Comuni alle strette in Sicilia, 58 sono in dissesto

Comuni alle strette in Sicilia, 58 sono in dissesto: la Regione corre ai ripari

Antonino Lo Re

Comuni alle strette in Sicilia, 58 sono in dissesto: la Regione corre ai ripari

Antonio Giordano  |
giovedì 22 Giugno 2023

Una emergenza conclamata dal momento che circa 300 comuni su 391 non sono stati in condizione di approvare i bilanci di previsione per l’anno 2022

L’emergenza dei bilanci dei comuni siciliani è conclamata e anche nel 2023 è stato differito al 31 luglio il termine per l’approvazione dei bilanci locali costringendo le amministrazioni a una spesa in dodicesimi quando sarebbe necessaria la capacità di programmare, specie in questo momento. In Sicilia i dati ufficiali certificano che 58 comuni (su 391) sono in dissesto, 56 in procedura di riequilibrio, e lo sorso anno 278 enti (circa il 71%) sono stati commissariati dalla Regione per l’omessa approvazione del bilancio consuntivo 2021. Una emergenza conclamata, dunque, dal momento che circa 300 comuni su 391 non sono stati in condizione di approvare i bilanci di previsione per l’anno 2022, mentre ad agosto 2021 solo 140 Comuni su 390 avevano approvato il documento contabile.

I problemi sul tavolo

Una emergenza che è sul tavolo dell’Anci che questa mattina ha incontrato l’assessore all’economia, Marco Falcone, nel corso del consiglio regionale dell’associazione. I comuni hanno manifestato “l’esigenza di un forte raccordo tra la Regione Siciliana e l’Anci Sicilia è particolarmente importante in una regione che, pur riconoscendo, anche nel proprio statuto speciale, il ruolo centrale dei Comuni, non ha ancora istituito, come nelle altre regioni d’Italia, il Consiglio delle Autonomie locali”, hanno spiegato Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano nel corso del Consiglio regionale. L’Anci Sicilia ha, inoltre, chiesto all’Assessore all’economia di essere parte attiva nelle trattative tra Stato e Regione Siciliana che direttamente e indirettamente hanno un impatto sugli Enti locali, questo anche rispetto alla necessità che in quella sede si approntino finalmente scelte di carattere normativo e finanziario capaci di intervenire sulla crisi strutturale delle amministrazioni locali dell’Isola. “È interesse diretto della Regione siciliana che vi siano norme che consentano ai Comuni di approvare gli strumenti finanziari nei tempi previsti dall’Ordinamento e di assumere le figure qualificate di cui hanno bisogno, anche al fine di poter attuare in maniera compiuta le scelte strategiche e di programmazione della Regione”, aggiungono Amenta e Alvano.

Ecco i fondi necessari

Come primo passo Anci chiede di reintegrare con 22 milioni il “Fondo” per i comuni mantenendo la stessa entità di risorse destinate nel 2022, il ripristino dei 115 milioni, relativi alla copertura finanziaria del Fondo per gli investimenti, che provvedono a dare copertura anche alla quota capitale delle rate di ammortamento dei mutui accesi per il finanziamento di spese di investimento, il reintegro dei 200 milioni per il Fondo Progettazione (art. 11, comma 1, L.R. 2/2023, impugnato dal Governo nazionale) e di 50 milioni annui, anche a valere sugli Accordi Stato – Regione, quale contributo per i costi della spesa socio-sanitaria insieme alla previsione di 15 milioni annui per il funzionamento dell’Ufficio Comune delle Coalizioni Territoriali (costi di personale, strumentali e logistici) e per la spesa delle risorse territorializzate della Programmazione 2021/2027.

Speranze nella manovrina

L’Assessore Falcone ha comunicato che nella “manovrina” (il collegato che dovrebbe essere approvato la prossima settimana) saranno reintegrati sia i 22 milioni del fondo destinato ai Comuni, che i 115 milioni di euro relativi alla copertura finanziaria del Fondo per gli investimenti. Ha annunciato, inoltre, che sono allo studio dei dipartimenti regionali soluzioni idonee a fronteggiare i maggiori costi dell’energia, i sovracosti relativi al conferimento dei rifiuti in discarica e la creazione di un fondo regionale di garanzia a parziale copertura del Fondo Crediti di Dubbia “Una esigibilità che ha vessato i Comuni in questi ultimi anni”, ha spiegato l’esponente della giunta Schifani.

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