Rendere organico il tessuto produttivo e sollecitare le istituzioni ad adottare strategie comuni in favore dello sviluppo del settore. Camera di Commercio in prima linea con il “Consolato del mare”
MESSINA – Il mare come risorsa e opportunità. La città deve recuperare questo legame perché è dal mare e dalle attività collegate che può prendere vigore l’economica post Covid. Un tema che appassiona sempre e che la Camera di Commercio messinese ha voluto rendere centrale e organico attraverso l’istituzione, lo scorso agosto, della Consulta marittima “Consolato del mare”. Uno strumento che ha l’obiettivo di costruire una strategia condivisa sul territorio per utilizzare al meglio la risorsa mare.
“Il territorio messinese – ha sottolineato il presidente della Cciaa, Ivo Blandina, in un incontro dello scorso ottobre – soprattutto lungo la fascia costiera, ha tutta una serie di infrastrutture, di attività e di presenze imprenditoriali collegate al mare che sono una grande risorsa. È necessario rendere organico il tessuto produttivo e sollecitare le istituzioni ad adottare una strategia comune, per individuare linee di sviluppo dell’economia del mare”.
L’Ente camerale ha anche commissionato al Centro studi Tagliacarne un’indagine in cui emerge che Messina è la 17^ tra le province italiane per incidenza delle imprese dell’economia del mare. I dati esaminati si riferiscono alla situazione del 2018, ma sono in corso di elaborazione quelli del 2019 e del 2020. Non siamo quindi che all’inizio di un percorso che si preannuncia come un’opportunità per il territorio.
“Sono dati – ha spiegato Blandina – che, da un lato ci permettono di avere una fotografia sulla situazione preesistente alla pandemia e alle sue drammatiche conseguenze e, dall’altro, costituiscono un’importante base per iniziare a ragionare sull’impatto della blu economy nel nostro territorio e raccogliere, così, eventuali segnalazioni per trasformarle in idee e proposte concrete. Fino a questo momento è mancata una visione unitaria del settore”.
Tra gli elementi più significativi emerge che Messina con le sue 4.248 attività imprenditoriali legate al mare è l’ottava provincia in Italia per imprese della Blue economy. Nel 2018, l’economia del mare ha prodotto 46,7 miliardi di valore aggiunto, attivandone 87,8 miliardi nel resto dell’economia, per un ammontare produttivo complessivo pari a 134,5 miliardi di euro. In altre parole, ogni euro prodotto dalla blue economy ne ha attivati 1,9 nel resto dell’economia.
Nello stesso anno, nella provincia di Messina, la filiera del mare nel suo complesso ha prodotto un valore aggiunto di 805 milioni di euro, il 7,9% del totale, attivando quasi 1,6 miliardi di euro di ricchezza nel resto dell’economia per un totale produttivo di quasi 2,6 miliardi di euro: il 23,1% del valore aggiunto prodotto dall’intera economia messinese. Una produttività realizzata con l’occupazione di 19,8 mila addetti nell’intero comparto.
“Messina – ha sottolineato il segretario generale della Camera di Commercio, Paola Sabella – occupa una posizione di tutto rispetto tra le province siciliane. Il contributo del territorio alla produzione del valore aggiunto complessivo regionale è pari al 18,7%, secondo soltanto a quello di Palermo (28,6%). Analogo il discorso riferibile agli occupati siciliani nella blu economy: il 16,8% di essi lavora a Messina; il 24,9% a Palermo”.
Il settore che più degli altri contribuisce all’economia del mare messinese è quello del turismo, che rappresenta il 41,8% del valore aggiunto prodotto (336,4 milioni di euro) e il 44,6% del totale degli occupati (8,8 mila). A esso si collega il comparto delle attività sportive e ricreative, che aggiungono un ulteriore apporto, pari al 6,8% del prodotto e dell’11,1% degli occupati. Seguono il settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale e quello della movimentazione di merci e passeggeri via mare, rispettivamente con quote del 21,7% e del 15,9%, a fronte, tuttavia, di un minor contributo a livello occupazionale (14,6% il primo e 10,0% il secondo). Vengono poi la cantieristica (6,5% in termini di prodotto e 7,5% per occupazione) e la pesca (5,5% del valore aggiunto e 11,9% di occupati). Il 23,8% delle imprese della Blue economy messinese inoltre sono guidate da donne, mentre il 10,5% sono rette da under 35
Lina Bruno