Caro-bollette e rischio lockdown produttivo - QdS

Caro-bollette e rischio lockdown produttivo

Patrizia Penna

Caro-bollette e rischio lockdown produttivo

venerdì 18 Febbraio 2022

L’intervista del Quotidiano di Sicilia a Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl. “Sì a tavolo di confronto su transizione energetica, basta pregiudizi sul nucleare”

Luce, gas, benzina, spesa alimentare e materie prime: come un vero e proprio “assedio”, i rincari strozzano famiglie, imprese e minacciano persino gli enti locali che lanciano l’allarme e annunciano pericolosi effetti a cascata sui servizi offerti ai cittadini.
Oggi, intanto, è attesa la riunione del Consiglio dei ministri dove si discuterà di un nuovo decreto contro il caro-energia: dopo i 9,5 miliardi stanziati negli ultimi mesi, il governo Draghi sarebbe pronto a mettere in campo altri cinque miliardi.
Nelle more, si aprono scenari preoccupanti per la ripresa economica. Ne abbiamo discusso con Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl.

Segretario Capone, è vero secondo Lei che il governo Draghi ha sottovalutato l’emergenza energetica, doveva intervenire prima o ad oggi ha fatto tutto quello che poteva?
“Il caro bollette costituisce una seria minaccia per la ripresa economica del nostro Paese che occorre affrontare con risorse adeguate per evitare una nuova stretta sui consumi. Le misure adottate dal Governo Draghi rappresentano un primo passo necessario ad affrontare l’emergenza in atto. In tal senso, il prossimo decreto legge che prevede lo stanziamento di 5 miliardi di euro per contrastare l’incremento dei costi energetici, va nella direzione auspicata, come, peraltro, la pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee voluta dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Come sindacato UGL, tuttavia, ribadiamo l’importanza di uno scostamento di bilancio al fine di implementare gli investimenti nella ricerca e nell’utilizzo di fonti alternative come il gas, nucleare di nuova generazione, idrogeno e CCS (Capture Storage CO2).

Secondo lei il rischio di un lockdown produttivo è concreto?
“È inammissibile che mentre il Paese sta prendendo la strada della ripresa economica, al tempo stesso le imprese non riescano a soddisfare gli ordinativi a causa dell’aumento dei costi energetici. Un eventuale stop produttivo avrebbe ricadute drammatiche sotto il profilo occupazionale. Per scongiurare tali rischi riteniamo prioritario supportare il sistema industriale nazionale adottando misure senza precedenti.”

Quanto più gravi saranno le conseguenze per il Sud e in particolare per la Sicilia dove il tessuto produttivo è più fragile?
“Il gap tra Nord e Sud risulta ancor più accentuato dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia. In particolare, la Sicilia rientra tra le regioni che maggiormente riscontra difficoltà e disagi. Ciò influisce sulla crescita e la ripresa del Meridione che, tuttavia, possiede un enorme potenziale. è fondamentale, pertanto, abbandonare la logica del passato fondata sui sussidi a pioggia investendo nella modernizzazione della rete infrastrutturale, oggi inadeguata, e nella formazione dei lavoratori”.

La protesta dei Comuni ha il sapore amaro di una tragedia annunciata: le conseguenze ricadranno ancora una volta sui cittadini?
“L’aumento dei costi delle materie prime mette a rischio i bilanci dei comuni e la possibilità di erogare servizi ai cittadini. Per tale ragione i sindaci di piccoli e grandi comuni di tutta Italia sono stati costretti a spegnere le luci in diverse aree delle città. Si tratta di una vera e propria protesta nazionale volta a sensibilizzare il Governo e l’opinione pubblica. Un grido di allarme che occorre ascoltare al fine di garantire la tenuta sociale del Paese.”

In una nota Lei ha aperto al nucleare di ultima generazione: perché questa idea, sposata anche dal ministro Cingolani, incontra ancora tanta ostilità?
“Quando si parla di nucleare il pensiero va subito a quello di prima e seconda generazione. Ma il nucleare di cui parliamo oggi, di quarta generazione, è ben diverso dai precedenti: è una fonte che non produce Co2, inquina di meno ed è meno pericoloso. Come sindacato Ugl, dunque, chiediamo al Governo di aprire un tavolo di confronto per discutere senza pregiudizi ideologici di transizione energetica e utilizzo di fonti alternative, come il gas e il nucleare di nuova generazione.”

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