche nella ionosfera prima dell’accadimento di terremoti di magnitudo uguale a 5.5 o superiore, e con profondità ipocentrale fino a 50 km”. Il supporto fornito dall’Esa al progetto Safe (SwArm For Earthquake study) ha permesso al team guidato dall’Ingv di analizzare i dati magnetici e di plasma nella ionosfera “misurati ad una quota di circa 500 km dai tre satelliti del progetto ‘Swarm’, la missione Esa nata per migliorare la conoscenza del campo magnetico terrestre”. In questo senso, spingendosi oltre “gli scopi della stessa missione Swarm, il gruppo di ricerca ha cercato tracce ‘elettromagnetiche’ di accoppiamento con la litosfera terrestre in occasione di grandi terremoti”.
I RISULTATI
Per Angelo De Santis, dirigente di ricerca dell’Ingv e primo autore dell’articolo, “l’importanza di questo lavoro è duplice: da un lato, abbiamo potuto confermare statisticamente che, durante la fase preparatoria di un forte terremoto, esiste un accoppiamento tra la litosfera, dove accadono i terremoti, e la sovrastante ionosfera”. Inoltre, si fa riferimento anche alla legge empirica di Rikitake che è stata confermata con i dati da satellite: “si tratta di una legge proposta negli anni ‘80 per i precursori al suolo, per cui il tempo di anticipo dei precursori dipende dalla magnitudo del terremoto: quanto più è lungo il tempo di anticipo del precursore, tanto più sarà forte il terremoto”.
NESSUNA PREVISIONE POSSIBILE
Occorre comunque sgomberare il campo dall’idea che adesso i terremoti si possano prevedere. De Santis spiega, infatti, che “il risultato del nostro lavoro è molto importante ma nonostante le anomalie individuate siano statisticamente legate all’occorrenza dei terremoti, esse non permettono ancora di poter effettuare previsioni degli eventi sismici”. Per arrivare a questo punto occorrerà, ha concluso lo studioso, passare da “un approccio statistico a uno deterministico, cosa che richiederà ulteriori studi nel futuro”.
PREVISIONE E PREVENZIONE
Di previsione e prevenzione avrebbe tanto bisogno la Sicilia. Almeno della seconda, considerando che per la prima ci vorrà ancora del tempo, a fronte di un territorio che continua a dimostrare tutta la sua fragilità. Nell’Isola circa il 90% dei comuni rientra nelle prime due fasce di rischio sismico (27 nella prima, la zona dove “possono verificarsi fortissimi terremoti”, e 329 nella seconda, dove possono verificarsi forti terremoti) mettendo a rischio circa 4,5 milioni di siciliani (355mila solo nella prima fascia) e 1,7 milioni di abitazioni occupate in edifici residenziali (144mila nella prima fascia).