Emissioni di anidride carbonica in calo dal cinque al sette per cento nel primo trimestre del 2020 - QdS

Emissioni di anidride carbonica in calo dal cinque al sette per cento nel primo trimestre del 2020

Emissioni di anidride carbonica in calo dal cinque al sette per cento nel primo trimestre del 2020

giovedì 30 Aprile 2020

L’Ispra però mette in guardia: le riduzioni dei gas inquinanti in tre mesi non contribuiscono alla soluzione del problema del cambiamento climatico. Ad incidere sui numeri le restrizioni alla mobilità e lo stop alle attività produttive in tutta Italia connesse all’epidemia di Sars-CoV-2

L’epidemia di Covid-19 ha portato con sé una moltitudine di foto e video pronta a dimostrare l’arretramento dell’inquinamento ambientale e la rivincita della natura sulle attività umane.

In termini scientifici tangibili, quanto ha inciso lo “stop” di tanti gesti, abitudini e produzioni messe in atto dagli italiani? Le restrizioni alla mobilità in tutta Italia dovute all’epidemia di SARS-CoV-2 hanno portato, secondo i dati rilevati dall’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA), a una riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale nei primi tre mesi dell’anno.

Pur trattandosi di dati ancora da confermare, la stima è che nel primo trimestre del 2020 le emissioni saranno inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019. Tali riduzioni sono dovute principalmente alla chiusura delle industrie, alla riduzione dei trasporti in ambito urbano, e al settore del riscaldamento, i cui consumi si sono ridotti a seguito della chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e di alcune aziende.

ISPRA, com’è facile comprendere, fa presente che questa riduzione non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo. Il riscaldamento dell’atmosfera, infatti, non dipende delle emissioni di gas serra in un singolo anno ma dalle concentrazioni di gas serra presenti nell’atmosfera che hanno un effetto radiativo – ovvero alterano il bilancio tra energia entrante ed energia uscente nel sistema Terra-atmosfera.

La permanenza di una sostanza inquinante nell’atmosfera dipende dalla sua stabilità, cioè dal rapporto fra i processi di produzione e rimozione della sostanza stessa. E la CO2, il principale gas serra, ha una lunga permanenza nell’atmosfera perciò nel lungo periodo il riscaldamento globale dipende dall’andamento cumulato delle emissioni globali.

Nel 2018, i dati ufficiali dell’Ispra mostrano una diminuzione delle emissioni di gas serra, rispetto al 2017, dello 0,9%, mentre per ciò che riguarda le stime relative all’anno 2019, la tendenza è di una riduzione del 2,0% rispetto all’anno precedente mentre nello stesso periodo si è registrato una crescita del PIL pari allo 0,3%.

Si conferma, in linea generale, il disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico. L’andamento stimato è principalmente dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-4,0%), in particolare per la riduzione dell’utilizzo del carbone, e dalla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-3,7%), trasporti (-0,6%) e riscaldamento (-1,8%).

Guardando, invece, il trend delle emissioni di gas serra degli ultimi 28 anni: nel 2018, le emissioni diminuiscono del 17% rispetto al 1990, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e dello 0,9% rispetto all’anno precedente. La diminuzione è dovuta alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali. È questa la descrizione dello stato emissivo nazionale fornita da due rapporti, il National Inventory Report 2020 e l’Informative Inventory Report 2020, presentati dall’ISPRA.

Calano anche le emissioni del settore agricoltura (-13%), che costituiscono il 7% delle emissioni di gas serra, circa 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. La maggior parte di queste emissioni – quasi l’80% – deriva dagli allevamenti, in particolare dalle categorie di bestiame bovino (quasi il 70%) e suino (più del 10%), mentre il 10% proviene dall’uso dei fertilizzanti sintetici. Per il PM10 primario è il riscaldamento la principale fonte di emissione nel 2018, contribuendo al totale per il 54%. Non solo. Il settore, con un +41%, è l’unico che aumenta le proprie emissioni a causa della crescita della combustione di legna per il riscaldamento residenziale, mentre calano di oltre il 60% quelle prodotte dal trasporto stradale e rappresentano, nello stesso anno, il 12% del totale.

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