L’Infodrive Capo d’Orlando doveva essere la corazzata del campionato. Invece, al momento, mancano chimica e gioco.
Già la prima panchina è saltata nel Girone B di Serie B: David Sussi si è dimesso da allenatore dell’Orlandina Basket dopo tre sconfitte nelle prime tre partite, la prima al supplementare e le altre due pesanti. La squadra è stata affidata a interim al vice Rodolfo Robustelli, ma ci vorrà un nome importante alla guida per invertire un trend che relega i paladini in fondo alla classifica.
“L’andamento negativo, oltre ogni previsione, dell’avvio di stagione – si legge sul comunicato – che ha determinato l’estromissione dalla Supercoppa al secondo turno e la sconfitta nelle prime tre giornate di campionato, non modifica gli obiettivi che la società ha fissato, e che cercherà di raggiungere moltiplicando i propri sforzi”.
Da corazzata a incognita
L’Infodrive Capo d’Orlando doveva essere la corazzata del campionato: si è deciso di puntare su alcuni elementi super esperti, Baldassarre, Sandri e Passera, più un folto gruppo di Under-23 di belle speranze, di cui molti del settore giovanile orlandino e chiamati a dimostrare di poter stare nella categoria. Eppure, manca la chimica e manca il gioco.
Sussi è stato il fedelissimo dello staff come assistente, ma la sua prima esperienza da capo allenatore è arrivata nel momento più sbagliato, ovvero quando serviva un nome di peso che potesse amalgamare le due anime della squadra, motivando i grandi e dosando i giovani – e magari per individuare un altro innesto per potenziare il quintetto titolare.
La Champions League è solo un ricordo
Sembra ieri quando Capo d’Orlando entrava nella Champions League del basket battendo Saratov. Stagione 2017-’18: un’annata maledetta che inaugurò una serie di episodi sfortunati che hanno fatto retrocedere due volte la squadra. È stato un periodo di infortuni di elementi fondamentali e su cui si era puntato molto: capitan Matteo Laganà è l’ultimo della serie e basti pensare alla finale di A2 contro Treviso del ’19, in cui anche coach Sodini ebbe un malore.
Non è solo sfortuna chiaramente, ma anche passaggi a vuoto proprio nel settore in cui l’Orlandina si era fatta conoscere meglio, quando il direttore sportivo era Peppe Sindoni: scovare giovani di prospettiva (a parte Quinn Ellis l’anno scorso) o motivare nomi internazionali a scendere in Sicilia.
Orlandina, come ripartire
L’annata non è compromessa, tutt’altro. Ma va ritrovato quell’entusiasmo che aveva reso Capo d’Orlando la capitale del basket nell’Isola, quell’“orgoglio siciliano” che è stato tema anche della campagna abbonamenti tre anni fa.
È stata chiusa anche l’àncora giovanile dell’Orlandina Lab, e quindi sembra persa anche la vocazione a scovare under di prospettiva. Bisognerebbe riprendere quelle sfrontatezza e programmazione che hanno permesso (per due volte) la scalata dalle serie minori alla Serie A: solo così Capo d’Orlando potrà quindi tornare ai fasti di un tempo.