Dalla Chiesa, anche i figli a Palermo per ricordarlo - QdS

Dalla Chiesa, anche i figli a Palermo per ricordarlo

redazione

Dalla Chiesa, anche i figli a Palermo per ricordarlo

martedì 03 Settembre 2019

Rita, Nando e Simona alla cerimonia in via Isidoro Carini, luogo, 37 anni fa, della strage. Mattarella, "innovatore attento e lungimirante". Musumeci, "Fedeli ai valori dello Stato di diritto eredità del generale". Morra polemico con Salvini

C’erano Rita, Nando e Simona Dalla Chiesa stamattina alla cerimonia in via Isidoro Carini a Palermo, dove 37 anni fa, furono assassinati il prefetto, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo.

In un messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito il generale “innovatore attento e lungimirante”, mentre il presidente della Regione Nello Musumeci ha parlato di fedeltà “ai valori dello Stato di diritto eredità del generale”.

“Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa vive nelle nostre azioni presenti, passate e future” era scritto su un messaggio firmato da Ultimo – il capitano dei carabinieri Sergio De Caprio, che arrestò Totò Riina – e affisso tra le otto corone di alloro istituzionali. Il messaggio è stato rimosso e poi nuovamente esposto.

“Credo che raramente come in quella occasione un uomo mandato a combattere la mafia sia stato lasciato dichiaratamente solo. Non è stata una cosa sfuggita né alla mafia né all’opinione pubblica. Fu quasi una dichiarazione di estraneità”.
Così ha detto ai cronisti Nando Dalla Chiesa, al termine della cerimonia, aggiungendo “Gran parte della verità è stata accertata per fortuna siamo tra le poche vittime che hanno avuto la possibilità di avere in buona parte giustizia”.

“Sono passati 37 anni – ha commentato Rita Dalla Chiesa, che ha abbracciato a lungo la prefetto Antonella De Miro – ma il dolore non passa mai. Sicuramente in questi anni è stato fatto moltissimo ma secondo me va fatto tutto giorno per giorno. Vanno bene le navi della legalità, le commemorazioni, vanno benissimo i ragazzi che arrivano da tutta Italia ma la cosa va vissuta nella quotidianità, ogni giorno ci dovrebbero essere delle cerimonie mentali nelle famiglie e nelle scuole”.

E sulla decisione di vendere la sua casa di Mondello, località balneare di Palermo, Rita Dalla Chiesa si é limitata a dire: “Le polemiche? Le ha create chi ha la coda di paglia”.

“Che Palermo sia cambiata – ha concluso Simona Dalla Chiesa – è sotto gli occhi di tutti, è una città più responsabile, che ha saputo risvegliarsi fin da allora e ha saputo trovare le strade per riscattarsi. Sicuramente c’e’ ancora tanto da fare non solo a Palermo ma in tutta Italia, Abbiamo bisogno di uno scatto ulteriore della coscienza civile perché è una lotta lunga, un processo culturale oltre che investigativo. Solo in questo modo si riesce a fare fronte comune da cui possa nascere una nuova Italia e una Palermo ancora più forte”.

“L’attentato al generale che era riuscito a sconfiggere il terrorismo – ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia e presidente della Fondazione omonima – fece temere che nulla potesse fermare la ferocia di Cosa nostra. Ma dopo il primo scoramento, i siciliani reagirono all’ennesimo lutto determinati a por fine allo strapotere della criminalità mafiosa. Cosa nostra non è sconfitta, ma grandi risultati sono stati raggiunti, nella repressione e nella crescita culturale dei siciliani, e di questo saremo per sempre grati a uomini come il generale Carlo Alberto dalla Chiesa”.

Tra i numerosi interventi di uomini delle istituzioni ha impressionato quello del presidente della Commissione parlamentare antimafia, il grillino Nicola Morra, che su Facebook ha scritto, “Speriamo… di non dover ricordare Ministri dell’Interno che sfuggono il confronto con la Commissione Antimafia, rifiutandosi di venire in audizione, e dedicandosi a un’intensa attività di comunicazione social come se la mafia si combatta con le dirette Fb e i tweet”.

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