“Finché la barca va...” Ma l’Italia non va - QdS

“Finché la barca va…” Ma l’Italia non va

“Finché la barca va…” Ma l’Italia non va

martedì 30 Agosto 2022

In autunno arriva il temporale

Il povero Luigi Di Maio – che con una prodigiosa carriera è riuscito a diventare ministro degli Esteri (incredibile ) – continua a ripetere come un replicante: “L’Unione europea deve mettere un tetto al prezzo del gas”. Non ha capito nulla!

L’Europa non è in condizione di raggiungere un accordo di questo tipo perché tutti i Paesi centro-settentrionali sono contrari, in quanto non stanno soffrendo come l’Italia il problema energetico e soffrono in misura molto minore quello conseguente all’inflazione.

Inoltre, hanno debiti pubblici modesti, in qualche caso vicini al noto parametro di Maastricht, che prevede un rapporto fra debito pubblico e Pil non superiore al sessanta per cento. Pensate che quello italiano ha già raggiunto e sta per superare il centocinquanta per cento.

Nel nostro Paese vi è anche un’altra anomalia e cioè che non si è disgiunta l’energia elettrica proveniente da fonti termiche da quella proveniente dal gas. Cosicché, si fa di tutta l’erba un fascio, con un vertiginoso aumento dei prezzi del tutto ingiustificato.

Ancora: quando aumenta il costo della materia prima relativamente al gas (perché quello del petrolio non è aumentato), aumentano tutti i balzelli che vi sono di sopra, da quello della guerra in Abissinia all’altro del terremoto in Friuli, al terremoto dell’Irpinia e via enumerando. Non solo, ma oltre a questi balzelli, vi sono le accise e alla fine sul montante viene calcolata l’Iva. Cosicché lo Stato è il primo speculatore su questi aumenti e quello che guadagna di più in assoluto sulla pelle di cittadini e imprese.

In questo modo si spiega il trionfalismo di Draghi quando ha annunciato che il Decreto Aiuti non avrebbe portato a scostamenti di bilancio, cioè a nuovo debito. Per forza, lo Stato ha introitato una montagna di soldi per effetto della speculazione sul gas, cosicché non ha fatto altro che restituire in parte il surplus dei prezzi, che hanno pagato imprese e famiglie mediante dei rimborsi di importo nettamente inferiori.
Come vedete, è stato messo in atto un gioco come quello delle tre carte, noto a tutti, che i mass media hanno annusato, però senza tentare di smascherarlo.
Una nota canzone cantata da Orietta Berti recita: “Finché la barca va, lasciala andare”.
Si può adattare al nostro Paese? Non ci sembra, perché l’apparenza ci fa vedere che la barca va, ma verso dove? Verso il precipizio? Qual è questo precipizio? Il dovere fronteggiare l’aumento degli interessi sul debito pubblico, che inevitabilmente ci sarà nel prossimo anno; un aumento che potrebbe costare fra trenta e cinquanta miliardi.

A questi si aggiunge il blocco del Pil perché non è prevista una crescita. Addirittura qualche menagramo ne prevede una diminuzione e quindi il rischio di entrare in un periodo di recessione.
Perciò, lo scenario è il seguente: da un canto il Pil, cioè il denominatore della frazione, non cresce; dall’altro il numeratore della frazione, cioé il debito pubblico, cresce. Conseguenza è che la percentuale di questo rapporto, in atto del centocinquanta per cento, come prima si scriveva, potrebbe salire indiscriminatamente.
Che succederebbe se ciò malauguratamente dovesse accadere? Ecco la nostra ipotesi.

I Mercati entrerebbero in fibrillazione, la fiducia verso l’Italia diminuirebbe e con essa inizierebbe la vendita dei Buoni del Tesoro di ogni tipo, che ammontano a oltre 2.700 miliardi. Ovviamente non tutti in una volta, per fortuna, ma gradatamente. Tuttavia, nei prossimi dieci anni ne scadranno quasi la metà e ad ogni scadenza bisognerà emettere quelli nuovi. Ma per vendere quelli nuovi occorrerà pagare al Mercato interessi adeguati.

Qualcuno obietterà che la Bce continua a comprare i titoli italiani a interessi zero. Sì, ma la cuccagna sta per finire per l’opposizione sempre più pressante dei Paesi europei che hanno i conti in ordine e, paradossalmente, anche di quelli a economia arretrata, come Romania e Ungheria. Non solo, ma si cominciano a levare alte le proteste della Grecia, appena uscita dal regime di sorveglianza speciale della Troika (Fmi, Bce e Ue).

Questo scenario non viene rappresentato dai partiti in campagna elettorale. è una forma di inganno tacito nei confronti dei cittadini-elettori.

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