Resta un settore delicato dove l’emersione è complicata e difficile da scovare
Il lavoro domestico per le sue caratteristiche è un settore a forte presenza di lavoro irregolare e sommerso. Gli ultimi dati Inps elaborati dall’Osservatorio sul lavoro domestico in Sicilia mostrano un possibile aumento del fenomeno irregolare. Soltanto tra il primo semestre del 2022 e il primo semestre del 2023, infatti, è stata registrata una riduzione dei contributi versati per i lavoratori domestici del 7,9%, quasi il doppio della media nazionale, che si ferma al -4,7%. Ciò significa che a distanza di un solo anno è andato perso circa un milione di euro sul totale dei 16 milioni e mezzo versati nei sei mesi dai datori di lavoro isolani. In totale nel 2022, oltre ai 34 milioni di euro per i contributi, sono stati spesi dalle famiglie siciliane circa 243 milioni di euro, di cui 194 sono andati nella retribuzione e 14 milioni per il trattamento di fine rapporto. Il valore aggiunto prodotto da questa componente vale circa 800 milioni di euro.
La spesa in Italia
In totale, in Italia sono stati spesi quasi 8 miliardi di euro. Secondo le stime dell’Osservatorio Domina, poco più di 6,5 miliardi di euro sarebbero stati spesi in lavoro sommerso. Per portare alla luce situazioni di irregolarità, in Sicilia sono in vigore le “norme per la tutela e la valorizzazione della famiglia” che prevedono anche il sostegno per l’assistenza domiciliare di persone non autosufficienti. Tramite il progetto “Disabili gravissimi”, la Regione Siciliana realizza prestazioni e servizi in favore di persone non auto-sufficienti e di disabili gravi e gravissimi. Nell’Isola, nel 2022, i lavoratori domestici regolarmente assunti secondo l’Inps sono stati 35.601. È presente un notevole divario tra colf e badanti: la prima categoria, infatti, comprende il 64,5% del totale dei lavoratori. In Sicilia la nazionalità più numerosa è quella italiana, al 46,7%, seguita da quella asiatica, al 24,7%. L’Est Europa rappresenta solo il 14,7% dei lavoratori domestici, valore che si discosta pienamente dalle altre regioni. Significativa risulta anche la componente maschile, che arriva a 23,1%.
Età media dei lavoratori
L’età media del lavoratore domestico è 47,7 anni e, per quanto riguarda le settimane lavorate, si registra una prevalenza di chi non ha completato l’anno lavorativo, ben il 55,3% del totale. Sono solo il 6,7% i lavoratori in convivenza. Il datore di lavoro ha mediamente 66,2 anni ed è donna nel 60,2% dei casi. Secondo le proiezioni Istat nel 2050 in Sicilia vi saranno 561 mila anziani ultra-ottantenni, con una variazione 2023/2050 di +74,7%; dall’altra parte si prevedono 476 mila bambini. La componente anziana sarà quindi più numerosa di quella infantile, 14,1% della popolazione contro l’11,9%. Di conseguenza, il numero di badanti è destinato ad aumentare. Un meccanismo che porterà un sempre maggiore ricorso all’aiuto domestico.
Dagli anni ’90 il ricorso a queste figure
Il supporto della rete familiare fino a oggi ha consentito cure e assistenza a una vasta platea di individui anziani, in parte sollevando le amministrazioni centrali e territoriali dello Stato dall’offrire analoghi servizi e prestazioni. Solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, si è progressivamente affermato un crescente ricorso a figure esterne di sostegno alle famiglie, quali colf e badanti, anche a seguito di una maggiore disponibilità di lavoratori, spesso provenienti da altri Paesi sia europei sia extraeuropei, a svolgere attività di assistenza anche domiciliare; della crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro; della maggiore attitudine delle famiglie a investire risorse finanziarie per acquistare servizi di cura.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI