In India sono morti in un giorno quasi 3mila persone a causa della nuova variante che, adesso, ha raggiunto anche l'Italia. Ecco perché spaventa
La variante indiana del coronavirus è stata scoperta lo scorso ottobre. Nel giro di pochi mesi è riuscita a mettere in ginocchio l’India, che ha registrato il tragico record di contagi e di morti. Adesso la nuova variante minaccia l’Europa. Dopo la Svizzera e l’Inghilterra, tocca all’Italia, dove è stato individuato il primo. Il ministro Speranza vieta l’ingresso nel Paese a chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni. E corrono pesanti dubbi anche sull’efficacia dei vaccini attualmente disponibili.
India in ginocchio, la variante ora spaventa l’Europa: primo caso registrato anche in Svizzera
Continua a crescere la curva dell’epidemia di Covid in India, che ha stabilito il quarto record consecutivo per contagi quotidiani. Nelle ultime 24 ore sono stati 349.691, portando il totale a 16,96 milioni. I decessi in un giorno sono stati 2.767, il numero più alto finora. Le vittime totali sono 192.311. Nella capitale New Delhi muore una persona ogni quattro minuti ed è un dramma anche la sepoltura, tanto che molti corpi vengono bruciati in strada.
Gli ospedali lanciano sos perché i pazienti muoiono per mancanza di ossigeno: è questa l’ultima istantanea dell’incubo Covid in India. Una mutazione temibile che ora spaventa l’Europa.
Maggiore trasmissibilità della variante indiana
Dopo essere comparsa in alcuni Paesi, inclusa l’Italia, un primo caso è stato registrato anche in Svizzera. La variante denominata B.1.617, che presenta una doppia mutazione rispetto al ceppo originario e appare più facilmente trasmissibile, ha riportato l’India in piena emergenza. Appena un mese fa il ministro della Salute annunciava che l’epidemia era giunta “alla fine”, mentre adesso il governo è costretto a inviare le forze armate nelle aree più colpite per i rifornimenti. Negli ultimi tre giorni sono stati bruciati altrettanti record, con oltre 340 mila contagi registrati nelle ultime 24 ore (oltre un terzo degli 893 mila nel mondo, anch’essi un record). E molti esperti stimano che per il picco bisognerà attendere almeno tre settimane.
I dubbi sull’efficacia dei vaccini attualmente disponibili
Complici anche i raduni di massa che sono una consuetudine per gli indiani, dalle riunioni d’affari ai matrimoni. Per non parlare dei milioni di pellegrini che anche quest’anno si sono ammassati nel Gange per la rituale immersione. Gli ospedali a Delhi e in altre città sono al collasso, ma la situazione più grave è la carenza di ossigeno per le terapie intensive. “Viviamo in una città in cui respirare è diventato un lusso per tanti”, ha raccontato un medico di un ospedale della capitale alla Bbc, spiegando di passare tanto tempo al telefono, anche con i colleghi, a caccia di bombole.
Solo al Jaipur Golden Hospital, in una notte, 20 pazienti sono morti perché rimasti senza ossigeno. L’unicità della variante indiana, proprio per via della sua doppia mutazione, è motivo di preoccupazione nel resto del mondo, Europa compresa, perché non è chiaro se i vaccini attualmente utilizzati siano in grado di neutralizzarla (in Israele Pfizer sarebbe risultato efficace, ma in modo ridotto).
Il ministro Speranza: “Vietato l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India”
“I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India”, ha affermato su Fb il ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione”, ha annunciato Speranza.
Un primo caso anche in Italia, in Toscana, Ciccozzi: “Ecco perché la variante è più trasmissibile”
La variante indiana è caratterizzata da una duplice mutazione della proteina Spike ed è stata registrata, anche se con un solo caso, in Italia. A spiegarne la pericolosità è Massimo Ciccozzi, ordinario di statistica medica ed epidemiologia molecolare all’Università Campus Bio-Medico di Roma.
La variante B.1.671 è stata segnalata per la prima volta lo scorso ottobre nello stato di Maharashtra in India: “Attualmente si sta diffondendo velocemente nel paese asiatico ma è ormai giunta anche in Europa. In Gran Bretagna – afferma Ciccozzi – sono circa 80 i casi rilevati, mentre in Italia ad oggi risulterebbe un solo caso segnalato lo scorso marzo in Toscana”.
Si tratta, chiarisce, di una variante con una particolare caratteristica: “Presenta due mutazione della proteina Spike, che è quella distintiva del virus SarsCov2. Sono le mutazioni indicate come L452R e E484Q. Attualmente stiamo conducendo uno studio su tale variante e la nostra ipotesi è che le due mutazioni lavorino ‘in coppia’ ed una rende più forte l’altra, con il risultato di rendere la variante più trasmissibile”.
In pratica, spiega l’esperto, “la mutazione L452R si comporta come se fosse un interruttore che accende la seconda mutazione E484Q. Quest’ultima ha acquisto un nuovo aminoacido Q che le permette di entrare meglio nelle cellule e di infettarle. Questo perché, in virtù di tale aminoacido, riesce a ‘fondere’ meglio le membrane cellulari. In questo modo, la variante ‘indiana’ riuscirebbe, secondo la nostra ipotesi, a trasmettersi maggiormente e più velocemente rispetto al virus originale”.
La sua maggiore trasmissibilità, afferma Ciccozzi, “sembrerebbe confermata dal veloce aumento di casi in India, mentre è per ora contenuta la sua presenza in Europa”.
L’ipotesi di una maggiore trasmissibilità, sottolinea, “accresce la preoccupazione, mentre si sta valutando anche la risposta ai vaccini. Dai primi dati, emergerebbe una lieve minore efficacia dei vaccini disponibili su questa variante”.
Infatti, precisa, “sembrerebbe diminuire leggermente la risposta degli anticorpi neutralizzanti stimolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti T. Questa – commenta – è comunque una buona notizia perchè indicherebbe una certa efficacia dei vaccini in uso”. Ad ogni modo, avverte l’esperto, “la massima cautela è d’obbligo ed è fondamentale potenziare il monitoraggio ed il sequenziamento dei genomi dei casi positivi, in una percentuale di almeno il 10%, per rilevare tempestivamente la presenza di questa e altre varianti”. Infatti, “la circostanza che in Italia non siano stati al momento rilevati molti casi di variante indiana – afferma – potrebbe essere dovuta anche a un minor flusso di contatti e viaggi dall’India, ma la questione rende evidente la necessità che la vaccinazione anti-Covid sia estesa a tutti i paesi, anche in Asia”. Se a vaccinarsi sono “solo i Paesi occidentali – conclude Ciccozzi – il problema non verrà risolto e saremo sempre allo stesso punto, perchè dall’estero arriveranno nuove varianti contro le quali i nostri vaccini non sono ancora ‘tarati’ e si innescherà una ‘rincorsa alla variante’ molto pericolosa”.
L’esigenza di una strategia globale
“Non ci sono dati” che supportino al momento la possibilità che la variante indiana possa resistere ai vaccini, dunque “andrei molto cauto e non creerei allarmismi”. Lo ha detto a ‘Mezzora in più’ il presidente del Consiglio Superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli sottolineando comunque ci sono “alcuni aspetti, per esempio quello relativo al potere contangiante, che vanno chiariti”. Quanto sta accadendo in India, ha poi aggiunto Locatelli, dimostra come “la pandemia va affrontata a livello globale, con i Paesi più fortunati economicamente che devono aiutare chi è più in difficoltà, prima di tutto per ragioni etiche“.