Cenere dell'Etna, il punto sull'emergenza dopo riunione dei sindaci

Cenere dell’Etna, si “infiamma” il dibattito politico: alla ricerca di una soluzione, ecco i nodi da sciogliere

Cenere dell’Etna, si “infiamma” il dibattito politico: alla ricerca di una soluzione, ecco i nodi da sciogliere

Simone Olivelli  |
martedì 20 Agosto 2024

A Viagrande la riunione tra i sindaci dei Comuni più colpiti dalle conseguenze dell'attività dell'Etna: ecco cosa preoccupa la politica, dai costi all'aspetto sanitario.

Se i livelli di tremore vulcanico fanno saliscendi, quelli della politica al momento crescono. Dopo la riunione di ieri a Viagrande tra i sindaci dei Comuni colpiti dalla caduta della cenere espulsa dall’Etna, la metafora è quasi d’obbligo.

Per quanto i primi cittadini continuino a concordare sul fatto che serva un aiuto esterno per liberare strade e piazze, la polemica a distanza tra Fratelli d’Italia e Forza Italia prende sempre più piede. Difficile non notare l’assenza di Enrico Trantino, sindaco di Catania ed esponente meloniano, dall’incontro voluto dal collega di Viagrande Salvatore Faro, mentre poche settimane fa lo stesso aveva fatto gli onori di casa da sindaco della Città metropolitana in un incontro in cui erano state messe insieme le istanze provenienti dai singoli territori alle prese con la sabbia vulcanica. Al momento non è chiaro se Trantino abbia disertato la riunione o – come nelle ultime ore trapela da ambienti vicini al primo cittadino di Catania – non fosse stato presente perché non messo al corrente dell’organizzazione della riunione.

Le parole di Musumeci

Nei giorni scorsi a tenere banco è stata l’intervista a “La Sicilia” di Nello Musumeci, in cui il ministro per la Protezione civile ha affermato che un popolo cresciuto ai piedi di un vulcano dovrebbe considerare gli effetti dei parossismi come sì un problema, ma di quelli che vanno gestiti all’interno di una pianificazione ordinaria. Chiedendo quindi una mano d’aiuto, senza però scivolare – come spesso accade in Sicilia – nell’ottica dell’emergenza.

Parole che hanno stupito quei cittadini che da un ministro catanese si sarebbero aspettati maggiore comprensione e che invece da chi di politica ne mastica sono state interpretate come un affondo, neanche troppo velato, nei confronti della Sac, la società che gestisce l’aeroporto di Catania e nella cui governance la componente vicina a Forza Italia è preponderante.

Critiche che per la Sac arrivano a un anno da quelle che l’anno scorso erano seguite all’incendio divampato, sempre durante l’estate, all’interno dell’aerostazione e portando a lunghi e pesanti disagi.

Stavolta, però, la partita è ancora più grande: a essere messa a dura prova non è soltanto la pazienza dei turisti ma anche quella dei residenti. Di chi da settimane si trova a ripulire i propri spazi privati, affrontando costi che nessuno può garantire non si ripresenteranno da qui a breve, e vive in luoghi pubblici per larga parte coperti dalla cenere dell’Etna. Perché anche dove è stata tolta, finisce per ricadere da tegole e cornicioni.

La riunione dei sindaci sull’emergenza cenere dell’Etna, mezzi o fondo di rotazione

Tra i sindaci che hanno preso parte alla riunione sulla cenere dell’Etna c’era Roberto Barbagallo, legato al deputato regionale Nicola D’Agostino e dunque, considerata l’attuale collocazione di quest’ultimo, esponente di Forza Italia. “In questo momento abbiamo bisogno di risorse a copertura delle spese che effettueremo nelle prossime settimane per la pulizia del territorio. Contemporaneamente apriamo un tavolo per discutere del futuro e di un piano in caso di ulteriori eventi parossistici”, ha dichiarato Barbagallo, che già domenica aveva invitato a lasciare da parte le polemiche. A fare eco al sindaco acese è stato il collega di Misterbianco, anche lui di Forza Italia, Marco Corsaro. “Non serve immaginare chissà quale soluzione, basta invece organizzarsi su tre aspetti: pulizia delle città, stanziamenti economici compensativi e strutturali per Comuni e cittadini e, infine, la gestione del conferimento finale della sabbia vulcanica – ha detto Corsaro –. Stiamo già lavorando sul primo punto: quando pioverà cenere, a Misterbianco puliremo con la nostra nettezza urbana in maniera più celere e repentina. Intendiamo, cioè, inserire lo spazzamento immediato della cenere vulcanica, attraverso mezzi specializzati, nel capitolato del prossimo appalto comunale”.

Scontro politico a parte, ad accomunare tutti i sindaci è la necessità di quantificare le spese da sostenere per la pulizia dei territori. Alcuni Comuni hanno già fatto una stima, che in alcuni casi – come Giarre – sfiora il mezzo milione di euro; altri sono ancora alle prese con i conteggi ma ipotizzano somme ben più elevate. Per i deficitari bilanci degli enti locali, si tratta di cifre impossibili da sostenere senza rischiare il collasso.

A impensierire tutti però è una domanda: cosa accadrà in futuro? Che si tratti di emergenza o di normale gestione è chiaro che anche un contributo straordinario da parte dello Stato potrebbe non bastare nel momento in cui, tra qualche settimana o mese, l’Etna dovesse tornare a sputare fuori tonnellate e tonnellate di cenere.

Per questo motivo, anche durante la riunione dei sindaci si è ragionato su quale strada prendere per farsi trovare più pronti. Il bivio al momento è rappresentato da chi ritiene sia necessario investire nell’acquisto di mezzi e chi considera tale spesa un rischio. Il motivo sta nel quantitativo di macchine che sarebbero necessarie per garantire una pulizia tempestiva in più comuni contemporaneamente e sul personale di cui si dovrebbe disporre. Per ogni bobcat – è la formula che ritorna a ogni riunione – servono tre operai, di cui uno specializzato. Personale che la maggior parte degli enti locali non ha.

A mettere sul tavolo queste osservazioni sono coloro che vorrebbero che fosse la Regione a prendere in mano la faccenda, istituendo un fondo di rotazione da cui attingere di volta in volta e soprattutto provando a governare un mercato che al momento è fuori controllo.

La questione dei prezzi

Scorrendo gli albi pretori dei Comuni colpiti, si trovano le prime determine per acquisire i servizi di pulizia delle strade. Le fatture, in alcuni casi, sono di poche decine di migliaia di euro ma riguardano interventi limitati a vie e piazze principali. Nulla che abbia a che vedere con il ripristino delle condizioni precedenti alle eruzioni.

I sindaci concordano sulla necessità di definire una cornice entro cui fissare i rapporti economici tra privati e pubblico per un servizio che potrebbe diventare sempre più frequente da qui in avanti. “Andrebbero sottoscritti degli accordi quadro con ditte interessate, in cui si fissano dei prezzi e all’occorrenza ci si può avvalere delle prestazioni degli aggiudicatari”, riflette uno dei primi cittadini parlando al Quotidiano di Sicilia.

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Cenere dell’Etna e nodo salute

Finora a rimanere ai margini del dibattito è stato il tema degli effetti che la cenere vulcanica può avere sulla salute di chi ne viene a contatto, soprattutto per quel che riguarda l’inalazione delle polveri. Nella riunione si è stabilito di redigere un documento con cui chiedere il coinvolgimento dell’Università per lavorare a uno studio che possa portare a saperne di più. Il discorso vale anche per la gestione della sabbia nelle fasi di pulizia dagli spazi pubblici e privati: “Ogni volta che i mezzi entrano in azione si sollevano nubi di polvere e lo stesso accade quando i cittadini usano i soffiatori. Siamo sicuri che ciò non metta a rischio la salute di tutti? Al momento però – conclude uno dei sindaci – non ci sono linee guida ufficiali da seguire”.

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Un commento

  1. Pippo ha detto:

    Ora spiego perché è una discussione di lana caprina,ed un finto problema. Per la soluzione chiedere al responsabile della logistica e delle piste di Sigonella visto cenere o non cenere sono operativi 24 ore su 24.

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