A Brancaccio un’operina itinerante sul riscatto. Quando il teatro attraversa un intero quartiere - QdS

A Brancaccio un’operina itinerante sul riscatto. Quando il teatro attraversa un intero quartiere

redazione

A Brancaccio un’operina itinerante sul riscatto. Quando il teatro attraversa un intero quartiere

giovedì 13 Giugno 2024

"La Luna e la Rosa” del Museo sociale Dinissini darà vita a un corteo popolare che terminerà nei luoghi di padre Puglisi

PALERMO – Il Museo sociale Danisinni torna a Brancaccio con l’operina buffa itinerante di Gigi Borruso in onore del 400° Festino di Santa Rosalia. Uno spettacolo di strada che parla delle piccole umanità nascoste, dimenticate, dei loro sogni di riscatto. Una strampalata compagnia alla guida del proprio carro-zattera darà vita a un corteo popolare che terminerà con uno spettacolo nei luoghi simbolo di Padre Puglisi. La tradizione dei Festinelli e dei Triunfi incontra la contemporaneità del teatro, proprio come i giovani e gli anziani di Brancaccio si sono incontrati per creare scene e costumi.

“La Luna e La Rosa” progetto teatrale del Museo sociale Danisinni

Come attraversare con il teatro un quartiere? E come rendere la sua comunità parte della compagnia che andrà in scena? Nasce così “La Luna e La Rosa” progetto teatrale del Museo sociale Danisinni che riporta il teatro di comunità nella periferia Nord di Palermo, Brancaccio, grazie alla collaborazione con il centro di accoglienza Padre Nostro con cui si solidifica un rapporto avviato nel 2022 con il progetto “Itaca” realizzato con il Teatro Biondo di Palermo. Il 15 e 16 giugno appuntamento nel cuore di Brancaccio per partecipare a questo particolare spettacolo-parata, scritto e diretto da Gigi Borruso, regista e direttore di DanisinniLab, costola teatrale del Museo Sociale Danisinni. Un testo pensato appositamente per l’ensemble di attrici e attori di DanisinniLab, con la partecipazione di Stefania Blandeburgo e le musiche originali eseguite dal vivo da Giacco Pojero.

“La Luna e La Rosa” metafora di una città che accoglie

“La Luna e La Rosa” metafora di una città che accoglie e si fa comunità. Al centro la Santuzza, la devozione di un immaginario collettivo post-moderno che porta dentro tutti i ricordi della tradizione. L’Operina buffa di Borruso, tra tradizione e sensibilità contemporanea, proverà a far rivivere lo spirito di quei festinelli che animavano gli angoli d’ogni quartiere, dove intorno a piccole edicole votive, si ascoltavano i racconti degli “Orbi”, si mangiava e si ballava insieme. Uno spettacolo di strada con una compagnia un po’ freak e musica dal vivo che attraverserà alcuni luoghi del quartiere, mettendo a fuoco il tema dell’inclusione, le storie di integrazione e rinascita, le memorie e le attese del quartiere e della Città. Intorno a Rosalia e al suo Festino da sempre si riconoscono culture, classi e generazioni diverse, divenendo simbolo, fin dalle sue origini, di una città in grado di accogliere le differenze, di riconoscersi in una comunità. La storia di Rosalia è inoltre emblema di chi va controcorrente, promessa di rinascita di ogni individuo dinanzi alle difficili prove della vita. “A maggio, con i due laboratori abbiamo avviato la costruzione della nostra operina buffa che racconta di Rosalia – spiega Borruso -, di chi percorre la sua strada con ostinazione, di chi la smarrisce, di chi si dispera e di chi torna a sognare, dei sogni dei bambini. Delle fantasie dei “piccoli” e degli “ingenui” che non hanno ascolto”.

Il 15 e 16 giugno lo spettacolo-parata verrà messo in scena nel cuore di Brancaccio, attraverserà le sue vive arterie principali. Gigi Borruso declina nella sua scrittura l’incontro con lo spirito devozionale della gente di Brancaccio, quartiere che fu casa spirituale e testamentaria del beato Pino Puglisi, tra contraddizioni, lotte e battaglie di riscatto. E saranno proprio questi luoghi ad accogliere l’atto finale dello spettacolo in piazza: il 15 giugno alle ore 17 il corteo partirà dal Centro Polivalente Sportivo ‘Padre Pino Puglisi e Massimiliano Kolbe’ (via San Ciro, 23A) per poi terminare con la rappresentazione davanti l’Istituto comprensivo statale Padre Pino Puglisi; il 16 giugno alle ore 18 ci si muoverà in direzione della Casa del Beato oggi Casa Museo in piazzale Anita Garibaldi, 5. Ai partecipanti verranno distribuiti le bandierine tradizionali con Santa Rosalia che giovani e anziani del quartiere stanno realizzando nei laboratori avviati a maggio, parte integrante del progetto teatrale.

Brancaccio si riconferma quartiere attivo, la sua comunità ha preso parte ai due laboratori di costume e scenografia avviati a maggio e diretti da Valentina Console, docente di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo e presidente del Musda, affiancata dalle assistenti scenografe: Alessandra Guagliardito e Felicetta Giordano. Un percorso che conferma l’impegno del Museo sociale Danisinni a utilizzare i medium dell’arte per promuovere il territorio, la sua storia, ma anche i suoi protagonisti attivando dinamiche di riscatto e bellezza. Giovani e anziani, studenti e sarte, artigiani, mamme, suore, pensionati hanno collaborato fianco a fianco nei locali messi a disposizione del Centro Padre Nostro, trasformati in estemporanee botteghe d’arte e dei mestieri in cui si tanno realizzando oggetti di scena come le tradizionali bandierine con l’effige della Santuzza, che un tempo venivano vendute dagli ambulanti ai piedi della grotta sul Monte Pellegrino durante il periodo dell’Acchianata, a settembre, quando i devoti palermitani si recano in peregrinaggio al santuario. «Insieme alle signore di Brancaccio nel laboratorio sartoriale stiamo facendo degli esperimenti – racconta Valentina Console – oltre a dipingere gli scapolari con la pittura a pennello faremo delle tinture naturali per tessuti, con cui tingeremo anche la grande vela, vessillo di questa compagnia che sarà montata sul carro con gli stessi simboli dello spettacolo: la luna e la rosa.“.

Su di un carro – zattera, trascinato per le vie di Brancaccio dagli stessi attori, in scena la vicenda di una compagnia di commedianti per diletto, i “Cilestrini”, composta da una sarta, un’infermiera, un pescatore pensionato, una barista, una postina, un ferrivecchi ambulante e una ragazza considerata un po’ tonta, guidati da una eccentrica capocomica un po’ filosofa, interpretata da Stefania Blandeburgo.

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