Approfondimento dell'Osservatorio Nomisma "The world After Lockdown", il 45% teme che i colleghi non rispettino norme di sicurezza e il 31% ha paura di essere infettato mentre si reca in ufficio
‘Ripartire ma in sicurezza’. Questa la frase che ha caratterizzato e caratterizza tuttora le modalità di gestione della crisi legata all’epidemia di Covid-19. Eppure, 1 lavoratore su 3 (32%), tra quelli che hanno fatto ritorno alluogo di lavoro afferma che il rientro rappresenta motivo di paura e spaesamento. È quanto emerge dal nuovo approfondimento dell’Osservatorio Nomisma ‘The World After Lockdown’ che monitora le reazioni degli italiani al lockdown, commissionato da UniSalute e che ha indagato il sentiment dei lavoratori italiani al rientro in ufficio.
Sentimento di tensione che accomuna anche coloro che tuttora lavorano esclusivamente da casa in telelavoro o smartworking: per il 46% di questi, infatti, l’idea del rientro sul luogo di lavoro è causa di timori. Che sia la paura che i colleghi non rispettino i protocolli disicurezza (45%) o il timore di essere infettati mentre ci si reca al lavoro (31%), tornare in ufficio o in fabbrica rappresenta ancora una preoccupazione diffusa. Ma quali sono, secondo i lavoratori italiani, le misure che dovrebbero applicare aziende per garantire al meglio la salute dei lavoratori? Oltre alla garanzia del rispetto dei protocollinazionali di sicurezza (68%) più della metà dei lavoratori italiani (58%) pone l’accento sull’importanza di poter eseguire in tempi rapidiil test sierologico, una quota simile (57%) vorrebbe usufruire di itersemplici per effettuare i tamponi
Inoltre, il 46% degli intervistati pensa che dovrebbe essere messo a disposizione dei lavoratori un servizio di teleconsulto medico per poter ricevere chiarimenti e consigli sul Covid-19, mentre il 43% si sofferma 1 indagine Cawi condotta dall’istituto di ricerca Nomisma nel 2020 su di un campione di 600 cittadini italiani occupati stratificatoper fasce d’età (18-65 anni), sesso ed area geografica. sull’importanza giocata dalla possibilità di accedere al servizio di consegna a domicilio dei farmaci in caso di malattia. Richieste, queste, che secondo quanto emerge dalla ricerca di Nomisma non sono state ancora intercettate dalle aziende: solo 1 lavoratore su 4 (27%) è occupato in un’azienda che ha offerto la possibilità di eseguire il test sierologico in tempi rapidi. – Percentuale analoga (26%) per quanto riguarda la somministrazione dei tamponi diagnostici. Il dato non migliora quando si parla di videoconsulto e teleconsulto medico in ambito Covid-19, che sono stati garantiti rispettivamente al 21% e 20% del campione, mentre solo 1 lavoratore su 5 (19%) dichiara di avere la possibilità di accedere a servizi di consegna domiciliare dei farmaci.
“La sicurezza sul luogo di lavoro è una delle chiavi di rilancio del Paese in questa Fase 3 e sarà quindi importante riuscire a garantire la massima serenità a tutti i lavoratori che in numero crescente torneranno nelle loro sedi nelle prossime settimane”, afferma GiovannaGigliotti, amministratore delegato di UniSalute. “Come UniSalute ci siamo subito attivati per supportare al meglio le aziende in relazione all’attività di prevenzione da rischio Covid sul luogo di lavoro, permettendo loro di poter offrire ai propri dipendenti di accedere – ad un costo calmierato per i datori di lavoro – ai test diagnostici (sierologici e tampone) in tempi brevi ed in strutture qualificate convenzionate con la nostra Compagnia. Garantiamo inoltre servizi di teleconsulto e videoconsulto, che abbiamo visto essere molto apprezzati e richiesti dai privati cittadini. Si tratta di servizi che possono garantire una gestione ottimale dei luoghi di lavoro dando ai lavoratori una certa serenità per poter vivere la fase di ripartenza con minori preoccupazioni”, conclude Gigliotti.