Il problema? Il commercio fisico non riesce a reggere il confronto con quello online, anche perché le regole sono diverse. L'intervista del QdS al presidente di Confimprese Sicilia.
L’e-commerce non conosce soste né orari di apertura, non ha vincoli regionali sulle offerte e spesso anche il piccolo commerciante che vi aderisce non si trova nella stessa regione del cliente. In generale, i colossi dell’e-commerce hanno sede in paesi a tassazione agevolata e poco o nulla lasciano sul territorio. “Assistiamo a delle offerte fatte 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno; quindi, da questo punto di vista c’é una competizione assolutamente iniqua dove qualcuno deve rispettare regole e controlli e qualcun altro è libero di fare quello che vuole”, spiega il presidente di Confimprese Sicilia Giovanni Felice.
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Il mondo dell’e-commerce in Sicilia
La Sicilia, in questa partita tra quello che oggi definiamo commercio fisico – un tempo unica forma di commercio – ed e-commerce si trova ulteriormente svantaggiata. Il perché lo spiega Giovanni Felice: “La legge del 1996, quindi sono 28 anni a breve, ritengo non sia mai stata aggiornata perché si vogliono fare le cose troppo in grande – c’era nella passata legislatura un disegno di legge di circa 150 articoli – o non si vuole intervenire su alcuni temi”.
Risulta quindi che uno dei motivi per cui i commercianti siciliani sono penalizzati rispetto al resto del Paese sia la limitata libertà di effettuare iniziative di marketing che prevedano offerte e promozioni fuori dal consueto periodo dei saldi. “I primi di gennaio – spiega il presidente di Confimprese Sicilia – ci sono tanti nostri compaesani che sono venuti qui per le Feste e fargli lasciare qualche euro qui approfittando dei saldi invece di andarsi a fare i saldi a Torino, a Milano o dove vivono per lavoro, sarebbe una scelta intelligente e non un errore”.
La “svolta” con Internet
Negli ultimi 28 anni abbiamo assistito alla diffusione di Internet, poi degli smartphone e quindi alla digitalizzazione che ha portato con se anche il commercio sul web, dai giganti dell’e-commerce fino all’improvvisazione senza partita Iva a mezzo social media di alcuni soggetti che non sempre trovano tempestivamente la Guardia di Finanza alla porta.
Inoltre, lo spopolamento di aree un tempo commerciali delle città, e l’emarginazione sociale di commercianti disoccupati dopo un fallimento, fornisce altro lavoro per le forze dell’ordine come prospettato da Giovanni Felice: “Nel conflitto commercio fisico contro commercio virtuale non c’è solo una questione economica: è una questione di sicurezza delle città ed è una questione, ripeto, di mantenere una coesione sociale e di guidare un processo di trasformazione.”
Il risultato, in un’epoca in cui già i grandi centri commerciali stavano cambiando la geografia delle aree commerciali nelle città, è stato quello di una evidente epidemia che si palesa con locali commerciali vuoti anche la dove prima ci si recava per fare shopping. “Sicuramente non si può andare avanti così. Il commercio fisico – prosegue Giovanni Felice – non può reggere l’urto con qualcuno che è già forte di suo, ma che ha anche tutte le agevolazioni al suo fianco e finanche la possibilità di evadere o di pagare meno tasse”.
E-commerce, ecco quanto cresce in Sicilia
Secondo Confimprese Palermo, nella settimana del Black Friday 2022, il commercio online ha registrato ogni giorno crescite tra il 212 e il 233%. In base ai risultati dell’Osservatorio digital FMCG (Fast Moving Consumer Goods), rilevazione periodica di Netcomm in collaborazione con NielsenIQ, a chiusura anno 2022 c’è stata una crescita globale dell’e-commerce del largo consumo del 10,5% rispetto all’anno precedente.
Analizzando i dati delle rilevazioni, inclusi i rilevamenti NielsenIQ per il Mezzogiorno, emerge che il centro Italia cresce in consumi su piattaforme digitali del 14,8%, il nordest del 10% e il nordovest – che include regioni che trainano l’e-commerce come Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria – del 6,7%. Il sud Italia, con le regioni Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Abruzzo e Molise, sta invece crescendo del 30,8%. Data che poca speranza lasciano al negozio sotto casa.
“Bisogna competere ad armi pari”
“Qui non è una questione di bloccare la crescita e lo sviluppo della tecnologia, qui la questione è di metterci tutti ad armi pari“, afferma Felice. La competizione tra e-commerce e negozi fisici non è ad armi pari, e tra i commercianti che abbiamo sentito per le vie del centro palermitano (che non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali perché non titolati a parlare in nome delle rispettive aziende di appartenenza), oltre alla concorrenza impari con i negozi online, ci è stato raccontato anche l’uso gratuito del negozio fisico da parte dei consumatori che osservano, provano, ringraziano e vanno ad acquistare online.
E sul web non ci sono affitti esosi da pagare, luci per negozi e vetrine, commessi e tutte le spese che fanno parte dei costi di gestione di un negozio fisico con un commerciante a disposizione del potenziale acquirente. Sulla necessità di programmare il futuro del commercio fisico il presidente di Confimprese Sicilia non ha dubbi: “Mi auguro che la politica apra gli occhi e su questo tema si confronti sul come sostenerlo. Perché non è un problema che ‘c’è la tecnologia moderna e quindi…’, no, qui il problema è che combattiamo a mani nude contro i carri armati”.
Nel corso dell’intervista, dalla Regione Siciliana è stata diffusa la nota sul calendario dei saldi stagionali. Edy Tamajo, assessore alle attività produttive del governo regionale guidato da Renato Schifani, ha dichiarato a mezzo nota stampa: “La commissione Sviluppo economico della Conferenza delle Regioni, riunita il 21 novembre scorso, aveva accolto le richieste della maggior parte delle associazioni di categoria – si legge nel comunicato stampa istituzionale del 4 dicembre 2023 – più rappresentative a livello nazionale, confermando come data di inizio dei saldi invernali venerdì 5 gennaio 2024 in tutto il Paese, cioè il primo giorno feriale antecedente l’Epifania, così come previsto nell’accordo relativo agli ‘Indirizzi unitari delle Regioni sull’individuazione della data di inizio delle vendite di fine stagione’, approvato il 24 marzo 2011”.