Per la provincia trapanese è un buon momento economico, visti i dati diffusi da Unioncamere Sicilia. Nel secondo trimestre del 2024 registrato anche un saldo, tra aperture e chiusure, di +120 aziende
TRAPANI – L’economia provinciale trapanese sta conoscendo un florido periodo di rilancio soprattutto sui mercati internazionali.
Secondo i dati elaborati dall’osservatorio economico di Unioncamere Sicilia, l’export trapanese continua a crescere: nel secondo trimestre di quest’anno le imprese hanno venduto all’estero merci per un valore di 125,8 milioni, in notevole aumento rispetto ai 112,3 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso; e hanno importato beni per 187,4 milioni, in aumento di 26 milioni rispetto ai 161,8 milioni di marzo-giugno 2023.
“Segno – ha commentato Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia e commissario straordinario della Camera di commercio di Trapani – di una grande vivacità che fa perno non solo sulla qualità delle eccellenze del territorio, ma anche sugli investimenti in tecnologie, innovazione, nonché su quelli avviati per rafforzare le infrastrutture portuali, aeroportuali e ferroviarie”.
Rafforzare e rendere stabile questa crescita dell’export
Proprio per rafforzare e rendere stabile questa crescita dell’export, le imprese del trapanese sono state al centro di un incontro alla Camera di commercio di Trapani con l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, nell’ambito del Road show per l’internazionalizzazione del sistema delle imprese siciliane organizzato dallo Sportello Sprint della Regione siciliana.
“A Trapani – ha spiegato l’assessore Edy Tamajo – abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con le imprese di un territorio che ha sempre mostrato una grande capacità di adattamento e innovazione. Il governo Schifani, insieme al mio assessorato, sta lavorando per sostenere il rilancio economico della Sicilia, e incontri come questo sono fondamentali per ascoltare le esigenze degli imprenditori e trovare soluzioni che rispondano alle loro necessità. La collaborazione con Unioncamere Sicilia – ha aggiunto Tamajo – ci permette di monitorare da vicino le tendenze e i bisogni del tessuto produttivo locale. Siamo consapevoli che il nostro impegno deve concentrarsi nel fornire strumenti concreti che facilitino la crescita, l’innovazione e l’occupazione, con particolare attenzione ai settori strategici che fanno della Sicilia un punto di riferimento, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale”.
Export, in crescita il numero di imprese operanti nel territorio
Un export che migliora anche perché sono in crescita il numero di imprese operanti nel territorio. Nel secondo trimestre del 2024 in provincia di Trapani si è registrato un saldo, tra nuove apertura e chiusure, di +120 aziende. Quel che emerge quindi è che il territorio trapanese ha una grande vivacità. Secondo Unioncamere alla base di questa crescita ci sono due settori in significativa ripresa: le costruzioni, che continuano ad attrarre imprenditori malgrado la frenata sui bonus edilizi; e l’artigianato che da qualche tempo esprime vivacità. Ma la novità più sorprendente arriva dal settore delle cosiddette “imprese non classificate”, che comprende le nuove attività tecnologiche, innovative, digitali e “green”. L’innovazione cambia volto all’economia tradizionale, che si adegua ai cambiamenti.
“Da tempo Unioncamere Sicilia promuove gli investimenti in innovazione, nuove tecnologie, transizione ecologica e digitale – aggiunge Pace – e i dati ci stanno dando ragione. Innovazione, digitale, tecnologie ed economia circolare, infatti, contaminano virtuosamente il resto del tessuto produttivo stimolando i comparti tradizionali a preferire efficienza, qualità e sostenibilità. Questo si traduce in investimenti, aumento della produttività e maggiore contributo al Pil, anche grazie agli ingenti incentivi e agli strumenti finanziari agevolati messi a disposizione dal governo regionale, in particolare dall’assessorato regionale Attività produttive e da Irfis-FinSicilia, in aggiunta al credito d’imposta Zes Sud che comincia a dare frutti. Tutto ciò, inevitabilmente, comporta una diversificazione dei settori e una conseguente riduzione del numero di imprese tradizionali a vantaggio di nuove produzioni innovative che offrono al mercato prodotti a più elevato valore aggiunto”.