Politica, migranti, Ucraina, diritti: Emma Bonino intervistata dal QdS. Armi all’Ucraina: “Cos’altro dovremmo mandare, cioccolatini?”
ROMA – Una personalità come Emma Bonino non ha bisogno di presentazioni: in politica dal 1975, è stata sempre in prima linea nelle battaglie politiche e civili più importanti che hanno scandito la storia del nostro Paese, a cominciare da quelle in difesa dei diritti delle donne e dei detenuti.
Per le elezioni politiche del 2018 ha fondato +Europa e oggi continua nella sua lotta per promuovere libertà personali ed economiche, diritti, giustizia giusta, convinta che per un’Italia più libera e democratica serva, in questo Paese, “più Europa”.
Dalla parità di genere all’aborto, dal fine vita ai migranti, nell’intervista che ha rilasciato al Quotidiano di Sicilia abbiamo toccato con lei i principali temi oggetto delle sue lotte, senza tralasciare l’analisi sullo stato di salute delle opposizioni e sull’era post-Berlusconi che è appena iniziata.
Parità di genere: come la legalità, la sicurezza sul lavoro, è stata auspicio, terreno di scontro della politica, ma non è ancora coscienza diffusa. Possiamo chiamarla la grande incompiuta italiana?
“Non mi pare la parità di genere possa essere messa sullo stesso piano di altre questioni. Né è un problema di coscienza. L’Italia è sempre stata un Paese patriarcale e di fatto, tra gli anni ‘70 e ‘80, c’è stata una stagione di grandi riforme, dal divorzio, all’aborto, all’abolizione del delitto d’onore, che facevano sperare in un percorrere più veloce verso la parità di genere. Poco dopo, però, ci si è arenati. Per tanti anni si è persino negato che la violenza sulle donne fosse un problema in primis domestico, e ci sono voluti anni di battaglie per riconoscerne l’esistenza, per quanto permanga l’elemento del possesso da parte di uomini, che non riescono a riconoscere quel messaggio rivoluzionario che le femministe gridavano a gran voce nelle manifestazioni di piazza ‘io sono mia!’. Il problema è culturale e politico e di certo con le misure che questo governo ha introdotto – con il cambio del nome del Ministero per le Pari Opportunità e della natalità, o pensando a sussidi per donne che si sposino o facciano figli, o negando di fatto nelle Regioni la libertà di scelta se abortire o meno con soli ginecologi obiettori – non si va certo verso un progresso nella parità di genere.
Il divario tra tasso di occupazione femminile e tasso di occupazione maschile si attesta al 18% con punte del 25% al Sud. Numeri che ci raccontano una società poco inclusiva, quasi ostile nei confronti delle donne. Se potesse, quale suggerimento darebbe al ministro Calderone sotto il profilo delle priorità di intervento sul gap di genere?
“Non sono io a dover dare suggerimenti a un Ministro, che come cultura politica non potrebbe essere più distante dalle mie posizioni. Penso, però, che alle donne vada garantito l’accesso al mercato del lavoro, con parità retributiva, senza scaricare esclusivamente su loro la responsabilità di cura per figli e genitori o altri membri della famiglia”.
Aborto, pillola anticoncezionale, utero in affitto: l’impressione è che lo scontro politico stia come “congelando” il dibattito all’interno del quale l’unica priorità dovrebbe essere tutelare i diritti delle donne. Come superare questo stallo?
“Non è un congelamento, ma la chiara volontà politica che vogliano essere eliminate quelle conquiste sull’emancipazione femminile e sulla liberta di scelta delle donne sul proprio corpo. Non sono la politica, lo Stato o le istituzioni a dover decidere sulla vita delle persone, in generale, e delle donne in particolare. E lo stallo, come lo chiama, può essere superato solo dagli elettori che dovrebbero prendere consapevolezza che i diritti civili e le libertà non sono per sempre se non coltivati. Basta un attimo, per cancellare anni di battaglie e questa maggioranza ne è la dimostrazione”.
Cannabis e fine vita, due temi che dividono l’opinione pubblica ma che oggi sono finiti nel dimenticatoio. Perché a suo avviso?
“Per lo stesso motivo che dicevo prima. Questo non è un Governo o un Parlamento che abbiano a cuore i diritti civili, anzi, al massimo l’approccio è interventista come se nessuno degli italiani avesse l’intelligenza di poter operare le proprie scelte autonomamente. Viviamo una stagione reazionaria e se non difendiamo noi le libertà e i diritti conquistati e quelli ancora da raggiungere non lo farà di certo questa maggioranza parlametare”.
Conte arranca, Pd in perenne crisi di identità, le liti tra Calenda e Renzi: qual è lo stato di salute delle opposizioni?
“Da radicale, liberale e laica, non ho mai apprezzato, né tanto meno alimentato il clima da stadio che da tanto, troppo, tempo connota il cosiddetto dibattito politico. Posso parlare di +Europa, che ha sempre avute chiare le priorità da proporre al Paese, con una lettura veramente liberale dai diritti civili all’economia, in una prospettiva federalista europea, senza mai discostarsene, con coerenza e credibilità. Credo, però, che a furia di fare opposizione nell’opposizione, per primeggiare a livello personalistico, non si riuscirà a determinare una reale prospettiva di alterità politica utile al Paese.”
Berlusconi, il suo ricordo?
“Non ho particolari ricordi di Berlusconi. Quello che ricordo è ciò che ho sempre pensato, per cui non apprezzo la ‘santificazione’ che leggo su tutti i giornali dalla sua dipartita. Quando nacque Forza Italia anche Marco Pannella credeva in uno spirito veramente liberale di questo nuovo progetto. Io mi opposi. Ciononostante, seguii le indicazioni di Marco e venni nominata, poco dopo le elezioni, Commissario europeo, senza mai perdere di vista l’identità radicale che ci contraddistingueva e senza mai scivolare su facilonerie comode, facendo gli interessi dell’Italia e dell’Europa. Come in un discorso pronunciato in Senato, oramai dodici anni fa, in occasione della fiducia richiesta dal suo Governo, continuo, oggi come allora, a pensare sia stato un formidabile acceleratore della disgregazione politica e istituzionale italiana”.
Quale eredità lascia alla politica italiana e in quale direzione secondo lei andrà la sua “creatura”, Forza Italia?
“L’eredità è sotto gli occhi di tutti, con quanto venuto dopo la sua ascesa. Sulle sorti del suo partito, non ho la palla di vetro e non mi pronuncio su realtà che non conosco”.
Migranti: è vero quanto afferma Meloni che l’Ue ha cambiato le sue priorità? Stiamo riuscendo secondo Lei a superare l’indifferenza europea nei confronti di un tema che in realtà non può riguardare soltanto l’Italia?
“L’Ue non ha cambiato le sue priorità, non avendo, ora come nei precedenti anni, la Commissione europea competenze per la questione migratoria. Resta competenza nazionale e, se dovessi dire, per la Presidente Meloni, che sostiene l’Europa confederale dove le politiche vengano sempre più affidate alle scelte nazionali, al massimo potranno esserci degli arretramenti. Perché se è vero che non ci sia la volontà politica per una riforma dei Trattati, compreso quello di Dublino, è anche vero che non voler rafforzare le istituzioni europee ci indebolirà sempre più anche per questo aspetto”.
Guerra russo-ucraina. Valerio Federico di + Europa ha lanciato un appello per aumentare il sostegno militare all’Ucraina da parte dei Paesi Ue. Perché secondo lei bisognerebbe sostenere questa proposta?
“Sosteniamo sin dall’inizio della guerra che trattandosi di un’aggressione di Putin a danno di uno Stato sovrano, ingiustificata e folle, che il sostegno all’Ucraina dovesse essere anzitutto nella fornitura di armi per potersi difendere, non potendo intervenire militarmente. L’appello è solo un ulteriore ribadirlo. Credo che la situazione politica italiana richieda chiarezza, di posizioni anzitutto, senza dirsi finti pacifisti o pensando che il pacifismo possa porre fine a una guerra arbitraria che sta distruggendo un Paese. Se non rafforzare il sostegno militare, cos’altro si dovrebbe fare, mandare loro dei cioccolatini?”