E' quanto rileva il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.
Da 15 settimane consecutive si registra una discesa dei nuovi casi Covid settimanali. Tuttavia si continua a rilevare una progressiva diminuzione dell’attività di testing, calata di oltre il 60% da inizio maggio a oggi, che “sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti”.
E’ quanto rileva il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. In particolare, nella settimana 23-29 giugno 2021, rispetto alla precedente, si rileva una diminuzione del 26,9% di nuovi casi (5.306 rispetto a 7.262) e una stabilizzazione dei decessi (220 rispetto a 221). In calo anche del 26,8% i ricoveri con sintomi (1.676 rispetto a 2.289) e e del 25,4% le terapie intensive (270 rispetto a 362).
“Prosegue, ormai più lentamente, la riduzione dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari Gimbe – che ha portato l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid al 3% sia in area medica che in terapia intensiva: anche questa settimana tutte le Regioni registrano valori inferiori al 10% e sono 5 le Regioni senza pazienti Covid ricoverati in area critica”.
In dettaglio, dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 1.676 (-94,3%) e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 270 (-92,8%). Le persone in isolamento domiciliare, dal picco del 28 marzo, sono passate da 540.855 a 50.878 (-90,6%). Mentre i decessi, in calo da 10 settimane consecutive, si sono stabilizzati attestandosi nell’ultima settimana ad una media 31 al giorno rispetto ai 32 della settimana precedente.
“Tuttavia, – precisa il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta – rispetto alla settimana 5-11 maggio il numero di persone testate settimanalmente si è progressivamente ridotto del 60,3%, passando da 662.549 a 263.213”.
A oggi 2.384.966 di over 60 (13,3%) non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino e 4.648.515 (26,0%) sono in attesa di completare il ciclo con la seconda dose: sono dunque oltre 7 milioni gli ultrasessantenni parzialmente o totalmente esposti a rischio di malattia grave che non hanno adeguata copertura contro la variante Delta.
L’86,7% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con alcune differenze regionali: se Puglia, Umbria e Lazio hanno superato il 90%, la Sicilia si ferma al 76,2%. Mentre sono 2.384.966 (13,3%), dunque, gli over 60 che non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali: dal 23,8% della Sicilia al 8,1% della Puglia.
Pur non conoscendo al momento l’esatta prevalenza della variante Delta in Italia, secondo il Gimbe, la sua maggiore contagiosità e la documentata limitata efficacia di una singola dose di vaccino richiedono una rivalutazione delle strategie vaccinali per minimizzarne l’impatto clinico e quello sui servizi sanitari.
Due dovrebbero essere ora obiettivi prioritari alla luce dei quali rimodulare la campagna vaccinale: da un lato raggiungere il maggior numero possibile di over 60 che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, preferendo i vaccini a mRna, che consentono un richiamo in un arco di tempo inferiore rispetto a quelli a vettore virale; dall’altro anticipare quanto possibile la somministrazione della seconda dose in questa fascia di età.
Infine, “rispetto alle forniture stimate nel Piano – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – rimarrebbero da consegnare circa 20,9 milioni di dosi, il 27,4% di quelle originariamente previste: anche non considerando il vaccino di CureVac che non ha superato con successo i test clinici, in assenza di ulteriori consegne in settimana, il secondo trimestre chiuderà con oltre 13,6 milioni di dosi in meno”.