Forum con Filippo Pennisi presidente della Corte d’Appello di Catania. I vuoti d’organico rischiano di inceppare tutto il sistema giudiziario
Entrato in magistratura nel 1983, Filippo Pennisi è stato assegnato in prima nomina all’allora Pretura di Caltanissetta con funzioni di pretore del lavoro. Ha poi svolto le funzioni di pretore mandamentale a Giarre e di giudice ad Acireale. Dal 2004 al 2010 è stato consigliere della Corte d’Appello di Catania, con funzioni civili e penali, per essere quindi nominato presidente di sezione presso il Tribunale di Siracusa e, dal 2014, presidente di sezione presso il Tribunale di Catania. Ha fatto parte della commissione d’esami del concorso in magistratura. Nel novembre del 2021 è stato nominato dal Consiglio superiore della Magistratura, con voto unanime, presidente della Corte d’Appello di Catania.
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice direttore Raffaella Tregua, il presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi, risponde alle domande del QdS.
Presidente, il suo è un incarico che porta con sé oneri e onori. Qual è la situazione generale del Distretto che presiede?
“Ne sono molto onorato; è una funzione gratificante benché impegnativa. Il Distretto è un’entità rilevante che comprende quattro Tribunali e copre tre province. Una realtà complessa e problematica per certi versi da dover coordinare. Svolgiamo tanti compiti, oltre a quelli prettamente giudiziari, e questo è un problema che avvertiamo tutti e 26 i presidenti delle Corti d’appello. Sentiamo questa grande responsabilità su di noi, lo abbiam fatto presente al Csm, per questioni non giudiziarie ma di carattere logistico, sindacale, insomma funzioni non propriamente giudiziarie, un tempo a carico dei Comuni. E che assorbono tempo a scapito degli aspetti giudiziari”.
Il personale è adeguato o continua a esserci il problema del sottodimensionamento?
“La scopertura d’organico, tanto di magistratura quanto del personale amministrativo, è un problema che da anni affligge tutti gli uffici giudiziari e che, proprio perché annoso, rischia di inceppare l’intero sistema giudiziario. Basti pensare che siamo arrivati a una scopertura del 16%, sull’organico nazionale di Magistratura, destinata ad aggravarsi nell’immediato futuro a causa del modesto risultato ottenuto nell’ultimo concorso per magistrati, poco più di duecento vincitori su 350 posti messi a concorso. Nel Distretto di Catania mancano ben 45 magistrati su 370 e tali assenze non possono non pesare sul bilancio complessivo della produttività degli uffici”.
Quanto ha influito la pandemia e sulle pendenze e sul carico di lavoro?
“Il periodo che ha segnato gli ultimi anni è stato difficile. Ma dobbiamo dire che il settore civile ha retto bene l’urto della pandemia, che ha comportato la chiusura degli uffici e, in generale, un rallentamento di tutte le attività, con diminuzione delle presenze e udienze ridotte. Ma la Corte e gli uffici giudiziari di appello di Catania hanno continuato a registrare diminuzione nelle pendenze e nella durata media dei processi, che è inferiore ai due anni, come l’Europa ci impone. Noi da anni riusciamo a garantire la definizione del processo in meno di due anni e ci sono margini di miglioramento. Questo accade nel Civile e soprattutto in specifici settori come il lavoro o la previdenza, perché ci avvarremo dell’aiuto dell’ufficio del processo, uno degli effetti della Riforma Cartabia”.
Nel Penale le cose vanno diversamente?
“Sì, il problema si pone nel settore Penale che ha risentito maggiormente della pandemia, perché il processo si basa molto sull’oralità e sul contraddittorio. Si è risentito anche dell’inadeguatezza dell’organico, conclamata nel 2020 con un decreto del ministero della Giustizia che lo ha aumentato. Questi posti sono stati all’inizio teorici, adesso avremo la possibilità di coprire parte di quelli vacanti e confidiamo di alleggerire le difficoltà della Corte nel Penale”.
Favorire il dialogo con l’opinione pubblica
La cittadinanza e la Giustizia: come vi ponete nei confronti del pubblico?
“A mio avviso, il principale strumento di dialogo con l’opinione pubblica in sede locale è quello istituzionale della redazione e divulgazione dell’annuale relazione sull’andamento della giustizia nel Distretto. Aggiungo che, da qualche tempo, questa relazione, che contiene considerazioni generali e dati statistici su quanto accaduto nell’anno giudiziario, è inserita nel sito web ufficiale della Corte d’Appello, a disposizione di chiunque voglia visionarla”.
Quali altri strumenti utilizzate per favorire il dialogo con la cittadinanza?
“Non mancano occasioni di confronto, anche più informali, come quelle rivolte ai cittadini di domani, le visite di classi di studenti alle nostre aule d’udienza e gli incontri tra magistrati e studenti a scuola. La fine della fase pandemica porterà poi alla riapertura, a breve, dell’Ufficio relazioni con il pubblico, istituito nel 2018. Tale struttura dovrà continuare a porsi non solo come punto di informazioni per il cittadino ma anche e soprattutto come strumento di facilitazione per l’accesso dell’utenza, anche non professionale, ad una serie di servizi giudiziari”.
Problematiche legate agli uffici giudiziari tra locali ormai inadatti e costi rilevanti
Qual è la situazione dal punto di vista della logistica?
“Lo stato degli uffici giudiziari catanesi rappresenta il maggiore problema da affrontare nell’attualità. Gli immobili di proprietà pubblica sono infatti datati e necessitano ogni anno di più di manutenzione, anche straordinaria. Quelli locati dai privati rappresentano una fonte di notevole esborso di denaro pubblico. Per di più, la dispersione degli uffici sull’intero territorio cittadino rende complicati gli spostamenti di avvocati e utenti tra l’una e l’altra sede. Il tutto comporta conseguenze estremamente negative sul regolare e dignitoso esercizio della giurisdizione, sui costi per la finanza pubblica e sulla qualità del servizio verso l’utente. Si tratta purtroppo di un problema annoso”.
Ci sono novità riguardo la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia in viale Africa?
“Lo scorso 5 agosto è stato aperto il cantiere per la realizzazione dell’opera, che dovrà ospitare uffici e servizi del settore civile del Tribunale, della Corte d’Appello oltre ad alcuni uffici di Polizia giudiziaria. I tempi contrattuali dovrebbero consentire il completamento dell’opera per l’autunno del 2024 e questo è un traguardo che guardiamo con fiduciosa speranza, confidando che tutti, compresa l’impresa esecutrice dei lavori, si rendano conto dell’importanza dell’edificio per la città intera. La Presidenza della Corte continuerà a svolgere un ruolo di vigilanza, d’impulso e, se necessario, di denuncia sul regolare andamento dei lavori”.
A che punto sono le riforme?
“Siamo in una fase fortemente riformatrice in campo giudiziario, sull’onda dei progetti predisposti in sede di Pnrr, sono entrate o stanno per entrare in vigore numerose modifiche che riguardano i processi civile e penale, nonché la giustizia tributaria. Un bene, per certi versi, ma occorre guardarsi dall’eccessivo stress riformista che costringe gli operatori a continue sperimentazioni sul campo”.
Digitalizzazione avanti ma a doppia velocità
A che punto è il processo di digitalizzazione?
“La digitalizzazione del settore civile è pressoché completa. Il processo civile telematico, che qui a Catania ha avuto le sue prime sperimentazioni all’inizio degli anni 2000, era già attivo prima dello scoppio della pandemia, nel 2020. Proprio questa circostanza ha consentito di assorbire l’impatto negativo delle restrizioni. In quel contesto, sono state infatti introdotte e regolamentate nuove modalità di trattazione del processo, il cosiddetto processo cartolare, ossia una trattazione che viene attraverso la trasmissione telematica degli atti difensivi e dei provvedimenti giurisdizionali. I buoni risultati che il settore civile ha avuto anche in questi ultimi difficili anni confermano l’utilità dello strumento digitale applicato all’amministrazione della giustizia. La prossima riforma del processo civile ha accentuato questo carattere, prevedendo che il deposito dei documenti e di tutti gli atti abbia luogo con modalità tematiche o anche mediante altri elementi tecnologici”.
Nel settore penale?
“Anche in questo caso il settore penale è differente. Il periodo pandemico ha segnalato la necessità di accelerare il processo di digitalizzazione che, in passato, ha visto uno sviluppo modesto a causa della peculiarità e delle garanzie proprie del processo penale. Qui infatti occorre garantire il rispetto dei principi costituzionali sulla difesa dell’imputato, considerando sempre oralità e contraddittorio. Gli sforzi si sono comunque concentrati sull’effettuazione telematica di notifiche e comunicazioni, sulla dematerializzazione dei fascicoli processuali e, più di recente, sull’istituzione di un Portale deposito telematico atti penali, che consente ai difensori di depositare alcuni atti difensivi in modalità telematica. Anche qui, la riforma processuale prossima a venire prevede l’obbligatorietà del deposito telematico di tutti gli atti e documenti. In parallelo, si punta anche a un incremento dei sistemi di videocollegamento in udienza e di registrazione audiovisiva. Più in generale, la legge delega 134 del 2021, prevede risorse per un Piano triennale di transizione digitale dell’amministrazione della giustizia”.