“I territori etnei in ginocchio a causa delle alluvioni, noi abbiamo limitato i danni grazie al nostro bacino artificiale”
MOTTA SANT’ANASTASIA (CT) – “Più che un hobby è una passione che si tramanda di padre in figlio. Dietro ai miei olivi ci sono tanti sacrifici e un duro lavoro. Il settore olivicolo sta attraversando una grave crisi ma, nonostante ciò, è ancora viva l’attenzione per le eccellenze e su queste dobbiamo puntare” , così esordisce Salvatore Scuderi, security manager dell’aeroporto Pio La Torre di Comiso e produttore olivicolo, intervistato in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia.
L’azienda di Salvatore Scuderi si trova nelle campagne di Motta Sant’Anastasia (CT). Sorta dalle ceneri del Feudo Moncada, Tenuta Vasadonna nasce con un obiettivo: produrre l’olio “da custera”. La Tenuta, che si estende alle pendici dell’Etna, su una superficie di 15 ettari, conta un totale di 3200 ulivi, per una produzione annua di circa 5000 litri di olio extra vergine di oliva biologico. L’azienda prende il nome dalla contrada Vasadonna, luogo in cui, un tempo, le donne del paese si recavano per lavare i panni sul torrente. E dove poteva accadere, a un corteggiatore audace e fortunato, di rubare un bacio alla propria amata.
“La mia professione è molto lontana dall’essere agricoltore – ha detto Scuderi – perché svolgo il ruolo di security manager presso l’aeroporto di Comiso. Sono però figlio di coltivatori diretti che portano marchiato nelle ossa l’attaccamento alla terra e ai suoi frutti. Uomini che hanno passato la vita tra i campi sperando sempre che l’annata migliore sia la prossima. Per questo non potevo abbandonare l’azienda, non potevo svenderla, ma solo recuperarla e rinnovarla. Per alcuni decenni, i territori su cui ho ricominciato a piantare gli ulivi sono stati abbandonati al pascolo, lasciati a disposizione di chi cercava di portare un pezzo di pane a casa. Ma la passione per la terra è sempre stata tanta. Da piccolo aspettavo con ansia il periodo di novembre, momento della raccolta delle olive. Allora seguivo mio papà e mio nonno durante l’olivagione. Mi piaceva osservare i colori della campagna o gli ulivi secolari a ridosso dell’Etna ogni tanto fumante; mi piaceva andare la sera al frantoio, a vedere l’estrazione dell’olio e terminando la giornata con il ‘pane cunzato’ con il nuovo olio”.
“Sul fronte dell’olio extravergine d’oliva – ha continuato il produttore – sono impegnato, in prima persona, da dodici anni, cioè da quando mio padre per ragioni anagrafiche e di salute non ha più potuto gestire l’azienda familiare. Inizialmente ho trovato le difficoltà che incontra ogni piccolo imprenditore agricolo ai suoi inizi, purtroppo oggi costretto a muoversi in un settore abbandonato a se stesso. Nessuno ci crede più, nessuna banca concede mutui agricoli. Ma nonostante tutto la buona volontà e la voglia di imparare rimangono. Il campo è sempre al centro dell’attenzione, nella piena consapevolezza che un buon olio nasce sempre nell’oliveto. Il frantoio è altrettanto fondamentale, certo, ma senza olive sane, nessun frantoio può compiere miracoli. L’olivicoltura, come l’uomo e la vita, non ha mai smesso di migliorarsi”.
“I territori della Piana di Catania sono stati messi in ginocchio – ha sottolineato Scuderi – dalla violenta alluvione che si è abbattuta nelle scorse settimane. Sono stati ingenti i danni strutturali ed infrastrutturali causati alle aziende agricole. Anche noi abbiamo avuto dei danni, ma sono stati contenuti perché in questi anni abbiamo lavorato sull’accumulo delle acque canalizzandole verso il nostro bacino artificiale. Lavori fatti in economia, abbiamo preferito investire i nostri capitali, senza sussidi, perché spesso la macchina burocratica è lenta e farraginosa. Mi auguro che gli enti che sono stati solidali verso di noi produttori agricoli non si dimentichino di pulire le strade, i torrenti e caditoie perché la manutenzione preventiva può fare la differenza.
Bisogna sostenere il processo di ristrutturazione e ammodernamento delle aziende agricole con attenzione anche alla sostenibilità ambientale e al miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro. Inoltre serve rafforzare l’immagine del territorio siciliano in quanto territorio con risorse culturali, materiali e immateriali con forti specificità locali. Oggi la promozione è fondamentale!”
“La cultura dell’olio nei territori agricoli e tra gli anziani è in qualche modo rimasta – ha proseguito l’esperto -, anche se chiaramente non è forte come era molti anni fa e si va sempre di più affievolendo. Il processo di globalizzazione dei mercati ha spazzato via tanto sapere in favore del mero aspetto economico; si parla di costi di produzione, di frodi ma non si parla più di olio. Oggi serve trasmettere una nuova visione, far nascere un’informazione che parli della qualità di questo prodotto, della sua biodiversità, delle sue caratteristiche organolettiche; l’olio deve tornare ad essere concepito come elemento nutrizionale fondamentale della nostra dieta alimentare, come elemento ‘curativo’ attraverso la prevenzione. I nostri figli devono sapere che l’olio non si compra al supermercato ma si produce dagli alberi di olivo”.
“Negli ultimi anni – ha concluso Salvatore Scuderi – il nostro olio ha ottenuto grandi riconoscimenti internazionali, da New York a Londra, in Giappone, in Cina e in Thailandia e questo per me è un grande motivo d’orgoglio. Sapere che Motta Sant’Anastasia è conosciuta in tutto il mondo per le sue eccellenze mi dà la forza per continuare a portare avanti questo ambizioso progetto”.
Biagio Tinghino