La Dottrina Sociale della Chiesa fa parte anche della filosofia pubblica
L’ottica del mio approccio non era teologica, ma sociale ed economica, come illustrai, in uno scritto dedicato ai rapporti tra Dottrina Sociale della Chiesa ed economia, con queste parole: “Sono ben consapevole che la Dottrina Sociale della Chiesa appartiene al campo della teologia morale e non è certo sotto questo profilo che imposterò la mia lettura. Ma essa fa parte anche della filosofia pubblica e sotto questo profilo può e deve essere discussa anche in un’ottica puramente storico-economica e sociale. La ‘Quadragesimo anno’ parla, a esempio, di ‘una vera sociologia cattolica’. E se così non fosse, perché la ‘Pacem in Terris’ venne espressamente indirizzata (e fu la prima volta in un’Enciclica) anche a ‘tutti gli uomini di buona volontà’ (come, del resto ‘a tutti indistintamente gli uomini’ è rivolta la ‘Guadium et Spes’), cioè anche a tutti coloro che sono desiderosi di un dialogo che non sia puramente teologico? Vorrei far piazza pulita di un’altra pregiudiziale. Che la Chiesa, nelle sedi appropriate e in modo appropriato, parli anche di economia, di organizzazione, di diritto, di moneta e di quant’altro non mi dà il minimo fastidio. Non vi è in me nulla dell’antico ‘Silete theologi in munere alieno’. Anzi sono lieto che essa ciò faccia, portando il contributo della sua esperienza e della sua saggezza. Credo che questo mio sentimento promani dalle radici profonde di un’autentica impostazione liberale e dall’intendere la vita come una continua ricerca. Ma esso è anche stimolato dalla scarsità di occasioni che il mondo cosiddetto laico ci offre di discutere, in spirito di verità, dei problemi sempre più seri e complessi del nostro tempo, e soprattutto del senso del nostro operare”.
“Per chi, come me, pensa che non esista atto della vita in cui non si ponga un problema morale, essendo la morale null’altro che il rapporto che uno ha verso la vita nelle sue manifestazioni singole e nell’insieme, io trovo più che legittimo, doveroso, auspicabile e anzi necessario, che “ratione peccati” la Chiesa porti su ogni vicenda umana la sua parola, la sua stimolazione, il suo confronto. Dunque, è in quest’ottica, e solo in quest’ottica, che discuterò alcuni punti della dottrina sociale della Chiesa, tentando un collegamento con i punti che prima svilupperò in relazione al capitalismo. Questo sforzo viene fatto in tutta umiltà, ma anche senza servilismi intellettuali. Non credo, infatti, che la tradizione di leggere le encicliche sempre e solo in chiave edificante senza calarle nel tempo, senza rilevarne insufficienze e contraddizioni, senza alcuna lettura critica giovi alla valorizzazione di questi importanti documenti e al dialogo che, pure, essi cercano. E viene fatto come un semplice tentativo di richiamare l’attenzione su temi di ricerca e di lavoro, che meritano ben altro approfondimento. Sicché il risultato finale è sicuramente, sin d’ora, anticipabile: “Ma a ben considerare sembra che tutto resti ancora da fare; il lavoro comincia oggi e non finisce mai”, come esortava Paolo VI nell’Enciclica ‘Ecclesiam Suam’, questa bellissima e profondissima Enciclica del dialogo”.
A stimolarmi a questo studio furono principalmente tre fattori.
Continua…