La corsa del Pnrr fra ritardi, incertezze e bocciature - QdS

La corsa del Pnrr fra ritardi, incertezze e bocciature

La corsa del Pnrr fra ritardi, incertezze e bocciature

martedì 20 Febbraio 2024

La Corte dei Conti lancia l’allarme: senza un corretto utilizzo di tali risorse crescita e sviluppo sono un’utopia. Così l’inefficienza rischia di affossare il Pil nazionale

ROMA – “Per garantire la crescita e ridurre le disparità, uno stimolo allo sviluppo e alla coesione territoriale sarà offerto dalla piena attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), oltre che dalla realizzazione dei progetti finanziati da fondi nazionali ed eurounitari”: le parole della più alta carica della magistratura contabile, Guido Carlino, pronunciate nella sua relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, tenutasi a Roma lo scorso 13 febbraio, non lasciano spazio all’interpretazione. Lo “sviluppo” e la “coesione territoriale” potranno realizzarsi solo con la “piena” attuazione del Pnrr, che – come abbiamo scritto tante, tantissime volte – è un’opportunità di rilancio che il Paese non può e non deve lasciarsi scappare.

Lo sviluppo strettamente legato all’attuazione del Pnrr

L’andazzo di questi primi due anni fa però temere che possa tramutarsi nell’ennesima occasione sprecata: le stime di impatto del Pnrr, riportate della Relazione integrale del presidente Carlino, non sono infatti confortanti: “Nel Def 2023 il Governo ha ulteriormente abbassato le stime. La crescita aggiuntiva attribuita al Piano nell’intero periodo 2021/2026 è ora più bassa di 3,5 punti rispetto alle prime quantificazioni (9,2 contro 12,7 punti percentuali) e di 1,5 punti nel confronto con il precedente Def”.

L’aggiornamento della Corte dei Conti

L’aggiornamento, effettuato dalla Corte dei Conti, ai primi mesi del 2023 del tasso di avanzamento complessivo del Pnrr mette in evidenza situazioni eterogenee nelle varie missioni e componenti: “Le prime tre missioni (digitalizzazione, transizione energetica e infrastrutture), peraltro caratterizzate da dimensioni finanziarie maggiori, evidenziavano a quella data progressi finanziari più ampi rispetto alle missioni 4 e 5 (legate all’istruzione e all’inclusione) e soprattutto alla missione 6 in tema di salute”.

Sono venuti a galla anche ritardi da parte di alcuni soggetti attuatori

Dai controlli eseguiti dai magistrati contabili è emerso sì “il generale raggiungimento degli obiettivi preliminari rispetto all’avvio delle iniziative, consistenti nell’adozione di provvedimenti amministrativi, pubblicazione di bandi e avvisi, stipula di convenzioni con soggetti attuatori, trasferimento di somme a titolo di anticipazione” ma sono venuti a galla anche “ritardi da parte di alcuni soggetti attuatori rispetto all’avvio degli interventi e conseguenti richieste di loro rimodulazione da parte delle amministrazioni titolari”.

I rilievi e le raccomandazione della Corte dei Conti

Non sono infatti mancati “rilievi e raccomandazioni in riferimento ad alcuni aspetti”, che nella Relazione integrale sono elencati uno a uno: la capacità di spesa inferiore a quella preventivata e conseguente rallentamento nell’attuazione delle iniziative, criticità dovuta sia all’impennata dei costi per le opere pubbliche, che alle difficoltà gestorie riscontrate dalle amministrazioni interessate, caratterizzate da personale sottodimensionato e privo di competenze adeguate per espletare le complesse procedure previste per il Pnrr; la necessità di tenere in considerazione gli obiettivi previsti dal programma strategico per il ‘Decennio digitale 2030’, al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse Ue stanziate per gli interventi di digitalizzazione; l’opportunità di uniformare l’offerta e il presidio dei servizi relativi agli interventi in ambito territoriale, soprattutto quelli relativi alla rigenerazione urbana volti a ridurre la situazione di emarginazione e degrado sociale, nonché di una maggiore attenzione alla cosiddetta ‘quota Mezzogiorno’; l’utilità di implementare il sistema ReGiS, con particolare riguardo alle informazioni sullo stato di attuazione del Pnc e all’impatto di ogni intervento rispetto alle priorità trasversali del Pnrr, all’interoperabilità con le banche dati delle amministrazioni locali”.

Criticità per i “progetti in essere”

Non è finita qui: “Altre criticità sono state rilevate per quanto concerne i cosiddetti ‘progetti in essere’, ossia le misure già previste dalla legislazione ante Pnrr (e pertanto con stanziamenti di spesa a carico del bilancio dello Stato), ammissibili al finanziamento comunitario purché avviate a decorrere dal 1° febbraio 2020 e conformi ai requisiti del regolamento (Ue) 2021/241. Infatti, riguardo a tali iniziative è stata anzitutto riscontrata la difficoltà di adeguamento alle condizionalità previste dal Piano, soprattutto con riferimento al principio del non arrecare danno significativo all’ambiente (Dnsh). Inoltre, per quanto concerne gli interventi gestiti dai Comuni di piccole dimensioni e meno dotati di personale qualificato, l’erogazione dei contributi è vincolata, oltre che al soddisfacimento delle condizioni previste dalle leggi statali, anche all’alimentazione del sistema ReGis, ritenuta da alcuni enti difficoltosa con rallentamento dell’attuazione degli interventi stessi”.

Va da sé che “i gradi di progresso non siano necessariamente emblematici di eventuali ritardi di alcune missioni rispetto ad altre, riflettendo piuttosto la diversa distribuzione temporale nella programmazione delle risorse all’interno dell’arco di vita del Piano” ma resta indubbio che “essi mettono comunque in luce l’importante sforzo finanziario richiesto nei prossimi anni a tutti gli attori pubblici coinvolti nella realizzazione delle iniziative”.

Il percorso di digitalizzazione della Pubblica amministrazione

Un esempio su tutti: il percorso di digitalizzazione della Pubblica amministrazione che è sì “stimolato dalle misure del Pnrr” ma che, d’altro canto, “dovrà necessariamente essere accompagnato dal rafforzamento delle dotazioni di personale caratterizzato da elevate competenze tecniche”. Partendo infatti “dall’analisi del contesto di ritardo che caratterizza il panorama italiano, in particolare nel settore pubblico”, la Corte ha valutato “la possibile evoluzione dei fabbisogni di personale con specializzazione in ambito digitale”.

È su azioni come questa che “incideranno le scelte di revisione delle iniziative, alla luce del mutato contesto di riferimento e di eventuali criticità emerse, e le misure adottate dal governo con il Dl n. 13/2023 che, anche in linea con le indicazioni della Corte dei Conti, è intervenuto per riorganizzare e rafforzare le strutture centrali di coordinamento, anche sotto il profilo della dotazione di personale stabile, nonché ha adottato misure di semplificazione, vertenti sia sulla gestione finanziaria delle risorse del Piano, sia sulle procedure amministrative strumentali alla realizzazione degli investimenti”.

Per poter perseguire la strada della crescita economica, oltre all’obiettivo – ribadito in più passaggi durante l’inaugurazione sia da Carlino che dal procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri – di riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil, resta quindi cruciale “la necessità di una maggiore concentrazione degli sforzi amministrativi e finanziari su un’efficiente ed efficace attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr”.

Il coordinamento della finanza pubblica presenta luci e ombre

Di fronte alla fotografia scattata dalla Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica che “con riguardo al 2022 e ai primi mesi del 2023, presenta luci e ombre” perché “l’andamento (degli investimenti, nda) è stato molto meno dinamico del previsto”, il Pnrr infatti “offre alle amministrazioni la possibilità di recuperare una capacità progettuale che è stata, in molte realtà, persa negli anni del risanamento finanziario”. Questa possibilità però “deve accompagnarsi a meccanismi che sanzionino l’assenza di una adeguata programmazione e la cattiva progettazione, cause, troppo spesso, di una dilatazione dei tempi di impiego delle risorse”.

In sostanza, la disponibilità di risorse extra, come possono essere considerate quelle del Pnrr, può e deve indurre a “intervenire per rimuovere i limiti che hanno finora impedito un efficace utilizzo dei fondi previsti per gli investimenti ‘ordinari’”.

Un meccanismo virtuoso indispensabile per sbloccare la macchina produttiva del Paese, per accrescere il Pil e rafforzare l’economia nazionale. Passaggi essenziali per evitare che l’Italia possa finire in un baratro economico-sociale da cui sarebbe poi difficilissimo uscire.

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