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Oltre 18mila docenti chiedono il trasferimento in Sicilia: i numeri del Ministero

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Oltre 18mila docenti chiedono il trasferimento in Sicilia: i numeri del Ministero

Chiara Billitteri  |
domenica 28 Maggio 2023

Dall’Isola il maggior numero di richieste di mobilità, circa 30 mila in tutto, meno della metà per altre sedi all’interno della Regione

Quasi 30mila docenti, dalla scuola d’infanzia a quelle primarie di primo e secondo grado, hanno fatto richiesta di mobilità in Sicilia. Di questi, più di 12.000 erano già docenti con incarichi nell’Isola, mentre gli altri, per la maggior parte, arrivano da Lombardia (quasi 6.000) e Piemonte (2.150 circa). E’ quanto è emerso dal report del Ministero dell’Istruzione sulle domande di mobilità dei docenti per il 2023-2024.

I trasferimenti a livello nazionale

In tutto, a livello nazionale, saranno 48.053 i trasferimenti del personale docente (trasferimenti e passaggi di cattedra o di ruolo) per il prossimo anno scolastico. 

I movimenti riguardano i docenti assunti a tempo determinato dalle graduatorie provinciali, il cui posto è accantonato per l’eventuale successiva conferma in ruolo: in tutto 17.510 insegnanti, di cui 6.993 nella secondaria di primo grado e di 10.517 in quella di secondo grado. In dettaglio, cambieranno sede 6.958 insegnanti della scuola dell’infanzia, 17.638 della primaria, 8.520 della secondaria di primo grado e 15.237 del secondo grado.

A muoversi verso altra provincia, per trasferimento sullo stesso grado di scuola o per passaggio ad altro ruolo, saranno complessivamente 12.928 docenti. Sul totale dei movimenti, 7.185 (il 14,9%) riguardano insegnanti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, in quanto individuati come soprannumerari nella propria scuola. Il dato non comprende il numero dei docenti interessanti all’accantonamento dei posti, che nei tabulati risultano come soggetti a trasferimento d’ufficio. 

Circa 30 mila le richieste in Sicilia

E la Sicilia, con i suoi quasi 30mila trasferimenti, come emerge dal report è la Regione per cui la richiesta di mobilità è più alta in assoluto. Seconda è la Campania, con quasi 21 mila richieste di trasferimento, terza la Puglia, con 8.795 e quarta la Calabria: tutte regioni del Sud Italia.

Su un totale di 82.282 richieste di mobilità cosiddetta “ordinaria”, a livello nazionale, quelle soddisfatte sono state il 54,5%. Ogni docente poteva presentare più domande: nel dettaglio, sono state accolte 40.847 domande di mobilità territoriale e 3.972 domande di mobilità professionale. Per quanto concerne la scuola dell’infanzia, ne sono state accolte il 54,8%; il 55,5% nella scuola primaria, il 52,5% nelle scuole di primo grado e il 47% delle domande è stato accolto per quanto riguarda le scuole di secondo grado.

Impennata di richieste dall’Isola

Un enorme incremento, per quanto riguarda la Sicilia, dove per l’anno scolastico 2022-2023 erano stati quasi 7.300 a fare richiesta di mobilità, di cui quasi tutti (5.800) già titolari in Sicilia, 517 provenienti dalla Lombardia e 195 dal Piemonte, per citare le prime tre regioni per numero di richieste. 

Numeri che confermano, seppur con cifre nettamente inferiori, il trend di quest’anno. L’anno scorso, però, la Regione più richiesta è stata la Campania, con quasi 8500 domande di mobilità.

I dati della Cisl

Eppure, secondo alcuni dati diffusi dalla Cisl scuola, “per il prossimo anno scolastico risultano vacanti 74.893 posti per docenti, di cui 27.561 di sostegno. Sommando i 17.510 posti accantonati – per l’eventuale successiva conferma in ruolo – si arriva a un totale di 92.403 posti”.

“Se si esclude dal conto il numero degli insegnanti che si sono trasferiti non per propria volontà – ha detto Ivana Barbacci, segretaria della Cisl Scuola – ma perché in esubero nel loro istituto, sono poco più di 40.000 i movimenti, a fronte di un organico che supera abbondantemente gli 800.000 posti. Se ne deduce che a compromettere la continuità didattica non è tanto la mobilità del personale di ruolo, che incide per una percentuale davvero modesta, ma l’abnorme numero di contratti precari, che si aggira anche quest’anno sui 200.000″.

“Non conosciamo ancora il dato, ma è facilmente intuibile che fra i trasferiti sia molto ridotto il numero dei docenti neo assunti: ciò dimostra come abbia ben poco senso l’insistenza con cui ci si accanisce nei confronti dei docenti con norme che li assoggettano a vincoli, la cui effettiva incidenza sulla continuità didattica si rivela, dati alla mano, assai poco rilevante. Lasciare che sia il contratto a decidere su come incentivare la continuità, e non la legge, sarebbe senz’altro la soluzione più ragionevole, da accompagnare con politiche del reclutamento che favoriscano la stabilità del lavoro. Più ancora dei diretti interessati, ne guadagnerebbe la funzionalità del sistema scolastico”.

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