Da nemici ed estranei ad amici e fratelli? - QdS

Da nemici ed estranei ad amici e fratelli?

Da nemici ed estranei ad amici e fratelli?

venerdì 24 Dicembre 2021

Tra poco sarà Natale. Per i Cristiani una delle celebrazioni più importanti dell’anno...

ad amici e fratelli?

Tra poco sarà Natale. Per i Cristiani una delle celebrazioni più importanti dell’anno, perché ha tema l’evento fondante e distintivo della stessa, loro, religione. Distintivo da chi o da cosa? Dall’ebraismo con cui il cristianesimo delle origini era in stretto rapporto simbiotico. Questa comune radice è agevolmente rilevabile dagli stessi Vangeli, l’opera su cui si impernia il cristianesimo, in quanto raccontano la vita e la predicazione di Gesù. Ora, senza nessuna pretesa di volersi soffermare sugli aspetti di differenziazione delle due religioni, ma solo per ricordare che non necessariamente distinzione deve comportare contrapposizione, cominciamo con il considerare alcuni semplici fatti.

Il Vangelo di Luca conclude la narrazione degli eventi che accompagnano la nascita di Gesù, con il racconto di quanto avvenuto nell’ottavo e nel e quarantesimo giorno dalla sua venuta al mondo. L’ottavo giorno è il giorno della circoncisione, precetto fondamentale che sancisce il formale ingresso di ogni bambino nella comunità ebraica. Nel quarantesimo giorno si concentrano ben due avvenimenti che caratterizzano la vita degli ebrei osservanti. Maria, madre di Gesù, come la Legge mosaica impone, si sottopone a purificazione, mentre Gesù viene riscattato, quale primogenito ed a tal fine presentato al Tempio. è bene ricordare che nella Torah (Bibbia) è stabilito che la donna, dopo il parto di un figlio maschio è impura, cioè non può partecipare agli atti della liturgia, per sette giorni, l’ottavo giorno, come detto, il bambino deve essere circonciso, ma la donna resterà ancora impura per altri trentatre giorni, decorsi i quali dovrà offrire un sacrificio per la sua purificazione (Levitico 12:1-4). L’offerta sacrificale era costituito da un agnello, unitamente ad una colomba o in alternativa una tortora. Ai poveri veniva accordato, in ragione del loro disagio, di sacrificare soltanto due colombe o due tortore. Maria offrì il sacrificio che veniva offerto dai poveri (Luca 2,24). In ultimo, giacche la Torah prevede che ogni primogenito maschio appartiene al Signore (Esodo: 13,2;13,12s.15) esso andava riscattato con il pagamento di cinque monete ed esattamente cinque sicli d’argento. Nulla viene detto nel Vangelo in merito all’avvenuto pagamento del riscatto, ma viene narrata soltanto della presentazione al Tempio. I Vangeli restano sottacenti anche in merito alla istruzione religiosa di Gesù e riguardo al possibile conseguimento del titolo di rabbino, ma è certo che fosse uno studioso della Legge, così come è pure certo che fosse in aspra polemica con la classe sacerdotale, che in quel momento costituiva il gruppo dominante nel Tempio.

Infine, ma non per importanza, i Vangeli ci ricordano che Gesù ha affermato di non essere venuto ad abolire la Legge mosaica o a promuovere una sua interpretazione che la annulli o la indebolisca (Matteo: 5.17-19). Lui stesso ha compendiato il suo insegnamento in modo confermativo della Legge con queste parole: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro; questa infatti è la Torah e i Profeti” (Matteo: 7,12). Quindi Gesù non rivela alcuna intenzione di fondare una nuova religione o di stravolgere quella esistente, a cui lui stesso apparteneva per origini e per vissuto.

Dopo la morte per croce di Gesù, non si ebbe nell’immediato la scissione dei cristiani dagli ebrei. Saul, poi divenuto il principale missionario del Vangelo, e ai più noto come l’apostolo Paolo, prima di rivolgere la propria predicazione ai pagani, si è prodigato nei confronti degli stessi ebrei, proponendo la figura di Gesù come colui che compiva l’attesa della tradizione giudaica. Le dispute che ne derivarono tra gli aderenti al nascente cristianesimo e gli ebrei rimasti fermi nella loro fede, furono assai aspre. Infatti, andavano sempre più evidenziandosi le divergenze nei criteri di interpretazione della Torah, dalla quale i cristiani andavano discostandosi, abbandonando rituali e precetti. Prima che la comunità cristiana esprimesse la sua identità nei Vangeli occorrerà attendere la seconda metà del primo secolo. A questo punto mentre a fondamento della Fede ebraica restava la Torah, il cristianesimo oltre ad acquisire al proprio patrimonio normativo questa scrittura a cui dava, una propria interpretazione, aggiungeva i Vangeli, per i quali invece restavano estranei gli Ebrei. I Cristiani, in conseguenza, distinsero le proprie scritture in Nuovo e Vecchio Testamento, con le discendenti divergenze nei rapporti tra le due religioni, che si erano venute a formare.

Questo quadro certamente non semplice venne ad essere reso, fatalmente, drammatico dall’intervento della dottrina del vescovo e teologo Marcione, vissuto tra l’85 ed il 160 d. C., il cui proposito era quello di accelerare l’allontanamento tra le due religioni e far si che giudaismo e cristianesimo fossero contrapposte. La tesi di Marcione può sintetizzarsi nell’assunto che il Dio d’Israele sarebbe stato un Dio di sola giustizia e senza misericordia, mentre al contrario il Dio, predicato da Gesù, sarebbe stato il Dio della misericordia e dell’amore. Così dicendo questa teoria non solo opponeva le due religioni, ma prospettava una inammissibile duplicazione dello stesso Dio. Marcione venne subito scomunicato e posto fuori dalla Chiesa, che ha confermato che cristiani ed ebrei adorano lo stesso Dio. Ma ancor oggi malgrado questa antica scomunica “La tentazione di Marcione tuttavia, persiste ancora e si ripresenta in determinate situazioni della storia della Chiesa”, così come ha ricordato il Papa emerito Joseph Ratzinger.  Il seme posto da Marcione, ben presto, ha fatto fiorire opere letterarie come De Iudeis o meglio Adversus Iudaeos (contro gli ebrei) il cui titolo è così loquace che non merita alcun chiarimento. Questa corrente di pensiero è stata una madre scellerata, sempre gravida, che dall’antichità non ha, a tutt’oggi, smesso di partorire persecuzioni, violenze e lutti. Si è dovuto attendere il concilio Vaticano II, voluto da Papa Giovanni XXIII e la sua Nostra Aetate (1965) con la quale la Chiesa cattolica ha riaperto dopo diciannove secoli, in modo paritario e non persecutorio, il dialogo con il popolo ebraico, sino a quella data, ad ogni occasione, additato come perfido e deicida. Colloquio, spesso, svolto con fatti spesso semplici ed affidati alla buona volontà dei pontefici e non sempre seguiti in modo unitario da tutta la Chiesa. Quindi, chi nello spirito del Natale cercherà con lo sguardo, nel presepe il Bambinello, per una sua esigenza di pace ed armonia dovrà, comunque, pensare, prima d’ogni altra cosa, che chi sta osservando era ebreo per nascita e come tale ha vissuto ogni giorno della sua vita terrena. 

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