“Il Recovery plan? Occasione per scrivere il futuro dei giovani” - QdS

“Il Recovery plan? Occasione per scrivere il futuro dei giovani”

“Il Recovery plan? Occasione per scrivere il futuro dei giovani”

sabato 03 Aprile 2021

In esclusiva l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti. "Dobbiamo lavorare affinché tutti i ragazzi, a prescindere dal luogo in cui vivono, abbiano le stesse opportunità"

“Superare la visione adultocentrica”: queste le parole che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, ha rivolto qualche giorno fa alla ministra per le Politiche sociali, Fabiana Dadone, riferendosi alla necessità di impostare il Recovery plan assumendo il punto di vista dei giovani.
Intervistata in esclusiva dal Quotidiano di Sicilia, Garlatti ha spiegato quali sono le priorità che dovrà contenere il Pnrr affinché il punto di vista dei giovani diventi finalmente la bussola.

“Superare la visione adultocentrica”: queste le parole che Lei ha rivolto alla ministra per le Politiche sociali, Fabiana Dadone, riferendosi alla necessità di impostare il Recovery plan assumendo il punto di vista dei giovani. Ci spiega meglio cosa intende e quali priorità deve contenere il Pnrr affinché il punto di vista dei giovani diventi la bussola?
“Il Recovery plan è una grande occasione, non solo per il rilancio del Paese alle prese con la pandemia, ma anche perché è possibile scrivere il futuro delle giovani generazioni. Sarebbe positivo che il piano fosse redatto coinvolgendo quanto più possibile i giovani. Come adulti, intanto, possiamo cercare di interpretare i bisogni dei minorenni nel loro miglior interesse. Occorrerebbe investire nell’istruzione, nell’ambiente digitale, nella cura del benessere psichico e nel sostegno ai più vulnerabili e alle vittime di violenza e maltrattamento. È poi urgente approvare e finanziare il nuovo piano nazionale infanzia, un insieme di misure che interviene in maniera coordinata nell’interesse dei minori di età, del quale il Recovery plan dovrebbe tener conto”.

L’ex presidente del Cts, Agostino Miozzo ha detto che “Il Cts ha sbagliato nella comunicazione ai più giovani, che sono fra le categorie più fragili”. Parlando di assembramenti e uso delle mascherine, ha aggiunto: “Non siamo stati capaci di governare bene la comunicazione perché i ragazzi capissero la gravità di questa situazione”. Secondo Lei c’è stato questo difetto di comunicazione?
“Non entro nella questione specifica e non esprimo valutazioni sul Cts che tra l’altro è un organismo di tipo tecnico. In generale, è vero che chi prende decisioni dovrebbe scegliere di utilizzare forme di comunicazione adeguate al linguaggio di bambini e ragazzi e provare a coinvolgere i minorenni anche nel processo di scelta: quando le decisioni sono partecipate e condivise hanno una maggiore efficacia, perché incidono sulla responsabilizzazione. L’Autorità garante ha provato a farlo proprio durante il lockdown dello scorso anno con due iniziative. La prima è stata un decalogo, disponibile anche in formato audio, rivolto ai genitori alle prese con le domande dei bambini sulle misure da rispettare. La seconda è stata una campagna social nella quale i componenti della Consulta delle ragazze e dei ragazzi hanno messo la propria faccia in messaggi destinati ai coetanei”.

Un nodo da affrontare è quello dei Neet, i ragazzi che non studiano e non hanno un’occupazione e che in Italia – secondo i dati Istat del 2019 – sono circa due milioni, il 22% della popolazione nella fascia di età 15-29 anni. È la quota più elevata dell’Unione europea, con un’incidenza più che doppia in Meridione rispetto al Nord: molte le speranze riposte nelle risorse messe a disposizione dal Recovery fund ma è solo un fatto di risorse economiche o c’è un problema culturale che va affrontato?
“I dati Istat consentono di osservare che i giovani Neet del Sud risultano interessati a trovare un’occupazione (75,1%) più che gli omologhi del Nord (56,7%) e del Centro (62,6%). Numeri, questi, che sottolineano come nel Mezzogiorno la pesante diffusione di tale condizione potrebbe essere interpretata come conseguenza delle minori opportunità lavorative sul territorio. Se a ciò si aggiungono le preoccupanti dimensioni della dispersione scolastica nel Meridione, risulta intuibile che bisogna prioritariamente investire sul superamento dei divari all’interno del Paese. Tutti i ragazzi, a prescindere dal luogo in cui vivono, devono avere le stesse opportunità. A questo proposito ho auspicato che nel Recovery plan siano previste azioni per contrastare il fenomeno dei Neet, agendo sulla valorizzazione della formazione in collegamento con le imprese. Occorrerebbe poi trovare il modo di superare la frammentazione e le differenze tra regioni”.

Quando si è insediata le sue prime parole sono state: “Sarà mia responsabilità ascoltare e far partecipare le persone di minore età, tener conto delle loro opinioni ed esigenze, farmene portavoce e divenirne diretta sostenitrice”. Come sta attuando in concreto questo proposito?
“Si è da poco insediata la nuova Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità garante. Si tratta di 26 ragazzi tra i 14 e i 17 anni che nei prossimi mesi consulteremo sui temi e sui diritti che riguardano la vita di bambini e adolescenti in Italia: dall’educazione all’affettività e alla prevenzione della violenza domestica, dall’ambiente ai processi migratori, dal digitale agli effetti della pandemia sui minorenni. A questi si aggiungeranno altri argomenti proposti dagli stessi ragazzi. Il loro apporto è prezioso perché rappresenta un importante esperimento di partecipazione, che vorremmo riprodurre su scala nazionale. Attualmente i ragazzi stanno affrontando il tema della scuola e della didattica a distanza”.

Il suo incarico durerà quattro anni. Quali obiettivi si pone?
“Il mio incarico ha avuto inizio nel pieno di un’emergenza sanitaria senza precedenti in questo secolo. Per questo le azioni dell’Autorità non possono prescindere dall’impatto che la pandemia ha avuto su bambini e ragazzi. Ci sono seri segnali di allarme per benessere psichico, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni. Illustrando le linee programmatiche in Bicamerale infanzia ho indicato numerosi ambiti di intervento: benessere, istruzione e socialità dei più giovani. Tra i temi prioritari che intendo affrontare durante il mio incarico anche la questione affidi e l’istituzione di una banca dati nazionale sui minori fuori famiglia e di quella sul fenomeno della violenza ai danni dell’infanzia. Un’attenzione particolare sarà riservata inoltre all’ambiente digitale, divenuto sempre più centrale nella vita quotidiana, a proposito di dignità, riservatezza e sicurezza online. Proseguirà anche il progetto sui Gruppi di parola, a favore dei figli di separati e divorziati e per la formazione di quanti lavorano a contatto con le persone di minore età”.

Scuole chiuse in zona rossa: ha condiviso la scelta fatta inizialmente dal Governo Draghi? O condivide di più quella fatta successivamente e che prevede dopo Pasqua la riapertura di asili e elementari?
“Ho scritto al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi per chiedere, assieme ai garanti regionali e delle province autonome, il rientro in classe degli studenti anche in caso di zona rossa. Il rientro per i nidi, le scuole dell’infanzia e per la Primaria deve essere previsto in tutto il territorio e nelle zone gialle deve essere assicurata la didattica in presenza per tutte le secondarie di primo e secondo grado ove siano disponibili o reperibili spazi che consentano il rispetto delle misure di sicurezza. In quelle arancioni e rosse, invece, gli studenti delle prime e seconde classi, sia delle medie che delle superiori, devono poter seguire le lezioni in aula. Ritengo poi che sia necessario fare in modo che anche i ragazzi delle terze medie e degli ultimi tre anni delle superiori possano frequentare la scuola in presenza e, nelle zone in cui questo non è possibile per mancanza di spazi adeguati a garantire la sicurezza, bisogna far sì che la didattica prosegua in forma integrata, vale a dire a rotazione con una parte della classe in presenza e un’altra a distanza. Un altro aspetto che mi preme sottolineare è quello della necessità che le scuole favoriscano la presenza in aula di bambini con disabilità insieme ad altri compagni a sviluppo tipico, per promuoverne l’inclusione.”

Magistrato dal 1986, l’impegno di Carla Garlatti a tutela della famiglia e dell’adolescenza

Nata a Udine nel 1957, Carla Garlatti è magistrato dal 1986. Ha ricoperto il ruolo di presidente del Tribunale per i Minorenni di Trieste e anche quello di giudice nei Tribunali di Udine, Milano, Venezia e Padova, di consigliere presso la Corte d’appello di Venezia e di magistrato addetto all’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia dal 2011 al 2016.
Nel 2011 ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della Commissione di esami per l’Iscrizione all’Albo dei Revisori contabili.
Dal 2011al 2016 è stata componente della Commissione, presieduta dal Professor Cesare Massimo Bianca, istituita (con DM 9 marzo 2012) presso il Dipartimento per le Politiche della Famiglia “per lo studio e l’approfondimento di questioni giuridiche afferenti la famiglia, l’elaborazione di proposte di modifica alla relativa disciplina e per fornire supporto tecnico scientifico ai fini della conclusione dell’iter di approvazione del disegno di legge recante disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali e dell’elaborazione degli schemi di decreti legislativi delegati”.
Tra le sue più importanti pubblicazioni, ricordiamo:
-“Diritti dei figli nati fuori del matrimonio non riconoscibili” in “Filiazione, commento al decreto attuativo” a cura di M. Bianca Giuffrè 2014.
-“Orfani speciali” di A.C. Baldry (capito 3 “aspetti legali”), Franco Angeli editore, 2017; Seconda edizione 2018 aggiornata con la legge 11 gennaio 2018 n. 4.

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