Sicilia "virtuosa" e Mezzogiorno fondamentale per l'economia italiana, seppur con una crescita più contenuta e problemi ancora da risolvere: ecco i dati dello studio della CGIA di Mestre.
“Il Sud cresce quattro volte più di Francia e Germania messe assieme”: è la sorprendente rivelazione emersa dall’ultimo studio della Cgia di Mestre, che però sottolinea anche come la crescita in Italia continui a essere trainata dal Nord e come in realtà – nonostante i risultati incoraggianti delle ultime rivelazioni – le difficoltà permangano.
Una “vittoria a metà”, si potrebbe dire. Però anche una riflessione su come non sia tutto fermo: per il Mezzogiorno d’Italia c’è ancora speranza. E anche e soprattutto per la Sicilia, visto che tra le città “più virtuose” sul fronte della crescita c’è anche una città isolana: Trapani.
Il Sud visto dallo studio della Cgia
L’incipit del report Cgia è chiaro: “Sebbene nel 2023 il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la ripartizione geografica che in Italia registrerà l’aumento del Pil più contenuto (+1% circa rispetto al +1,1 nel Centro e al +1,2 per cento circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8%) e, in particolar modo, della Germania (-0,3%) che ormai è in piena recessione tecnica”. Non è tutto rosa e fiori, ma il Sud non è fermo e – di fronte al rallentamento dell’economia e alle difficoltà provocate da pandemia, guerra e inflazione – sta contribuendo a rendere l’Italia uno dei Paesi più “dinamici” d’Europa.
“L’Italia si sta difendendo meglio degli altri, anche per merito del Sud”, si legge ancora nella nota della Cgia. Un fenomeno che viene descritto senza mezzi termini come “una rivincita degli ultimi“. Francia, Germania e Regno Unito – i “migliori”, nei dati e nella percezione popolare – rimangono indietro.
A garantire questa crescita esponenziale e importante del Sud, secondo la Cgia, sarebbero principalmente tre fenomeni. Il primo: gli aiuti contro la crisi pandemica prima e il caro-bollette poi, almeno 180 miliardi stimati tra il 2020 e il 2022 e altri 91 per mitigare i rincari energetici negli ultimi mesi. Un sostegno che in parte è stato visto come “assistenzialismo”, ma che almeno sembra essersi rivelato utile per “anestetizzare” gli effetti della crisi.
Il secondo: la ripresa dei consumi, significativa soprattutto nel Mezzogiorno. E infine, il terzo e ultimo fattore fondamentale per la crescita: il forte aumento degli investimenti fissi al Sud, “che, grazie anche alle risorse messe a disposizione dal PNRR, ha interessato, in particolar modo, il comparto delle costruzioni“.
Crescita, il punto sulla Sicilia
Nella classifica per PIL relativa al 2023, la Sicilia appare all’ottavo posto con una crescita rispetto ai livelli pre-Covid del +0,64% e dell’1,12% nel 2023 (media nazionale 1,13%). Sono ancora Lombardia, Veneto e Trentino a guidare la crescita, ma il risultato dell’Isola più grande del Mediterraneo è comunque sorprendente.
Tra le città più “virtuose” sul fronte della crescita nel 2023, inoltre, c’è una grande sorpresa: la città di Trapani occupa il quarto posto, dopo Ascoli Piceno, Milano e Venezia. Buono anche il risultato di Caltanissetta, al settimo posto. Seguono, in Sicilia: Catania (15), Agrigento (20), Palermo (23), Enna e Messina (40 e 41, nella media nazionale con un +1,13). Chiudono la classifica isolana Ragusa (posizione 58) e Siracusa, al 75esimo posto (di 107 province italiane considerate) e con un lieve calo rispetto ai livello pre-Covid.
“Le difficoltà permangono”
La crescita del Sud per la Cgia di Mestre è significativa. Questo non significa, però, che sia tutto al top. “Nonostante i segnali positivi appena richiamati, la situazione generale del Sud rimane ancora critica”, si legge nel report.
Si evidenzia che, purtroppo, anche in Italia è in atto un “forte rallentamento dell’economia”, soprattutto legato all’inflazione e alla questione dei tassi d’interesse. Si prevede un “autunno pieno di insidie” proprio a causa di questo fattore. Rimangono, poi, i classici problemi di sempre: disoccupazione (soprattutto giovanile e femminile), povertà e rischio di esclusione sociale, sviluppo contenuto della Pubblica Amministrazione, deficit infrastrutturale e carenze storiche.
Per la Cgia, però, una strada per rivoluzionare il Sud c’è: “I segnali in grado di dar corpo a una svolta ci sono e potrebbero consolidarsi se nei prossimi tre anni riusciremo a spendere bene tutte le risorse che il PNRR ha destinato al Mezzogiorno”.
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