Entrare nella Pa come nelle Forze dell’Ordine - QdS

Entrare nella Pa come nelle Forze dell’Ordine

Carlo Alberto Tregua

Entrare nella Pa come nelle Forze dell’Ordine

martedì 10 Agosto 2021

Indispensabile addestramento nelle Scuole

Il disastro che rileviamo tutti i giorni nella Pubblica amministrazione non dipende soltanto dal malvezzo di dirigenti e dipendenti, i quali sono disorientati in un marasma di norme, senza il supporto essenziale quale il Piano organizzativo dei servizi (Pos), che sarebbe il pilastro del funzionamento generale.

Ai cortesi lettori che ci seguono da decenni, parrà strano che oggi difendiamo i burocrati, non tanto perché essi siano immuni da colpe, quanto perché le dividono con il Legislatore.

Il suddetto marasma parte proprio dalla formazione delle leggi e dalle procedure astruse, contraddittorie e stupide contenute nelle stesse. Quando il procedimento è tortuoso, pieno di curve a “U” e mosso come un serpente, mancano le necessarie linearità, chiarezza e trasparenza, essenziali per un percorso veloce e senza intoppi.

Dunque, si dovrebbe partire dalla Semplificazione vera e non quella formale di cui stiamo leggendo nel Decreto, appunto denominato Semplificazioni.

Ma chi è che prepara i testi legislativi che contengono tali percorsi tortuosi? La risposta è ovvia: i burocrati, i quali pescando nel torbido sono contrari alla vera semplificazione, vale a dire al raddrizzamento del percorso, per la semplice ragione che dove vi sono confusione, ingarbugliamenti e assenza di trasparenza è possibile cianciare per giustificare la loro insufficienza.

Oltre ai percorsi tortuosi prima indicati, nell’elaborazione dei testi di legge vi è una totale assenza di quegli elementi etici che dovrebbero esserci in qualunque testo, vale a dire i principi di responsabilità e di merito che sono alla base del funzionamento di ogni parte pubblica.

Anche in questo caso la responsabilità è dei burocrati, che non tengono conto dei citati elementi essenziali, proprio perché, in assenza degli stessi, possono fare tutto e il contrario di tutto.
Su una cosa sono d’accordo i burocrati: nello stabilire i cosiddetti premi di risultato, che vengono erogati a pioggia proprio perché i risultati sono del tutto teorici e non concreti. Cosicché si verifica il paradosso che la dirigenza pubblica percepisce premi per la propria inefficienza: il mondo alla rovescia.

Tutto ciò accade anche perché nella Pubblica amministrazione si entra senza la indispensabile selezione dei concorsi pubblici, come prevede l’articolo 97 della Costituzione.

Gente senza arte né parte, raccogliticcia, che entra quasi sempre in base al clientelismo e che quindi, quando arriva nei posti di lavoro non sa cosa fare in quanto non ha preparazione né ha fatto gli studi necessari per affrontare il lavoro assegnato.

C’è un rimedio a tutto questo? C’è ed è operativo, funzionante e funzionale. Il modello è quello delle Forze dell’Ordine (Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri e Corpo forestale, inglobato da questi ultimi, tranne che in Sicilia) che nelle loro scuole per sottoufficiali e ufficiali ammettono giovani volitivi, che amano il lavoro cui saranno preposti e che, quindi, per conseguenza, studiano in modo da superare le prove di ogni genere preparate dalle scuole stesse.

Nella nostra lunga esperienza non abbiamo incontrato ufficiali e sottoufficiali delle tre Forze impreparati. Tutti sono aggiornati e affrontano i problemi del Paese con sacrificio e abnegazione. Non solo, si aggiornano anche continuamente perché i loro avversari, cioè i delinquenti e gli evasori, usano sempre più metodi e armi sofisticati.

Perché non adottare lo stesso modello nelle altre branche della Pubblica amministrazione? Perché non aprire le scuole per impiegati e dirigenti in modo da selezionare i migliori, come avviene a Singapore, eliminando tutte le raccomandazioni e gli altri sistemi incivili che degradano la qualità dei pubblici servitori?

La risposta ai quesiti è elementare: perché c’è una classe politica formata da inetti a sua volta, perché non è passata dalle scuole di politica esistenti ai tempi della Democrazia cristiana, del Partito comunista, del Partito socialista e del Partito repubblicano.

Chiunque, anche il più imbecille, si può candidare a qualunque ruolo istituzionale, purché abbia 18 anni. Questa è la causa principale del degrado che ha colpito l’Italia, da cui non si uscirà finché questa marmaglia non sarà sostituita da cittadini di alta qualità professionale e alta moralità.

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