Microdiscariche incontrollate, cumuli di rifiuti di tutti i tipi (anche pericolosi), una convenzione per le perlustrazioni in loco scaduta il 30 dicembre. Le foto e il video della vergogna. Ne abbiamo parlato con il presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo
Il Parco
dell’Etna è un magnifico
territorio della Sicilia orientale, 59.000 ettari di boschi e sentieri tra irripetibili panorami, con centri storici (dei
comuni che ne fanno parte) affascinanti, in cui è possibile degustare prodotti
tipici; è in ogni stagione dell’anno un accattivante invito per i viaggiatori e
gli amanti della natura, dell’enogastronomia, degli sport all’aria aperta in
scenari unici.
Una ricchezza per il territorio difficile da gestire, anche e soprattutto
a causa dell’inciviltà di molti dei suoi abitanti e fruitori che, in molti dei
suoi angoli più nascosti (anche a più alte quote), tra alberi centenari e una
vegetazione unica, hanno pensato bene di depositare i loro rifiuti. Cumuli di
rifiuti di tutti i generi.
Nei giorni scorsi abbiamo esplorato le zone poco sopra Tarderia (zona
salto del cane) e le strade che portano al Rifugio Sapienza. Quello che abbiamo
trovato, in alcuni casi, fa rabbrividire. Ve lo mostriamo in questo servizio,
tra foto e un video esclusivi, che lasciano poco alle parole.
Ne abbiamo quindi parlato con il presidente del Parco, Carlo Caputo.
Presidente, qual è la situazione in merito ai
rifiuti e alle discariche abusive presenti all’interno del Parco dell’Etna?
Quando è stato fatto l’ultimo sopralluogo? Sono già state programmate nuove
verifiche?
“L’attività
svolta dai gruppi di volontariato ha censito oltre 80 microdiscariche
documentate e geolocalizzate. I sopralluoghi e l’attività di perlustrazione è stata
quotidiana fino al 30 dicembre 2020. In quella data è scaduta la convenzione
stipulata con sette organizzazioni di volontariato. Le attività riprenderanno,
presumibilmente, a fine gennaio 2021”.
In
riferimento alle discariche in questo momento presenti, a chi si può attribuire
la responsabilità della loro formazione? E’ mancato un controllo? Si è già
stabilito come e quando smaltire i rifiuti in esse conferite?
“I rifiuti sono misti, dai solidi
urbani, agli inerti, all’eternit, ai beni durevoli. Per la maggiore inerti e
scarichi comunque di materiale proveniente da ristrutturazioni o svuotamento di
cantine. Difficile controllare un’area così vasta, quello che manca è comunque
la civiltà ed il senso di rispetto verso quei luoghi. I controlli vanno
effettuati da tutte le Forze dell’ordine locali e Corpo forestale. Di smaltire
i rifiuti si occupano i Comuni”.
Quale sinergia avete messo in atto con i
sindaci dei Comuni del Parco e con le Istituzioni di livello più alto, oltre
che con le Forze dell’ordine?
“I comuni sono
in possesso di videocamere (fototrappole) consegnate in comodato d’uso dal
Parco. Tra qualche settimana faremo il resoconto delle attività svolte con
questi strumenti. Inoltre stiamo collaborando nella realizzazione di giornate
ecologiche, queste giornate servono a raccogliere rifiuti disseminati nell’area
protetta. Sono iniziative che vanno moltiplicate perché, oltre al messaggio
valoriale che si portano dietro, servono concretamente a ripulire. Con le Forze
dell’ordine, intese come Corpo Forestale, stiamo collaborando, agendo con i
nostri volontari in attività di ausilio al Corpo. Per quanto riguarda altre Forze
dell’ordine sono stato dal Prefetto ed ho sollecitato anche con lettera alcune
criticità: se agiranno sull’area protetta in merito alle criticità che ho
esposto, purtroppo, non ho la prontezza di affermalo”.
Quali azioni
state mettendo in atto per limitare la formazione di nuove discariche?
“Occorrerebbe un’azione di
sistema, ma questa potrebbe praticarla un unico Ente pubblico che opera
sull’Etna, ed oggi non è così. L’Etna è frammentata tra diversi enti pubblici
che operano ognuno per la propria competenza. Tanti proprietari pubblici, tanti
gestori pubblici, corpi di sorveglianza autonomi e staccati dagli enti che si
occupano della gestione. Insomma, guardando l’Etna il cittadino potrebbe
immaginare che ogni problema, ogni criticità debba essere affrontata dall’ente
pubblico denominato Parco dell’Etna, non è così. Il parco ha le “armi” spuntate
quando si deve fare i conti con molti problemi di gestione o rifiuti. Basti
pensare che il Parco si occupa di tutela e salvaguardia ma non ha personale di
vigilanza, non ha guardiaparco. L’unica tutela che il Parco esegue è quella su
istanza di parte: un privato presenta una richiesta ed il parco fornisce le
prescrizioni autorizzatorie”.
Per scoraggiare questi abusi sono state già
comminate sanzioni? Che sanzioni sono previste e come è possibile aumentare il
controllo?
“Grazie
all’azione intrapresa dal Parco con i propri volontari nella veste di ausiliari
di vigilanza ambientale del Corpo Forestale sono stati elevati diversi verbali.
Si tratta comunque di azioni deboli rispetto alla portata del problema.
Comunque proviamo a fare il massimo ingegnandoci azioni che prima non
esistevano. Come affermo da qualche mese, a mio parere, l’Etna necessita di
essere amministrata da un unico Ente, “un’Autority dell’Etna” che concentri
buona parte dei poteri gestionali dell’area protetta”.
Dario Raffaele