Banche, superprofitti rafforzano i patrimoni - QdS

Banche, superprofitti rafforzano i patrimoni

Carlo Alberto Tregua

Banche, superprofitti rafforzano i patrimoni

mercoledì 15 Novembre 2023

Capire il mercato per agirvi

I giornali e gli altri media, in conseguenza delle comunicazioni effettuate dagli stessi sui conti trimestrali, semestrali e di nove mesi, hanno messo in evidenza la decisione legislativa del Governo con cui sarebbero stati tassati i cosiddetti superprofitti.

Di che si tratta? Degli utili che sono arrivati agli istituti di credito non già per la loro azione corrente o per la particolare capacità dei loro amministratori, bensì perché l’inflazione ha gonfiato oltremisura gli interessi attivi con relativo e corrispondente gravame sui debitori e cioè imprese, cittadini/e titolari di mutui e altri.

Di fatto, si è trattato di un trasferimento di ricchezza fra categorie economiche, come quelle imprenditoriali e quelle dei cittadini/e, da un canto, verso le banche, dall’altro. In ogni caso, i gridi di gioia degli amministratori delegati di vari istituti di credito, anche quelli medi o piccoli, non possono essere condivisi dai/dalle cittadini/e proprio perché gli extraprofitti non sono solo frutto di abilità gestionale, bensì di un evento straordinario.

Il Governo, nel tentativo di fare quadrare i conti, ha inserito in una norma una tassazione extra di quelli che sono stati denominati superprofitti, cioè la comparazione fra i profitti dell’anno 2023 rispetto all’anno precedente. Tale norma non è stata però iugulatoria, cioè tassativa; ha detto che se le banche non avessero trasformato tali superprofitti in dividendi per gli azionisti e li avessero indirizzati a rafforzare il patrimonio, non sarebbero stati tassati.

Ecco allora che via via gli istituti di credito hanno scelto questa seconda strada e cioè hanno trasferito l’eccesso degli utili a consolidamento dei loro patrimoni, con la conseguenza che non sono state pagate allo Stato le imposte sui maggiori utili.
Dunque, tutta la cagnara in ordine a tali superprofitti e all’errore che avrebbe commesso il Governo nel tassarli, è stata una immensa bugia, che, per la verità, quando vi furono quelle manifestazioni violente di dissenso, nessuno ha portato alla luce.
Solo via via che le banche hanno proceduto al consolidamento dei loro patrimoni mediante i superutili, i giornali e gli altri media ne hanno dato notizia, ma non collegando queste decisioni con la cagnara a suo tempo sollevata in relazione ai superprofitti stessi.

Come mai i bilanci delle banche sono stati gratificati dall’inflazione? La spiegazione è in re ipsa e fa il parallelo con quanto accade per gli idrocarburi. È a tutti noto, infatti, che quando il petrolio aumenta, vi è un immediato aumento del prezzo alle pompe di benzina, gasolio, gas, gpl e altri. Ma se il prezzo del greggio diminuisce, il rimbalzo sui prezzi finali alle pompe tarda di una settimana, un mese o anche più.
Anche in questo caso interviene una sorta di speculazione che preserva le industrie quando i prezzi delle materie prime aumentano e li gratifica quando essi diminuiscono.
Non c’è Autorità che possa evitare questo meccanismo, in quanto la tempistica è sempre corta e consente di fare variazioni in tempo reale quando ci sono aumenti e in tempo lento quando ci sono le diminuzioni.
Il mercato è una brutta bestia, bisogna conoscerla per capirla ed evitarla.

Intendiamoci, il mercato è cattivo se non si conosce e non si sa prenderlo dal verso giusto, mentre ci si può convivere bene se si conoscono le sue regole e di conseguenza si applicano correttamente.
Torniamo alle strutture di credito, che sono l’asse portante per l’economia del Paese, sol che agiscano in primo luogo per l’interesse generale e solo successivamente per il proprio.

Le banche prendono il danaro dei/delle risparmiatori/trici, cui corrispondono un interesse, e lo prestano a chi ne ha bisogno, ottenendone un interesse ben maggiore. Ma e soprattutto, esse incrementano il loro conto economico con una serie di innumerevoli spese che onerano i conti dei e delle clienti e delle imprese, spese che non sono in aumento in quanto il personale dipendente va via via calando come il numero degli sportelli sulle strade, anch’esso in calo.
Tutto ciò in conseguenza della diffusione veloce della digitalizzazione, per cui la clientela si può dire che ormai si serve da sé direttamente con il computer.
Quello descritto è un quadro pacifico, che ognuno può controllare e vedere per proprio conto.

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