Confcommercio vede PIL 2023 a +0,9%. Terziario motore di occupazoone
(Teleborsa) - Circa due terzi degli occupati in Italia sono impiegati nel terziario, che si conferma motore dell'occupazione, a dispetto del contraccolpo subito con la pandemia. Una locomotiva che rischia di fermarsi a causa della mancanza di manodopera specializzata. E' quanto emerge dall'osservatorio "Terziario e lavoro" realizzato dall'ufficio studi di Confcommercio, in occasione della ventiduesima edizione del Forum internazionale di Confcommercio "I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000", organizzato in collaborazione con Ambrosetti, che si svolge oggi e domani a Roma a Villa Miani.
Le stime macroeconomiche annunciate dal direttore Mariano Bella indicano un aumento del Pil dello 0,9% quest'anno e dell'1,2% nel 2024, mentre i consumi dei residenti cresceranno a ritmo più lento dello 0,5% nel 2023 e dello 0,7% l'anno prossimo.
"Possiamo certo affermare che il peggio sia passato, ma resta confermata una sostanziale incertezza dello scenario internazionale, come resta confermato il rallentamento dell'economia mondiale", commenta il Presidente Carlo Sangalli nel suo discorso di apertura del Forum, facendo cenno ai problemi strutturali del Paese, "a cominciare dalla debolezza dei consumi che, nella media del 2022, sono ancora sotto di quasi venti miliardi di euro rispetto al 2019.
"Dobbiamo lavorare per costruire una nuova e più forte fase di sviluppo, proprio per evitare di ripiombare nell'incubo degli ‘zero virgola'", afferma il Presidente di Confcommercio, aggiungendo "ci sembra che il DEF fotografi il 2023 come spartiacque tra la brillante fase di reazione post pandemica e il 2024 come momento di nuovo impulso alla crescita, basato sulla realizzazione del PNRR, dentro il rinnovato quadro di regole europee".
"Al Governo abbiamo chiesto, buone regole, buoni investimenti, buone politiche a sostegno del terziario di mercato, per il commercio, per i servizi, per il turismo, per i trasporti e per il lavoro autonomo", sottolinea Sangalli, ricordando che "questo comparto rappresenta il settore che può dare il maggiore impulso alla nuova occupazione, soprattutto femminile, e irrobustire la crescita del nostro Paese".
A proposito dell'occupazione, infatti, il rapporto dell'Ufficio studi segnala che degli oltre 17 milioni di occupati regolari registrati a giugno 2022, sono più di 11 milioni quelli attivi nel terziario di mercato, per una quota pari al 64,5%. E se rispetto a due anni prima la crescita dell'occupazione assoluta è stata di quasi due milioni di unità, più dei tre quarti (il 76,4% per la precisione) appartiene allo stesso terziario di mercato.
C'è però un rovescio della medaglia: se l'occupazione totale non ha completamente recuperato i livelli pre pandemici (circa 200mila lavoratori in meno), il deficit è attribuibile in esclusiva proprio al terziario di mercato (-2,8%), poiché la pandemia ha colpito pesantemente le piccole unità produttive e il lavoro autonomo (27mila unità in meno nel due anni di pandemia).
Un problema impellente resta la mancanza di manodopera, soprattutto nei settori legati al turismo. Si stima che manchino 280mila nuovi lavoratori nei soli settori dell'alloggio e ristorazione e che, includendo anche il commercio, emerga un gap di 560mila addetti.
"Per creare nuova occupazione servono, prima di tutto, più crescita e più produttività", spiega Sangalli, facendo cenno anche ad un sistema di politiche attive ed alle riforme, a cominciare da quella del lavoro.
Il Presidente non trascura neanche la riforma fiscale. "La legge delega di riforma del fisco, recentemente approvata dal Governo, va nella giusta direzione, almeno rispetto all'impianto generale e agli obiettivi" - afferma - ma "ci sono alcuni aspetti che vanno valutati attentamente: andrà definito un chiaro sistema di detrazioni e deduzioni per conciliare principio di progressività e transizione verso l'aliquota impositiva unica" ed andranno "approfonditi gli impatti della sovraimposta IRES per il superamento dell'IRAP", mentre per l'IVA, "il riordino delle aliquote non dovrà comunque tradursi in un aumento complessivo della tassazione indiretta su beni e servizi".