Elezioni Palermo, sprint finale in attesa del responso dell’urna - QdS

Elezioni Palermo, sprint finale in attesa del responso dell’urna

Elezioni Palermo, sprint finale in attesa del responso dell’urna

venerdì 10 Giugno 2022

Domenica saranno chiamati al voto i cittadini di Palermo e altri 27 Comuni della provincia. Fermento nel capoluogo dove, dopo quasi un quarentennio, sta per finire l’epopea di Leoluca Orlando

PALERMO – Dunque, ci siamo. Fra 48 ore i cittadini di Palermo (e di altri 27 Comuni della Città metropolitana) saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo sindaco. Dopo un quarantennio finirà l’epopea di Leoluca Orlando, che non ha ancora voluto rivelare quale sarà il suo futuro dopo le elezioni. In caso di vittoria al primo turno, conosceremo il successore del Professore già dopodomani, altrimenti bisognerà attendere il ballottaggio del 26 giugno.

I seggi resteranno aperti dalle 7 alle 23

I seggi resteranno aperti dalle 7 alle 23, non solo per le Amministrative ma anche per i cinque referendum sulla giustizia. Oltre che nel capoluogo, si voterà anche a Cefalù, Ficarazzi, Belmonte Mezzagno, Santa Flavia, Altofonte, Castelbuono, Caccamo, Altavilla Milicia, Gangi, Balestrate, Piana degli Albanesi, San Cipirello, Prizzi, Bisacquino, Ciminna, Valledolmo, Castellana Sicula, Camporeale, Petralia Soprana, Trappeto, Mezzojuso, Petralia Sottana, Chiusa Sclafani, Giardinello, Isnello, Blufi e Campofelice di Fitalia.

Nei Comuni fino a 15.000 abitanti si potrà tracciare un segno sul nominativo del candidato sindaco o sul contrassegno della lista collegata al candidato sindaco (o su entrambi): in ogni caso, il voto verrà attribuito sia alla lista di candidati consiglieri che al candidato sindaco collegato.

Nei Comuni con più di 15.000 abitanti si potrà votare in tre modi: tracciando un solo segno sul candidato sindaco, senza cioè segnare una lista (in questo caso il voto viene attribuito solo al candidato sindaco prescelto); tracciando un segno solo su una delle liste oppure tracciando un segno sia sul candidato sindaco che su una delle liste collegate al medesimo candidato sindaco (in entrambi i casi il voto viene attribuito sia al candidato sindaco che alla lista collegata); e poi c’è il voto disgiunto, che si può esprimere tracciando un segno sul candidato sindaco e un altro su una delle liste non collegate (in questo caso il voto viene attribuito sia al candidato sindaco che alla lista non collegata).

Verrà eletto sindaco al primo turno il candidato che otterrà almeno il 40% dei voti (in Sicilia, infatti, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Italia, non occorre ottenere il 50% più uno delle preferenze per essere eletti, come stabilito dalla legge regionale 17/2016) altrimenti se ne parlerà al ballottaggio fra due settimane.

Quanto alle preferenze, nei Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti se ne può esprimere soltanto una, per un solo candidato consigliere comunale. Nei Comuni con almeno 5.000 abitanti, invece, è in vigore la doppia preferenza di genere: è possibile cioè esprimere due preferenze per i candidati a consigliere comunale, purché si tratti di due candidati di sesso diverso (pena l’annullamento della seconda preferenza). Le preferenze possono andare esclusivamente ai candidati che fanno parte della lista votata. Sono quasi 800 i candidati consiglieri in corsa per uno dei 40 scranni di Sala delle Lapidi, e circa 1.200 quelli in corsa per gli 80 posti da consigliere di Circoscrizione (8 presidenti e 72 consiglieri).

Il favorito nei sondaggi è il candidato di centrodestra Roberta Lagalla, sostenuto da ben nove liste: Forza Italia, Prima l’Italia (la lista della Lega), Fratelli d’Italia, Udc, Noi con l’Italia di Saverio Romano, Alleanza per Palermo dell’ex candidato sindaco Totò Lentini, la Dc Nuova di Totò Cuffaro, Moderati per Lagalla (che racchiude, tra le altre sigle, Rinascimento Sicilia di Vittorio Sgarbi e Italia al centro di Giovanni Toti) e Lavoriamo per Palermo, la lista senza simbolo di Italia Viva. Il caso dei renziani è clamoroso: prima hanno tentato la corsa solitaria candidando Davide Faraone, con tanto di annuncio in pompa magna alla Leopolda.

Poi Faraone ha fatto un passo “di lato” a favore di Lagalla quando ancora il perimetro della coalizione di centrodestra non era stato definito ma a poche settimane dal voto il leader Matteo Renzi ha sconfessato le decisioni dei dirigenti locali abiurando il sostegno all’ex rettore e annunciando che, in caso di vittoria, passeranno all’opposizione.

I due principali contendenti dell’ex assessore regionale alla Sanità sono il candidato del centrosinistra Franco Miceli e il candidato centrista Fabrizio Ferrandelli, che corre per la terza volta dopo le candidature con Italia dei Valori nel 2012 e con il centrodestra nel 2017. Miceli è sostenuto dall’alleanza giallorossa di Pd, M5S e sinistra (una lista a testa) più una lista civica. Ferrandelli invece da Azione, +Europa e un drappello di giovani e professionisti. Tentano la difficile impresa anche l’ex direttrice del carcere Ucciardone Rita Barbera con due liste, Ciro Lomonte e l’europarlamentare ex Lega Francesca Donato (Rinascita Palermo). Al voto di domenica si arriva dopo una campagna elettorale piuttosto stantia e più ricca di polemiche che di idee. Gli aspiranti sindaci hanno fatto a gara, a colpi di dichiarazioni e buoni propositi, a chi fosse più antimafia degli altri, sobillati dall’ingombrante presenza di Marcello Dell’Utri e dello stesso Cuffaro tra i deus ex machina della coalizione di centrodestra.

Finito nel fuoco di fila delle critiche, Lagalla ha preferito disertare le commemorazioni ufficiali per Giovanni Falcone ma in questi giorni le acque sono tornate agitate con l’arresto del forzista Pietro Polizzi e il conseguente ritiro di Adelaide Mazzarino, in ticket con lui. Quanto alle soluzioni per una città martoriata da mille emergenze, se ne sono sentite poche: la campagna elettorale è partita in ritardo e, oltre ai temi caldi come rifiuti, cimiteri, tram e bilancio, sarebbero servite proposte concrete sul piano regolatore, sulla mobilità (non si vive di solo tram in via Libertà), sulle periferie e sui servizi per il cittadino.

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