Terzo rapporto annuale Domina: nel 2020 in Sicilia sono 46mila (+9,1% rispetto all’anno precedente). Impulso dal lockdown: famiglie “costrette” a ripensare i propri modelli organizzativi
PALERMO – In un 2020 segnato, in Italia e non solo, dagli effetti della pandemia di Covid-19. Il lavoro domestico, in particolare, ha avuto forti ripercussioni dall’emergenza sanitaria: il lockdown e le restrizioni alla mobilità e alle attività sociali hanno, infatti, costretto le famiglie a ripensare i propri modelli organizzativi e le proprie spese. Ciò nonostante, in Sicilia a fine 2020 i lavoratori domestici regolari sono circa 46 mila, in aumento rispetto all’anno precedente (+9,1%). Questo è quanto emerge dai dati contenuti nel terzo rapporto annuale Domina sul lavoro domestico, presentato in Senato lo scorso 8 aprile.
Regolari in aumento in tutte le Regioni
In totale sono 992 mila in Italia. E se si contano gli oltre un milione ancora senza contratto, si arriva a 2,3 milioni di famiglie datori di lavoro. Il 94,9% dei datori di lavoro domestico è di nazionalità italiana.
Gli stranieri comunitari rappresentano il 2,4%, mentre gli extra Ue il 2,6%.
Le donne rappresentano il 57,1%, (il 60,3% in Sicilia) dei datori di lavoro, anche se nell’ultimo anno gli uomini – si evince dal rapporto – hanno registrato un aumento lievemente maggiore (+9,4%, contro +7,8% delle donne).
Datori di lavoro per fascia d’età
Interessante anche l’analisi dei datori di lavoro per fascia d’età: le due classi più rappresentate sono quella sotto i 60 anni (31,5%) e quella sopra gli 80 (35,9%). In questo caso, si può ipotizzare che la prima fascia sia caratterizzata prevalentemente da rapporti di colf o baby sitter, mentre la più anziana da rapporti di badante (anche se, va ricordato, non sempre il datore di lavoro coincide con il beneficiario della prestazione).
Tra i 920 mila datori di lavoro regolari, inoltre, figurano 98.310 grandi invalidi (9,9% del totale) e 3.501 sacerdoti (0,4%). I grandi invalidi sono aumentati nell’ultimo anno (+6,1%), mentre i sacerdoti sono diminuiti (-2,6%).
Inoltre, in aggiunta alle persone fisiche, vi sono 1.788 persone giuridiche che figurano come datori di lavoro domestico, in lieve calo nel 2020 (-3,1%). Di questi, il 35,2% si trova al Nord, il 38,7% nel Centro e il 26,2% al Sud e Isole. Dai dati Inps è, inoltre, possibile evincere i casi in cui esiste un legame di parentela tra lavoratore e datore di lavoro domestico. Sono infatti 633 i casi in cui datore e lavoratore sono coniugati (nell’80,4% dei casi il lavoratore è donna).
Molto più frequente il legame di parentela (fino al terzo caso)
Si tratta di oltre 19 mila rapporti di lavoro, anche in questo caso con una prevalenza di donne tra i lavoratori (76,2%). Nel 2020 i rapporti di lavoro con lavoratore coniuge sono aumentati del 5,7%, mentre quelli con lavoratore parente o affine sono aumentati del 4,5%.
Convivenza tra lavoratori e datori di lavoro
Ancora più frequente, inoltre, la situazione di convivenza tra lavoratori e datori di lavoro domestico. Si tratta, infatti, di quasi 220 mila rapporti di lavoro, pari a circa un quinto del totale.
Al Sud si registra anche la più bassa incidenza femminile (sotto il 90% nel Lazio, in Campania, Sicilia e Calabria), mentre si supera il 95% di donne in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.
Infine, oltre alle persone fisiche coinvolte nel Ccnl, vi sono 1.788 persone giuridiche che figurano come datori di lavoro domestico, in lieve calo nel 2020 (-3,1%). Si tratta essenzialmente di confraternite religiose che assumono direttamente il lavoratore domestico attraverso il Ccnl.