Ferrovia Alcantara-Randazzo, un’opportunità per il territorio - QdS

Ferrovia Alcantara-Randazzo, un’opportunità per il territorio

Massimo Mobilia

Ferrovia Alcantara-Randazzo, un’opportunità per il territorio

mercoledì 16 Novembre 2022

Sono stati avviati i lavori per il recupero dello storico percorso ferrato, che serviranno a valorizzare tutta la zona ai fini turistici. Un investimento importante che ha sollevato qualche polemica

TAORMINA (ME) – Sono iniziati tra le polemiche i lavori per il recupero della storica linea ferroviaria Alcantara-Randazzo, che interessano da vicino Taormina nell’ambito del mega cantiere di Rfi per il completamento del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo. Il via ai lavori è stato dato lunedì, con la ripulitura dalle sterpaglie dei primi tre km di tratta, ma non si placano le polemiche nel centro abitato taorminese, in particolare nella frazione di Trappitello, per le poche rassicurazioni avute sin ora dalle Ferrovie di Stato riguardanti il passaggio di mezzi pesanti lungo la Strada statale 185 – che attraversa il paese lungo la via Francavilla – e la mancanza di chiarezza sulle zone di stoccaggio dove verranno scaricati i materiali di risulta.

Anche se il ripristino della storica linea ferrata, che parte dalla stazione taorminese denominata Alcantara, e costeggia l’omonimo fiume fino alla cittadina etnea di Randazzo, è stata auspicata da più parti per lo sviluppo che imprimerebbe a un nuovo turismo paesaggistico, come fatto notare anche di recente dall’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara, nessuna valutazione è stata riportata in merito all’incidenza ambientale che provocheranno l’esecuzione dei lavori per la realizzazione della nuova linea del raddoppio ferroviario – con la contestuale realizzazione di una nuova stazione Alcantara a Trappitello – né tantomeno gli effetti di rumori e polveri per il transito giornaliero di camion e di milioni di metri cubi di materiali di scavo provenienti dalle gallerie, tenuto conto pure che la durata dei lavori è prevista in almeno otto anni.

Taormina è al centro di un lotto di lavori di oltre 1 miliardo di euro, già assegnati alla WeBuild ex Impregilo. Come più volte spiegato in queste colonne, la Perla dello Ionio si trova al centro di questo nuovo grande investimento da parte di Rete Ferroviaria Italiana, necessario per rendere più veloce il collegamento su rotaie tra Messina e Catania, e contestualmente fino a Palermo, sia per il traffico merci che per quello passeggeri. A lavori conclusi, si calcola infatti che per percorrere la distanza tra Taormina e il capoluogo etneo ci vorranno soltanto trenta minuti di treno, rendendo molto più facile la mobilità turistica con l’aeroporto etneo di Fontanarossa. La Perla avrà inoltre anche una propria stazione collinare, a circa sessanta metri di profondità nell’attuale zona di sosta denominata Madonnina, nei pressi del parcheggio Lumbi all’ingresso nord della città. Scalo che sarà poi direttamente collegato al centro storico attraverso un sistema di ascensori e tapis roulant. Dalla stazione Madoninna la linea riscenderà a valle fino appunto alla nuova stazione Alcantara, per poi proseguire verso Fiumefreddo e ricongiungersi alla tratta costiera già esistente.

Per la messa a nuovo dell’Alcantara-Randazzo invece, è prevista la manutenzione della sede ferroviaria preesistente, quindi con demolizione e ricostruzione, senza alcuna modifica di tracciato, del binario e della massicciata esistente. Realizzata tra il 1928 e il 1959 ed estesa per circa 37 km, collegava il versante settentrionale dell’Etna con la linea costiera ionica Messina-Catania, e fu interrotta da una colata lavica nel 1981 e ripristinata nel 1983, per essere poi chiusa nei primi anni Novanta.

Quest’avvio di lavori è stato finanziato dalla Fondazione FS, attraverso il ministero dei Beni Culturali, con i fondi del Pnrr per circa 15 milioni di euro. I fondi saranno recuperati utilizzando i 435 milioni di euro complessivamente stanziati dal ministero della Cultura all’interno del capitolo “Percorsi nella storia – Treni storici e Itinerari culturali”. Quello dell’Alcantara invece è uno dei 14 investimenti che compongono il Piano strategico Grandi attrattori culturali, ideato per recuperare, con circa 1 miliardo e mezzo di euro a disposizione, siti e complessi di elevato valore storico e architettonico, in stato di abbandono o bisognosi di radicali azioni di restauro.

Massimo Mobilia
Twitter: @MassimoMobilia

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