Quando la politica, più che servizio, diventa professione: per molti un salto di qualità non indifferente. 1 su 4 ha solo il diploma
Quando si pensa ai deputati della Repubblica, si dovrebbe essere portati a pensare che si tratti di professionisti prestati alla politica e al servizio dei cittadini per migliorare il nostro Paese, magari con un reddito di tutto rispetto che possono permettersi di trascurare per occuparsi di altre questioni più “elevate”. In realtà questo è vero solo in parte o comunque lo era prima dell’uno vale uno di grillina memoria.
C’è anche chi che fin dalla giovinezza ha fatto della politica la propria professione e non ha mai fatto altro, e chi invece proviene da lavori impiegatizi che rendevano poco. E in questo caso, ma senza alcun intento discriminatorio, la poltrona a Montecitorio potrebbe essere, per chi viene eletto, l’occasione per dare una svolta alla propria vita, e non solo professionalmente, ma anche in termini economici, soprattutto in tempi come questi.
Il Quotidiano di Sicilia ha provato a ad approfondire le sfaccettature di un quadro molto variegato che è quello che viene fuori dalla Camera dei deputati. Un aiuto arriva dai dati relativi alla dichiarazione dei redditi dei deputati della XIX legislatura, pubblicati sul sito della Camera, come previsto dalla legge, anche se i dati sono ancora parziali perché non sono ancora pubbliche tutte le dichiarazioni.
Spulciando tra i numeri saltano all’occhio certamente i redditi dei cosiddetti “paperoni”, tra cui figurano il deputato di Fratelli d’Italia Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia, che dichiara nel 2022 un reddito imponibile di oltre un milione e mezzo (1.536.797 euro), ovviamente riferito al 2021, o quello del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che nel 2022 ha dichiarato un reddito imponibile di 98.630 euro.
Quanto ai leader di partito, il segretario del Pd Enrico Letta, ha dichiarato 388.863,00 euro. Ma ciò che attira l’attenzione riguarda quei redditi che rasentano la soglia della povertà, come Dario Carotenuto (M5S) con 1.320 euro di dichiarazione (a meno che non vi siano errori di trascrizione) o Antonio Caso (M5S) con 4.680 euro, o l’ex esponente di Si, Aboubakar Soumahoro, passato al Gruppo Misto dopo lo scandalo delle coop, che ha dichiarato 9.150 euro.
Non così eclatanti ma sempre redditi contenuti sono quelli di altri deputati (Susanna Cherchi, 20.675, Enrica Alifano, 15.234 euro e Gaetano Amato, 25.626, tutti del Movimento Cinquestelle o Cristina Almici (FdI) con 35.656 euro. Tra i Cinquestelle stupisce l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: la sua documentazione parla di un reddito di 34.095 euro e della proprietà di una Jaguar in stile rétro del 1996.
Si tratta comunque di un apparato burocratico, quello della Camera dei Deputati, che ha un costo non indifferente per il cittadino, se si considera inoltre che sempre secondo i dati pubblicati sul sito ufficiale di Montecitorio, i dipendenti sono 960, praticamente più di due a deputato, esclusi naturalmente i collaboratori esterni.
Nel bilancio di previsione per il 2023 per il personale dipendente, tra stipendio, contributi e oneri accessori, è prevista una spesa di quasi 208 milioni di euro.
Ma vi sono altri dati interessanti del parlamento alla Camera: la parità dei generi è ancora lontana: sul totale di 400 vi è una presenza di 271 uomini contro contro 129 donne (il 32 %), nella passata legislatura queste erano 240 su 630 (38%). Varie le fasce d’età: quattro i deputati dai 25 ai 29 anni (tutte donne), 58 nella fascia tra i 30 e i 39 anni, ben 151 sotto i 50, 118 coloro che sono tra i 50 e i 59 e infine 69 deputati che hanno più di 60 anni.
A quali professioni appartengono i deputati? Soprattutto avvocati (72) e imprenditori (40), ma la politica attinge da tutti i settori sociali e lavorativi: 4 farmacisti, 22 giornalisti, 1 operaio, 1 agricoltore, 3 appartenenti alle forze dell’ordine, 2 assicuratori, 3 artisti, 38 impiegati e così via. Si conferma sempre di più la tendenza ad avere una laurea, ma tra i deputati vi sono anche due persone con la licenza media e 94 con il solo diploma di scuola media superiore.
La mappa dei privilegi: ai deputati vanno oltre ventimila euro al mese
Il trattamento economico
La cifra totale che percepisce il deputato della Camera nazionale è pari a 19.082,36 euro netti mensili.
Indennità parlamentare
L’articolo 1 della legge n. 1261 del 1965 attribuisce agli Uffici di Presidenza delle Camere il compito di determinare l’ammontare della indennità mensile in misura tale che non superi “il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate”.
In termini netti, l’importo dell’indennità parlamentare, corrisposto per 12 mensilità, è pari a 5.269,04 euro, al quale devono poi essere sottratte le addizionali regionali e comunali, la cui misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato. Tenuto conto del valore medio di tali imposte addizionali, l’importo netto mensile dell’indennità parlamentare risulta pari a circa 5.000 euro.
Tale misura netta è determinata sulla base dell’importo lordo di 10.435,00 euro, sul quale sono effettuate le dovute ritenute previdenziali (pensione e assegno di fine mandato), assistenziali (assistenza sanitaria integrativa) e fiscali (Irpef e addizionali regionali e comunali).
Per i deputati che svolgono un’altra attività lavorativa, l’importo netto dell’indennità ammonta a circa 4.750 euro, corrispondenti a 9.975,00 euro lordi.
Diaria
Viene riconosciuta, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, sulla base della stessa legge n.1261 del 1965 ed è pari a 3.503,11 euro. Tale somma viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico. È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. Si applica inoltre un’ulteriore decurtazione, fino a 500 euro mensili, in relazione alla percentuale di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d’inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali.
Rimborso spese per l’esercizio del mandato (portaborse)
Si tratta del contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori pari a 3.690 euro mensili. Il rimborso è corrisposto direttamente a ciascun deputato, salvo che lo stesso decida di avvalersi di collaboratori. A seguito della decisione adottata dall’Ufficio di Presidenza a conclusione della XVIII legislatura, infatti, il deputato può decidere di destinare l’intera quota del rimborso (ovvero il 50% o il 75% dello stesso) alla assunzione di uno o due collaboratori.
Indennità di funzione
Si tratta di quella indennità che percepisce il deputato che svolge altri incarichi (Presidente di commissione, di gruppo parlamentare, consiglio di presidenza, ecc.) e il cui contributo annuale inserito nell’ultimo bilancio (2022) è stato da noi suddiviso su tutti i deputati: circa 458 euro al mese.
Contributo ai Gruppi parlamentari
Contributo unico e onnicomprensivo è di 30.870.000,00 e per ciascun deputato l’amministrazione versa 6.431,25.
Assegno di fine mandato
Ciascun deputato versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro. Al termine del mandato parlamentare, il deputato riceve l’assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi).
I privilegi
I parlamentari godono anche di numerosi privilegi che facilitano la vita e che i comuni mortali possono solo sognare. I deputati usufruiscono ad esempio di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.
Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto utilizzato per i collegamenti con Roma è previsto un rimborso forfettario (rimborso spese accessorie di viaggio) individuato in base a due fasce chilometriche. Qualora la distanza da percorrere sia pari o inferiore a 100 km, il rimborso ammonta a 3.323,70 euro trimestrali; nel caso sia superiore, l’importo è pari a 3.995,10 euro a trimestre. Nel bilancio 2022 sono stati stanziati per i rimborsi per viaggi, soggiorni e spese telefoniche rispettivamente 8.450.000,00, 26.500.000,00 e 770.000,00 che diviso per ciascun deputato diventano a 1.760,41euro, 5.520,83 e 160,4.
Assistenza sanitaria
Ciascun deputato versa obbligatoriamente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro mensili, destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa, che eroga ai propri iscritti, senza oneri aggiuntivi per il bilancio della Camera, rimborsi per prestazioni sanitarie, secondo quanto previsto da un apposito tariffario.