E' stato messo a punto da un team di ricercatori dell'Università di Catania. Dallo studio risulta che in Sicilia "la percentuale di casi non identificati è inferiore rispetto al dato nazionale". Applicazioni "sentinella" da distribuire alla popolazione
Un team dell’università di Catania sta lavorando a un modello epidemico compartimentale che permette di stimare la frazione di soggetti positivi ancora non identificati sulla base del numero di decessi.
Ha già validato il modello sui dati cinesi prima del lockdown di Wuhan e della provincia di Hubei del 23 gennaio, dimostrando che circa il 90% dei contagi da Sars-cov-2 non erano stati identificati.
Secondo i ricercatori, “se assumiamo che il numero di casi riportati sia più basso dei casi reali, allora il tasso di letalità in Italia – attualmente stimato intorno al 12.9% – potrebbe essere considerevolmente più basso”.
Tali risultati sono al momento oggetto di peer-review da parte di riviste scientifiche internazionali.
“Per analizzare i dati siciliani – sottolineano i ricercatori – è stato necessario integrare il modello, considerando anche il numero di ospedalizzazioni in terapia intensiva. Tali analisi, hanno permesso di stimare che la percentuale di casi non identificati nella nostra regione è inferiore rispetto al dato nazionale”.
Il team d’Ateneo ha valutato l’efficacia degli interventi di contenimento imposti dal Dpcm del 9 marzo e resi più stringenti dal Dpcm del 22 Marzo.
“In assenza di restrizioni il modello avrebbe previsto circa 10mila ricoveri in terapia intensiva al 13 aprile con una mortalità di circa 1.700 pazienti – aggiungono i ricercatori – e le misure adottate hanno consideratamente ridotto il numero di nuovi contagi sia in ambito comunitario che ospedaliero, come mostrato dai trend di ricoveri in terapia intensiva e di decessi nell’ultima settimana. Sebbene i nostri sforzi e rinunce quotidiane si stiano rivelando efficaci nel contrastare l’attuale emergenza la probabile presenza di casi asintomatici o di lieve gravità non ancora documentati necessita di ulteriori approfondimenti”.
Sulle applicazioni “sentinella” da distribuire alla popolazione spiegano che, applicate nel pieno rispetto della normativa legata alla privacy, “consentono di risalire a ritroso alla catena di contatti, di informarli e quindi di procedere ad eventuali isolamenti fiduciari, contenendo in maniera quasi automatica l’ulteriore diffusione”.