Legge n. 160/2019, plafond da 17 milioni, limite di duemila euro l’anno per richiedente. Ammessi bar, tabacchini, rivendite di carburante e oli minerali ma anche le librerie
ROMA – Novità nell’ambito del credito d’imposta per le edicole, già definito dalla Legge n. 145/2018 (Legge di Bilancio 2019), e che, adesso, grazie alla legge di Bilancio 2020 (L. 160/2019) vede aumentare la platea degli aventi diritto al beneficio economico ma non i fondi messi a disposizione per la misura.
Potranno accedere al beneficio, a partire dal 2020, dunque, anche i titolari di attività commerciali che non operano esclusivamente nell’ambito della rivendita al dettaglio di riviste, quotidiani e periodici.
L’aumento del numero dei beneficiari, frutto anche delle pressioni esercitate dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali), è sicuramente una buona notizia per l’editoria italiana e, soprattutto, per il mondo dell’informazione, da tempo messo a dura prova da una crisi strutturale che sembra non avere fine.
Tra i vari esercizi che a partire da quest’anno avranno accesso al credito d’imposta inizialmente destinato esclusivamente alle edicole, ci sono: i bar (anche quelli all’interno di aree di servizio di autostrade, stazioni e aeroporti), i tabacchini, le rivendite di carburanti e di oli minerali, le librerie e gli esercizi a prevalente specializzazione di vendita, con esclusivo riferimento alla vendita delle riviste di identica specializzazione.
Inoltre, la misura coinvolgerà anche tutte quelle attività commerciali che non rappresentano l’unico punto vendita al dettaglio di giornali e periodici del territorio comunale in cui si trovano.
Nonostante queste nuove condizioni poste dalla Legge di bilancio 2020, l’agevolazione fiscale sarà riconosciuta prioritariamente alle edicole, non andando a minare le già precarie condizioni di chi opera in questo settore. Infatti, collegata alla crisi dell’editoria, per ovvi motivi, è legata anche quella delle attività commerciali che si occupano di rivendere i prodotti editoriali dediti all’informazione dei cittadini italiani. Basti pensare che negli ultimi dieci anni, secondo un’indagine effettuata dal Sinagi (Sindacato nazionale giornalai italiani), solamente in Sicilia, hanno chiuso i battenti circa 400 edicole.
Nessuna novità, invece, per quanto riguarda i fondi destinati alla misura: il tetto di spesa complessivo rimane 17 milioni di euro. Anche l’importo massimo che spetta a ciascun esercente, nel 2020, rimane uguale, con un limite di 2.000 euro all’anno, che sarà detratto dagli importi pagati non solo a titolo di Imu, Tasi, Cosap e Tari, ma anche in relazione alle eventuali spese di locazione che il commerciante spenderà per la propria attività.
Come previsto dalla legge di Bilancio, il credito d’imposta è parametrato agli importi pagati dal titolare del singolo punto vendita per i locali in cui si esercita la vendita, nell’anno precedente a quello dell’istanza di accesso al credito d’imposta.
Nel caso dei punti vendita non esclusivi il credito è parametrato alle stesse voci, ma anche commisurato al rapporto tra i ricavi provenienti dalla vendita di giornali, riviste e periodici al lordo di quanto dovuto ai fornitori e i ricavi complessivi.
Resta ancora un punto interrogativo sul futuro di questa agevolazione, seppur minima, per chi decide di promuovere la cultura attraverso la vendita di quotidiani e periodici, in quanto, per il 2021, non sono ancora stati individuati i fondi per la copertura finanziaria del credito d’imposta.