In attesa di J&J e di raggiungere l'obiettivo 500mila vaccinazioni al giorno, si tenta la risalita con 333mila dosi Moderna e i nuovi stock Pfizer, mercoledì prossimo arriveranno 279mila AstraZeneca.
L’aumento costante di strutture per le inoculazioni, nuovi arrivi di medici pronti alle iniezioni e presto anche il coinvolgimento delle farmacie. Ma in Italia la soglia delle somministrazioni non potrà andare oltre le 200mila al giorno anche in questa settimana: non ci sono abbastanza fiale per correre di più.
I numeri dei carichi giunti finora sono però ancora troppo bassi rispetto all’aggiornamento delle cifre di inizio marzo: all’appello mancherebbero – secondo liste delle previsioni del primo trimestre – almeno 4 milioni di dosi, pur prevedendo l’arrivo di altre 2 milioni entro il prossimo 3 aprile (fino a questa data ne sarebbero dovute arrivare 15.694.998 milioni in tutto).
Tutto ciò nonostante la capacità
di inoculazione nel Paese – anche grazie all’accelerazione del Commissario per
l’Emergenza Covid, Francesco Figliuolo – sia già di circa il doppio rispetto
alle quantità di siero a disposizione. Il Lazio, una delle regioni italiane più
virtuose, ha già effettuato 800mila somministrazioni, circa quante fatte dalla
Gran Bretagna in un solo giorno, dove si hanno a disposizione massicce quantità
del siero di Oxford.
Negli Usa, invece, sono state distribuite complessivamente già 124 milioni di dosi.
Sul fronte nazionale, proteste arrivano anche dai governatori: “con una mail alla Regione Liguria sono state tagliate circa 60 mila dosi di AstraZeneca, cioè il 60% delle consegne di aprile, facendo saltare tutta la programmazione”, lamenta il ligure Giovanni Toti.
L’arruolamento di personale intanto prosegue. Il ministero della Salute, è pronto a far entrare in campo nuove forze, con 164.800 medici (42mila sono quelli di famiglia, 38mila gli specializzandi, 7mila i pediatri, 14.800 gli specialisti ambulatoriali, 63mila gli odontoiatri), fino a 270mila infermieri e 19mila farmacie coinvolte.
Ma su quest’ultimo caso la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici pone i suoi paletti: “il medico dev’essere presente in ogni sede vaccinale, comprese le farmacie e le parafarmacie” per raccogliere il consenso informato e garantire l’intervento in caso di necessità.
Le inoculazioni viaggiano in ogni caso a fasi alterne, con numeri sparsi anche in merito alle categorie immunizzate: la Toscana ad esempio – denuncia Stefano Mugnai, vicepresidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera – è indietro (27%) sugli over 80 mentre altri hanno raggiunto una copertura del 40-50% degli anziani.
Anche per questo in programma c’è una piattaforma nazionale di supporto alle Regioni per le prenotazioni, di raccordo tra i vari territori e che possa omogeneizzare la campagna in tutto il Paese.
“Non è possibile avere 21 sistemi sanitari regionali che vanno in ordine sparso e che una piattaforma dedicata alla vaccinazione non abbia funzionato, considerato che ci sono mesi di lavoro dietro”, tuona il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri, soprattutto dopo il caso in Lombardia per il malfunzionamento del sistema informatico Aria e gli sms non pervenuti per le convocazioni all’hub di Cremona.
Sileri resta comunque convinto che “per la fine dell’estate credo che sarà completata la campagna per coloro che desiderano vaccinarsi a patto che non vengano fuori delle varianti che eludono i vaccini esistenti”.
Sembrano rientrati i timori su AstraZeneca, dopo il via libera dell’Ema alla ripartenza.
Lo stesso presidente del Cts e del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ribadisce: “è un vaccino sicuro dai 18 anni in su e non ci sono motivi per avere esitazioni, basta vedere i numeri in Gran Bretagna dove dieci milioni lo hanno già ricevuto e la mortalità si è ridotta del 90%. Il messaggio forte è vacciniamoci”.